Putin e il mandato d'arresto della Corte internazionale: cosa rischia lo zar e cosa può succedere ora

La Russia non ha mai ratificato lo Statuto costitutivo della Cpi. Ma il leader russo potrebbe lo stesso finire in manette...

Putin e il mandato d'arresto della Corte internazionale: cosa rischia lo zar e cosa può succedere ora
di Gianluca Cordella
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Venerdì 17 Marzo 2023, 18:11 - Ultimo aggiornamento: 18:17

L'accusa è pesantissima: deportazione illegale di bambini ucraini in Russia. Ma le conseguenze, a responsabilità accertate, molto difficilmente potranno essere direttamente proporzionali. La Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto internazionale contro Vladimir Putin, un macigno per lo zar. Ma c'è un grosso problema di fondo: Ucraina e Russia non riconoscono il Tribunale.

Lo Statuto di Roma

Per comprendere al meglio bisogna partire dalla costituzione stessa della Cpi, che non è un organo dell'Onu e non va confusa con la Corte internazionale di giustizia. La Corte penale internazionale ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati, dunque può intervenire se e solo se gli Stati non possono (o non vogliono) agire per punire crimini internazionali. Il problema è che, affinché ciò avvenga, è necessario che gli Stati in questione ne abbiano riconosciuto l'atto costitutivo. E qui serve un passo indietro. Lo Statuto di Roma, costitutivo della Cpi, ha visto l'adesione di 123 Paesi, con altri 32 che hanno firmato lo Statuto stesso ma non hanno mai ratificato il trattato. Fra questi anche la Russia e gli Stati Uniti.

E poi c'è il caso dell'Ucraina stessa che ha sottosctitto lo Statuto ma non ha mai ultimato le procedure di ratifica per difficoltà interne di ordine costituzionale.

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Circostanza questa che da Mosca è stata sottolineata immediatamente. «La Russia non è parte dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale e non ha obblighi sulla base di questo», si è affrettata a chiarire su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. «La Russia – ha spiegato - non coopera con questo organismo e gli eventuali ordini d'arresto da parte della Cpi sono per noi privi di base legale». Posizione ripresa poco dopo dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha bollato come «inaccettabile» il mandato d'arresto. «Non riconosciamo la giurisdizione della Corte e ogni sua decisione è per noi priva di base legale».

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Da Kiev non la pensano allo stesso modo e parlano di «decisione storica», destinata a segnare «l'inizio della fine per la Russia». L'ovvio gioco della comunicazione. Ma un dato, sottolineato da tutti gli uomini dell'entourage di Zelensky che hanno preso la parola, è incontrovertibile. Questo provvedimento è un ulteriore colpo di piccone alla stabilità di Putin, la cui immagine pubblica a livello internazionale è ormai più che offuscata.

Cosa rischia lo Zar

Mosca non riconosce la Cpi, come detto. Ciò non toglie che qualche rischio per Putin ci sia. Qualora lo zar dovesse lasciare la Russia per visitare uno degli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, potrebbe essere arrestato e consegnato alla Corte penale internazionale. Uno scenario che, però, proprio alla luce dei rapporti internazionali logorati dall'aggressione all'Ucraina, appare al momento poco probabile.

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