Peng Shuai, dov'è la tennista scomparsa? Il giallo delle ultime foto su Twitter: è un depistaggio?

Il mistero della sorte della tennista cinese dopo l'accusa di stupro all'ex vicepremier Gaoli. La Wta pronta a fermare i tornei di tennis in Cina

Peng Shuai, dov'è la tennista scomparsa? Il giallo delle ultime foto su Twitter: è un depistaggio?
di Erminia Voccia
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Sabato 20 Novembre 2021, 06:58 - Ultimo aggiornamento: 10:09

Adesso le pressioni esercitate sulle autorità cinesi per il caso più grave di #MeToo della Repubblica Popolare arrivano anche dalle Nazioni Unite. L'Onu ha chiesto un'indagine trasparente in merito alle pesanti accuse di violenza sessuale rivolte dalla campionessa del tennis Peng Shuai all'ex vice premier cinese Zhang Gaoli, ora in pensione. E la Casa Bianca si è detta «molto preoccupata» per la sorte dela star del doppio femminile, che non appare in pubblico dal 2 novembre. Quel giorno, con amarezza e completamente disarmata, aveva raccontato a tutti dello stupro subito da giovanissima, dal quale sarebbe nato un rapporto complicato, e di quello avvenuto a Pechino nel 2018 nella casa d'avorio di uno dei 7 uomini più importanti della Cina. La Women's Tennis Association (Wta), l'associazione che riunisce le professioniste di tutto il mondo, è intanto pronta a fermare qualsiasi torneo in programma nel territorio cinese se non sarà fatta chiarezza. Lo ha detto senza esitazione l'amministratore delegato della Wta, Steve Simon, in un'intervista rilasciata alla Cnn.

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LA MAIL
Simon non ha timore di mettere in discussione lo svolgimento di tutti gli eventi sportivi in programma in Cina dal 2022 al 2030, accordi dal valore di centinaia di milioni di dollari.

Inoltre, ha detto di non credere all'affidabilità di una mail a lui indirizzata nella quale Peng scrive di star bene, fa marcia indietro sulle accuse di violenza e chiede proprio alla Wta di non intromettersi nella faccenda. La mail sarebbe una frode, architettata dalle autorità cinesi in maniera neanche troppo sofisticata. «Mi viene difficile pensare che Peng abbia davvero scritto quella email che ho ricevuto o che quel testo possa essere attribuito a lei», ha dichiarato il capo della Wta. Non solo. Ieri sarebbe apparsa su Wechat una foto postata dalla tennista, con la frase «buon weekend». Un altro tentativo di depistaggio?


LA RELAZIONE
In un post su Weibo, il Twitter cinese, la tennista aveva descritto la relazione consensuale e segreta andata avanti a singhiozzo a causa del prestigio della carica politica del funzionario del Pcc e dell'esposizione mediatica che essa comportava. La donna, ora 35enne, sarebbe stata l'amante di Zhang Gaoli, il quale per non incorrere in azioni disciplinari sarebbe stato attentissimo a non produrre alcuna testimonianza dello scandalo. Una volta promosso membro del Comitato Permanente del Politburo, avrebbe smesso di incontrate e sentire l'atleta. Ma dopo l'addio alla politica, 3 anni fa l'avrebbe forzata ad avere un altro rapporto sessuale con lui. Di quel post resta solo lo screenshot che qualche utente ha salvato dalla rimozione forzata operata in maniera tempestiva dalla censura cinese. Il governo di Pechino non è riuscito tuttavia a impedire che la storia della tennista si trasformasse in un caso internazionale dall'eco vastissima.


L'impressione è che la Cina stia provando a soffocare la voce di una donna coraggiosa descritta in passato dai media locali come «una brezza fresca nel panorama del tennis femminile». «Sarà per sempre la nostra principessa», proseguiva l'articolo del 2013 del Quotidiano del Popolo. Peng forse lo è stata fino a quando ha tenuto la bocca chiusa. Quel «fiore dorato» ha rappresentato la Cina ai Giochi Olimpici per 3 volte: a Rio nel 2016, a Londra nel 2012 e proprio a Pechino nel 2008. Ma la sua sparizione non è una buona pubblicità per i prossimi Giochi invernali che si terranno nella capitale cinese tra pochi mesi. Il presidente statunitense, Joe Biden, stava già pensando di boicottarli a causa delle violazioni dei diritti umani perpetrate in Tibet e ai danni degli uiguri dello Xinjiang. Contestato anche l'atteggiamento del Cio, già criticato per essere stato troppo accondiscendente verso Pechino. Il Comitato Olimpico Internazionale non si è espresso: «L'esperienza dimostra che la diplomazia silenziosa è il modo migliore per trovare una soluzione in casi come questo. Ecco perché, in questo frangente, il Cio non intende commentare».
 

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