Cuba in rivolta per la crisi economica: «Basta con la dittatura». Altolà di Mosca agli Usa

Cuba in rivolta, migliaia in piazza nella più grande manifestazione da 60 anni: «Abbasso la dittatura»
di Alfredo Spalla
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Lunedì 12 Luglio 2021, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 23:05

Per il presidente statunitense Joe Biden le manifestazioni dei cubani rappresentano «una chiara richiesta di libertà», per quello cubano, Miguel Diaz Canel, si tratta di una manovra americana per «asfissiare» e «destabilizzare» l'Isola. Le ragioni che hanno scatenato le proteste di questi giorni a Cuba, ma anche nelle colonie cubane negli Usa (vedi Miami), sono molteplici, ma neppure questa volta sfuggono all'inevitabile dualismo che contrappone Washington a L'Avana e che indirettamente chiama in causa anche Mosca, che subito chiede che non vi siano «interferenze dall'estero» negli affari interni del Paese. Prima delle letture politiche vengono però i fatti di questi giorni: un'ondata di proteste inusuale e inattesa è iniziata domenica in varie città.

Cuba, manifestazione e disordini

 

Una reazione che non si vedeva dal 1994 e che difficilmente si ritrova nella storia recente del Paese.

In queste ore, migliaia di cittadini sono scesi in piazza per manifestare il loro disagio sulla situazione economica e sociale. Hanno chiesto soluzioni immediate per le continue interruzioni di energia, sempre più frequenti, e sulla disponibilità di vaccini e medicine, oltre a maggiori libertà personali.

Cuba in rivolta, migliaia in piazza nella più grande manifestazione da 60 anni: «Abbasso la dittatura»

I DISORDINI Le proteste, secondo quanto ricostruito dai media internazionali, sono partite dal piccolo centro di San Antonio de los Baños, un municipio non lontano da L'Avana, arrivando poi alla capitale e nelle città più grandi come Santiago, Santa Clara, Matanzas, Cienfuegos e Holguín, ma anche nelle cittadine più piccole come Palma Soriano, Cárdenas, Colón, Guira de Melena e Artemisa.

In alcuni casi, come nella capitale, si sono riscontrati disordini con macchine ribaltate, manganellate contro i manifestanti da parte della polizia, uso di spray al peperoncino, saccheggi, blocchi e arresti. Il dissenso non si è però fermato ai confini nazionali e, ricalcando la presenza di molti esuli cubani, ha trovato terreno fertile anche in altre città. Un discorso a parte merita Miami, e Little Havana nello specifico, da sempre considerata un punto di riferimento per i dissidenti costretti ad abbandonare l'Isola. All'ondata di proteste sono quindi seguite le posizioni nazionali e internazionali. Diaz-Canel - colui che nell'aprile del 2018 è stato scelto dal parlamento unicamerale per guidare Cuba nel futuro dopo circa 60 anni di castrismo - ha scelto di rispondere in toni rivoluzionari. Un messaggio indiretto a coloro che in piazza chiedevano «libertà» e urlavano «abbasso la dittatura».

 

LE POSIZIONI Il presidente si è appellato «a tutti i rivoluzionari del Paese, a tutti i comunisti, affinché scendano in strada per rispondere alle provocazioni», istigate da persone «vendute» agli Usa. Diaz-Canel, insieme ad alcuni membri del partito, ha visitato la città da cui sono partite le proteste. A San Antonio de los Baños è stata anche disposta la presenza di militari. È ovviamente di tutt'altro tono il messaggio diffuso dalla Casa Bianca. «Siamo con il popolo cubano», si legge in una nota diffusa da Washington in cui si parla di «una chiara richiesta di libertà» nata davanti «alla tragica morsa della pandemia» e alle repressioni del «regime autoritario cubano». Gli Usa chiedono, inoltre, di rispettare il diritto di manifestare e di ascoltare le richieste che provengono dalle strade. Per la Russia, come detto, si è nel campo dell'«interferenza esterna». Per comprendere le possibili ragioni della protesta è bene osservare alcuni dati sulla situazione cubana. L'Isola, che nei mesi scorsi aveva ricevuto un plauso dall'Oms per la gestione della pandemia da Covid-19, ha registrato in questi giorni nuovi record di contagi: quasi 7.000 e più di 47 morti in 24 ore, a fronte dei circa 1.600 decessi totali. Cuba è alle prese con la produzione del vaccino nazionale chiamato Soberana 2 che nei test preliminari ha mostrato un'efficacia del 62%. Il Pil si è invece contratto dell'11% nell'ultimo anno (dati World Bank) e molti cubani hanno risentito sia della flessione del turismo che di quella legata alle rimesse dei connazionali all'estero.

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