Putin allarma la Nato: «Prepara un test nucleare». Il Pentagono: non c’è un rischio imminente

Biden invia armi per altri 650 milioni. Il Cremlino: più vicino il conflitto diretto

Putin allarma la Nato: «Prepara un test nucleare». Il Pentagono: non c è un rischio imminente
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 00:12

«Putin si sente con le spalle al muro e può essere pericoloso e sconsiderato» dice in una intervista alla Cbs il direttore della Cia, Bill Burns. A Kiev il consiglio comunale sta preparando pillole di iodio nei centri di evacuazione, da distribuire ai cittadini in caso di attacco nucleare. La Nato, secondo un articolo del Times, ha diffuso una informativa di intelligence in cui avverte: il Cremlino sta preparando una dimostrazione di forza, con esercitazioni o vere e proprie azioni che prevedono l’uso di armi tattiche nucleari.

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SCENARI
Già si è parlato del sommergibile Belgorod con i siluri Poseidon nel mar Artico, ma c’è chi ipotizza che il ricorso ad ordigni atomici avverrà sul mar Nero.

Non solo: sono circolate foto che mostrano lo spostamento di un treno del dodicesimo direttorato del Ministero della Difesa russo che, secondo un analista militare polacco, è «responsabile per le munizioni nucleari, il loro stoccaggio e il trasporto». Le immagini sono state geolocalizzate e in realtà non erano state scattate al confine, ma nel centro della Russia. Nella sostanza non cambia molto. La portavoce della Casa Bianca, ieri sera, ha spiegato che gli Usa non hanno ricevuto indicazioni secondo cui la Russia si starebbe preparando a utilizzare armi nucleari. Anche il Pentagono ha confermato che non ci sono segnali in questo senso. Ma l’escalation preoccupa. Putin con le spalle al muro è pericoloso, appunto. Ieri il presidente americano Biden ha parlato al telefono con il suo omologo americano Zelensky. E ha confermato che saranno inviati a Kiev aiuti per 625 milioni di dollari.

 

Significa nuove armi come i sistemi missilistici Himars che si stanno rivelando decisivi nelle vittorie ucraine. Durissima la reazione di Mosca riportata dall’agenzia Tass: «Il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina spinge la situazione più vicina al pericoloso punto di un confronto militare diretto tra Russia e Nato». Queste parole sono attribuite al vicedirettore del dipartimento per la non proliferazione e il controllo delle armi del ministero degli Esteri di Mosca, Konstantin Vorontsov. E già appare paradossale che parli il responsabile di un dipartimento con quel nome, visto che da mesi la Russia sta bombardando l’Ucraina, causando decine di migliaia di vittime e distruzione e all’orizzonte appare lo spettro dell’uso di armi nucleari ordinato da Putin. Il Cremlino non ha commentato questa ultima ipotesi. Il portavoce Dmitry Peskov ha detto: «Non vogliamo prendere parte alla retorica nucleare dei media e dei politici occidentali». Peccato che a sostenere l’utilizzo delle armi di quel tipo sia stato uno degli alleati più fedeli (e spregiudicati) di Putin, il leader ceceno Ramzan Kadyrov («Una reazione emotiva» lo ha giustificato l’altro giorno lo stesso Peskov). Proprio ieri la Nato ha ricevuto la richiesta ufficiale di adesione dell’Ucraina.


I test nucleari o l’uso effettivo di armi di quel tipo hanno comunque delle controindicazioni per lo Zar: amplierebbero le distanze da Cina e India e aumenterebbero il suo isolamento come ha dimostrato il fatto che quasi nessun Paese ha riconosciuto l’annessione dei quattro territori ucraini (ad eccezione della Corea del Nord). Non solo: lanciare missili nucleari oltre il confine ucraino, in caso di errore, rischia di coinvolgere città russe. E in caso di radiazioni, nulla esclude che non possano raggiungere anche la Russia, soprattutto se si considerano Donbass, Kherson e Zaporizhzia territori della federazione.


RISPOSTA
L’arsenale di Mosca dovrebbe contenere circa 2.000 bombe nucleari tattiche (meno potenti delle bombe atomiche usate nella seconda guerra mondiale), ma molte sono considerate vetuste. Preoccupa però la testata atomica dei missili Iskander, che ha una potenza pari a un terzo della bomba di Hiroshima. La Nato risponderà se Putin, sempre più scollegato dalla razionalità, decidesse questo tipo di azione. Ne ha parlato l’altro giorno l’ex capo della Cia, David Petraeus, che ha tracciato una possibile risposta dell’alleanza atlantica senza comunque ricorrere ad armi nucleari: «Elimineremmo ogni forza convenzionale russa sul campo di battaglia in Ucraina, ma anche in Crimea; colpiremmo ogni nave sul Mar Nero. Ma non sarà nucleare contro nucleare».
 

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