Polexit, Varsavia sfida l'Europa sullo "stato di diritto": la minaccia è l'uscita dall'Unione

La frattura tra Varsavia e Bruxelles mette a rischio la permanenza della Polonia nell'Unione Europea

Polexit, Varsavia sfida l'Europa sullo "stato di diritto": la minaccia è l'uscita dall'Unione
di Mario Landi
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Venerdì 8 Ottobre 2021, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 01:16

Un caso europeo ma anche una nuova miccia nello scontro politico in Italia. La sentenza con cui la Corte Costituzionale polacca ha sferrato un attacco frontale al primato dei Trattati Ue sulle leggi nazionali innesca l'ira di Bruxelles e di quasi tutte le forze europeiste del vecchio continente. «Useremo tutti i poteri che abbiamo per assicurare il primato dei nostri Trattati», avverte la presidente della commissione Ursula von der Leyen. E in Italia il caso polacco accende lo scontro tra Pd-M5 e Fdi e spacca la maggioranza, allargando la frattura - sui temi europei - tra Lega e Forza Italia.

Polonia, la sentenza della Corte costituzionale di Varsavia

La sentenza della Corte costituzionale di Varsavia afferma che due articoli (1 e 19) dei Trattati europei non sono compatibili con la Costituzione polacca.

Le implicazioni giuridiche, se la sentenza fosse pubblicata in Gazzetta Ufficiale, potrebbero essere molteplici. E la reazione dell'Ue non si fa attendere. «Siamo profondamente preoccupati, analizzeremo rapidamente i passi che prenderemo», sottolinea prima von der Leyen e poi il commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders, che parla di volontà «di proteggere i cittadini polacchi». A fianco dell'Ue si schierano nettamente Italia, Francia e Germania. Il rebus tuttavia è complesso perché la sentenza polacca va a inserirsi in un rapporto già ai minimi termini tra Ue e Varsavia per il nodo dello Stato di diritto. E potrebbe complicare non poco il via libera dell'Ue al Recovery polacco. Anzi c'è chi a Bruxelles interpreta la sentenza come un modo, da parte di Varsavia, di alzare la posta nella trattativa sul Recovery osservando due elementi: la sentenza non è stata pubblicata ancora in Gazzetta Ufficiale e il governo polacco, se da un lato ha appoggiato la Corte, dall'altro, con il premier Mateusz Morawiecki, ha allontanato lo spettro della Polexit assicurando il suo posto «nella famiglia europea».

Le conseguenze sul Recovery

E in merito a possibili conseguenze della sentenza sul negoziato sul Recovery anche l'Ue è prudente: «prima di pensare a qualsiasi azione dobbiamo studiare le motivazioni della Corte costituzionale», spiega Reynders ribadendo più ai cronisti come il caso sia «giuridico» e non «politico». In Italia, invece, il caso polacco è tutto politico. Contro la sentenza della Corte si scagliano, nettamente, sia Enrico Letta («il sovranismo europeo va combattuto») che Giuseppe Conte («è un precedente grave, rischia di minare la struttura dell'Ue»). All'estremo opposto, ecco Meloni. «La Costituzione viene prima delle norme Ue, non si sta in Europa in ginocchio come vuole la sinistra», attacca la leader di Fdi ricordando a Letta che una sentenza simile, sul tema del Quantitative Easing, sia arrivata anche dalla Corte Costituzionale di Karlsruhe (in quel caso, però, il governo tedesco non la sostenne e comunque arrivò la procedura di infrazione dell'Ue). «Ma secondo quale principio una sentenza è meno grave di un'altra? Il mainstream europeo ha una strana concezione della giurisprudenza», si affianca il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Raffaele Fitto. 

E la Lega? Matteo Salvini, pronto a schierarsi con i Paesi che in queste ore hanno chiesto fondi all'Ue per costruire barriere anti-migranti, sul caso polacco resta in silenzio. A dare la linea per il partito a favore di Varsavia sono gli europarlamentari Antonio Maria Rinaldi e Marco Zanni: «L'integrazione europea si raggiunge attraverso la cooperazione tra Paesi, non con forzature o ricatti, che non aiutano e servono solo ad alimentare lo scontro», scandiscono. «Ô bene ricordare che sono le Costituzioni nazionali a legittimare l'esistenza dell'Unione Europea e del suo diritto e non può essere il contrario». Sulla stessa linea anche il 'falcò Claudio Borghi, che si rivolge anche «agli amici di Fi» per ricordare loro come fosse nel programma del centrodestra il «sacrosanto» diritto del primato delle leggi nazionali su quelle Ue. E, dopo ore di silenzio, anche FI si esprime: «il governo polacco ha torto: non è una questione di destra o sinistra ma di diritto, di principio, di rispetto dei Trattati», sottolinea il coordinatore nazionale Antonio Tajani sottolineando, di fatto, il profondo legame tra gli azzurri e le posizioni del Ppe. Già, perché il caso polacco infiamma anche l'Europarlamento. Il presidente David Sassoli promette «inflessibilità» nei confronti di chi viola i trattati, il gruppo S&D chiede alla commissione di attivare le condizionalità sullo stato di diritto. Renew va oltre e chiede la sospensione del Pnrr polacco.

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