Proteste Iran, dilaga la rabbia: in fiamme la casa di Khomeini, simbolo della rivoluzione islamica

A fuoco anche uno dei simboli più importanti del regime

Proteste Iran, dilaga la rabbia: in fiamme la casa di Khoemini simbolo della rivoluzione islamica
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Venerdì 18 Novembre 2022, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 17:09

Crolla sotto le fiamme il simbolo della Rivoluzione islamica. La scorsa notte decine di manifestanti hanno dato fuoco la casa natale di Ruhollah Khomeini, prima Guida suprema dell'Iran. Nel 1979, Khoemeini era rientrato dall'esilio in Francia mettendosi a capo della rivoluzione che avrebbe in poco tempo rovesciato la monarchia dello Shah di Persia e instaurare il regime degli ayatollah, ormai al potere da oltre 40 anni.  ancora in piedi da oltre 40 anni ma scosso dalle proteste di piazza degli ultimi mesi.

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La casa da circa 30 anni oltre a essere un manifesto del regome era anche diventato un importante museo della Rivoluzione islamica. Sui social sono stati condivisi i video in cui la folla antigovernativa appicca il rogo alla casa dell'ex guida suprema morta nel 1989. Le rivolte in Iran sono ormai fuori controllo, dopo la morte di Mahsa Amini, la ventenne che ha perso la vita il 16 settembre a Teheran dopo l'arresto perché non portava correttamente il velo.

Un episodio che ha innescato un sentimento di rivalsa nei confronti del regime come mai si era visto prima d'ora e che potrebbe portare a una svolta storica nella gestione del potere politco e sociale iraniano.

Tra l'altro in questo periodo dell'anno ricorre il terzo anniversario delle rivolte del 2019. Per questo motivo le manifestazioni sono diventate anche un'occasione per ricordare gli oltre 1.500 civili uccisi dalla violenza delle forze di polizia. 

Da quando le dimostrazioni sono iniziate due mesi fa, in Iran hanno già perso la vita almeno 381 persone tra questi 50 minorenni e 58 membri delle forze di sicurezza. Gli arrestati sono oltre 1.600 e per almeno 5 di loro sono già state emesse condanne a morte. La piazza contesta direttamente il regime degli ayatollah e spesso negli slogan dei manifestanti viene definito «dittatore» l'attuale Guida suprema Ali Khamenei, designato dallo stesso Khomeini come successore poco prima di morire nel 1989. Il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi ha parlato di una «guerra mediatica» in corso per colpire l'Iran, definendo «organizzazioni terroriste» i media in lingua persiana dei dissidenti iraniani all'estero. Da riportare che nel Paese l'accesso a internet subisce forti limitazioni dal almeno un mese.

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