Israele, parla il capo del Mossad: «Oggi è possibile una pace mondiale. Ma sulla Siria non arretriamo»

Il capo del Mossad, Yossi Cohen, con il premier israeliano Netanyahu
di Gianluca Perino
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Martedì 2 Luglio 2019, 12:44
I capi del Mossad, i servizi segreti israeliani, di solito non parlano. Ma questa volta Yossi Cohen ha voluto fare uno strappo alla regola. Così si è presentato alla Conferenza sulla sicurezza di Herzliya, e dal palco ha analizzato gli equilibri mondiali con lo sguardo privilegiato di chi conosce e vede quello che altri spesso nemmeno immaginano. Secondo Cohen, in questo momento storico «esiste la rara opportunità di raggiungere un’intesa su base regionale» che porterebbe come immediata conseguenza a «un accordo di pace globale». Un’operazione ritenuta possibile perché oggi «abbiamo interessi comuni e avversari comuni, una condizione che apre una finestra irripetibile. E il ruolo del Mossad può essere fondamentale». Inevitabilmente il ragionamento del numero uno dei “servizi” di Gerusalemme vede al centro Stati Uniti e Iran, quest’ultimo considerato il pericolo numero uno dallo Stato ebraico. «Esiste un vasto numero di paesi che riconoscono Israele - ha spiegato il 57enne - che accettano la nostra esistenza e con i quali manteniamo relazioni di cooperazione e rispetto reciproco. Ma abbiamo interessi condivisi e canali di comunicazione aperti anche con altri. Sono in molti a non essere disposti a tollerare che Israele sia considerato come obiettivo principale dell’odio».

IL CASO DELLA PETROLIERA
Secondo Cohen l'Iran è responsabile degli attacchi del mese scorso a due petroliere nel Golfo di Oman.  «Il dibattito su chi sia il responsabile dell’attacco è vitale», ha detto, «e posso dirvi con certezza, sulla base delle migliori fonti israeliane e occidentali, che c'è decisamente l'Iran dietro questi attacchi. In questo modo - ha proseguito - vogliono dimostrare al mondo che non hanno paura di un’escalation  e che se le sanzioni non vengono rimosse o attenuate sono anche pronti a causare gravi danni al mercato petrolifero globale». Da parte sua, Teheran ha sempre contestato la ricostruzione dell’intelligence, sostenendo di non aver organizzato l’attacco nel Golfo.

IL TERRORISMO E LA SIRIA
Cohen ha anche affrontato l’emergenza terrorismo, denunciando il trasferimento di ingenti somme di denaro a organizzazioni estremiste islamiche con sede in Libano e Gaza. «L'Iran è il principale sponsor delle organizzazioni terroristiche in Libano e nella Striscia di Gaza. Secondo fonti di intelligence israeliane, negli ultimi due anni Teheran ha trasferito oltre 100 milioni di dollari a Hamas e alla Jihad islamica». Sul  fronte della Siria, il capo dello spionaggio ha confermato  che le «azioni visibili e quelle segrete che Israele ha preso nel corso degli ultimi quattro anni» hanno limitato il rafforzamento di Teheran nell’area. Il capo del Mossad ha anche avvertito che la pressione israeliana sulla Siria non diminuirà. Questo poche ore dopo che, secondo alcune fonti siriane, Israele (che non ha confermato) avrebbe colpito diversi obiettivi in tutta la Siria, compresa la capitale Damasco e la città centrale di Homs, uccidendo almeno 15 persone
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