Caos in Perù, dove centinaia di turisti stranieri, tra i quali alcune decine di italiani, sono bloccati da martedì nell'area turistica del Machu Picchu, dopo che il servizio ferroviario è stato sospeso per le violente proteste legate alla destituzione e l'arresto dell'ex presidente Pedro Castillo che hanno provocato finora nove vittime in tutto il Paese. Sono circa 800 i turisti bloccati nell'area di Machu Picchu secondo dati forniti dalle autorità municipali. Fonti diplomatiche italiane hanno detto all'ANSA di avere notizia di varie decine di cittadini italiani presenti nel Paese, e che si stimano tra 30 e 40 le persone che transitavano in questi giorni nella regione di Cusco e Machu Picchu e che sono rimaste bloccate nella zona. Tra loro anche le quattro ragazze bloccate da martedì a Checacupe, nell'area di Cusco, considerata una delle zone più calde della protesta.
La situazione dei turisti è complicata anche dalla chiusura provvisoria dell'aeroporto internazionale di Cusco, ordinata martedì dalle autorità a causa dei persistenti disordini nell'area dello scalo. Sul fronte delle proteste intanto è da segnalare che un manifestante è morto nella regione settentrionale di La Libertad. Si tratta di 51enne travolto da un camion che procedeva a forte velocità su un tratto di strada provinciale liberato per due ore da un blocco realizzato da abitanti della zona. Sul fronte politico e giudiziario, un plenum del Parlamento ha discusso sull'anticipo delle elezioni generali, mentre un tribunale per le indagini preliminari esaminerà una richiesta della Procura generale di mantenere l'ex presidente Pedro Castillo in custodia cautelare per 18 mesi.
L'ex presidente Castillo ha chiesto da parte sua l'intervento della Commissione interamericana dei diritti dell'uomo (Iachr) e dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa) contro l'ipotesi che un tribunale accetti nei suoi confronti la richiesta di custodia cautelare di 18 mesi. In una missiva diffusa via Twitter, Castillo ha sostenuto che «l'abuso, l'umiliazione e il maltrattamento continuano. Oggi tornano a minacciare la mia libertà con una richiesta di 18 mesi di custodia cautelare». Di qui l'appello «alla Commissione interamericana per i diritti umani di intercedere per i miei diritti e per quelli dei miei fratelli peruviani che chiedono giustizia».
Perù, proteste per il presidente destituito