«Aspettavamo da tempo, speriamo ora che i procuratori non si fermino perchè c'erano molte altre persone coinvolte», ha commentato l'avvocato David Boies, che rappresenta due delle principali accusatrici. Epstein diventa così l'ultimo personaggio in ordine di tempo nel mirino del movimento #Metoo. Ma lo schema è lo stesso scoperto nel 2007 dalla magistratura della Florida, quando il miliardario trasportava minorenni sul suo jet privato per molestarle nelle sue residenze di lusso, dalle Virgin Islands al ranch a Stanley, New Mexico. In quell'occasione però Epstein riuscì a patteggiare segretamente solo 13 mesi di carcere (trascorsi in condizioni privilegiate) nonostante fosse accusato di aver abusato sessualmente oltre 30 minorenni: si dichiarò colpevole solo di due accuse statali per prostituzione, fu registrato come 'sex offender', risarcì le vittime identificate dall'Fbi ma evitò un ben più rischioso processo federale, ottenendo l'immunità per sè e i suoi complici. Questo grazie all'allora attorney Alex Acosta, attuale ministro del lavoro dell'amministrazione Trump. Ma in febbraio un giudice federale della Florida ha stabilito che quel patteggiamento era illegale in quanto le vittime non furono informate, mettendo in imbarazzo il governo Trump.
E nei giorni scorsi una corte d'appello federale ha deciso che siano desecretati i documenti con i nomi delle persone coinvolte, scrivendo che il diritto dell'opinione pubblica all'informazione prevale sulla privacy di certi individui, «compresi numerosi eminenti politici americani, potenti manager, presidenti stranieri, un primo ministro ben noto ed altri leader stranieri».
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