Putin e le armi nucleari: cosa prevede la dottrina russa (che spaventa l'Occidente)

Sei pagine, 25 punti nero su bianco, in calce la firma di Vladimir Putin. Avvolta per decenni nell'ombra della Guerra Fredda, dal 2020 la dottrina della deterrenza nucleare di Mosca è contenuta in un decreto presidenziale

Putin e le armi nucleari: cosa prevede la dottrina russa (che spaventa l'Occidente)
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Sabato 17 Settembre 2022, 16:05

La Russia può davvero usare armi nucleari nel conflitto in Ucraina? Una risposta è arrivata - indirettamente - dal portavoce del Cremlino Peskov che ha replicato al presidente americano Joe Biden: «Legga la dottrina, è tutto scritto lì», ha detto a un cronista. Ma cosa prevede la dottrina di Mosca? Le armi nucleari tattiche potrebbero essere utilizzate in caso di aggressione contro la Federazione Russa che metta a repentaglio «l'esistenza» ma anche «la sovranità e l'integrità territoriale dello Stato».

Cosa prevede la dottrina russa sulle armi nucleari

Un'aggressione contro la Federazione Russa, anche con armi convenzionali, che metta a repentaglio «l'esistenza stessa dello Stato». Sei pagine, 25 punti nero su bianco, in calce la firma di Vladimir Putin. Avvolta per decenni nell'ombra della Guerra Fredda, dal 2020 la dottrina della deterrenza nucleare di Mosca è contenuta in un decreto presidenziale che ne certifica limiti e condizioni d'intervento, ampliando il novero delle circostanze in cui può essere impiegata.

La politica russa, spiega il testo, si configura come difensiva, con l'obiettivo di mantenere il potenziale nucleare nel mondo a un livello sufficiente per esercitare la deterrenza. Ma questo primo documento pubblico - le versioni precedenti sono sempre rimaste classificate - va oltre, sottolineando che la linea rossa non è solo «l'esistenza», ma anche «la sovranità e l'integrità territoriale dello Stato».

Alle armi nucleari «tattiche» - con un potenziale distruttivo e una gittata ridotti rispetto a quelle tradizionali, definite «strategiche» - Mosca si riserva quindi di ricorrere nel campo di battaglia anche se dovesse avvertire una minaccia periferica e limitata alle sue frontiere. Tra i principali pericoli che potrebbero giustificare l'uso della deterrenza, dice il testo, c'è il dispiegamento da parte di Stati potenzialmente avversari di difese antimissile, missili balistici o cruise a corto e medio raggio, armi ipersoniche e ad alta precisione convenzionali, armi a energia diretta e droni d'assalto. Un quadro che ora qualcuno, a Mosca, potrebbe essere tentato di applicare alla situazione in Ucraina, facendo ricorso all'enorme arsenale nucleare, che dopo il caos seguito alla caduta dell'Unione Sovietica nell'ultimo ventennio è stato modernizzato. Il Bulletin of the Atomic Scientists parla per esempio di 4.477 testate nucleari a disposizione, di cui 1.588 pronte all'uso e montate su basi di lancio da terra, lanciamissili sottomarini e cacciabombardieri.

 

Il bottone di Putin

L'unico dito sul bottone resta in ogni caso quello di Putin. L'articolo 18 dei "Principi base della politica statale della Federazione Russa in materia di deterrenza nucleare" stabilisce che la decisione sul suo impiego spetta solo al capo dello Stato, sulla base di una personale valutazione delle eventuali minacce. E le parole al riguardo del presidente russo, che pochi giorni dopo l'inizio della guerra ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare «in risposta alle dichiarazioni aggressive dell'Occidente», non sono certo apparse rassicuranti. Come quando, rivolgendosi agli occidentali che sostengono Kiev, ha evocato «conseguenze che non avete mai affrontato nella vostra storia».

Le minacce di «un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o ad armi atomiche a basso potenziale», del resto, sono state ritenute credibili anche dalla Cia, che già qualche mese fa aveva assicurato di non prenderle «alla leggera», vista anche «la potenziale disperazione del presidente Vladimir Putin e della leadership russa». Oltre alla dottrina, è insomma l'avvertimento degli 007 americani, ci sono sempre gli uomini e le loro scelte.

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