Il colpevole era Georges, il sacrestano. Lo ha stabilito mercoledì il tribunale di Parigi: 18 mesi di carcere con la condizionale, sequestro delle sue nove auto, 80 mila euro di risarcimento per essersi liberamente servito per anni nell'obolo di Saint Germain des Près. E' stato Le Monde ieri a raccontare la vicenda che ha funestato la vita della parrocchia della celebre chiesa, epicentro del Quartiere Latino, idealmente situata tra il Quinto e Sesto arrondissement, davanti al Café de Flore e dei Deux Magots, frequentata da fedeli spesso facoltosi e da turisti facilmente inclini a lasciare un ricordo, anche in moneta o banconota.
È qui che si è svolto, a ottobre, il funerale di Juliette Greco. Tra l'acquisto di candele e ceri, le offerte durante la funzione o le donazioni libere, ogni giorno un tesoretto non trascurabile che toccava proprio al sacrestano contare ogni sera.
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SOPRA OGNI SOSPETTO
Eppure Georges C. 62 anni, pareva al di sopra di ogni sospetto. Era una figura storica della chiesa, arrivato dalla Siria alla fine degli anni '80, poi preso sotto l'ala dell'allora curato, che lo aveva assunto insieme a sua moglie: lui addetto a vegliare sul buon funzionamento delle cerimonie, a preparare la liturgia, a occuparsi dei fiori, dei ceri, delle campane, delle pulizie, e la signora a fare da perpetua ai preti, soprattutto in cucina. La coppia aveva un alloggio e uno stipendio di quasi 4mila euro al mese.
Davanti al giudice, Georges, licenziato in tronco nel novembre 2017, preso con le mani nel sacco dell'obolo, ha negato tutto.
Quando gli agenti lo fermarono, alla fine della sua operazione di contabilità, in tasca aveva 490 euro, di cui 320 in banconote con un segno verde. L'obolo probabilmente non era soltanto nella sua tasca: a casa sua la polizia ha scoperto altro denaro in contanti, sul suo conto versamenti per oltre 100mila euro soltanto nel 2017, e poi le chiavi di ben nove automobili intestate a lui, tra cui un'Audi cabrio, una Renault Espace, due roulotte. A questo punto la polizia passa al setaccio il suo patrimonio e quello della moglie: la coppia ha anche quattro appartamenti a Parigi, due in banlieue e gestisce quattro società, di cui una di prodotti petroliferi. Al giudice il sacrestano ha negato tutto. I 320 euro incriminati? «il parroco aveva messo mia moglie in part time dopo 17 anni di servizio e ho voluto vendicarmi di lui, è stata l'unica volta». Per il resto, nessun furto, soltanto «abilità». I soldi cash? Lavoretti da muratore. Le macchine e gli appartamenti: comprati all'asta. I mutui? Pagati con gli affitti.
Tchao Pantin. L’église Saint-Germain-des-Prés, son étrange sacristain et l’argent de la quête envolé https://t.co/fgawyzXqNf
via Le Monde— Patrick Sayer (@PSayer) March 26, 2021
ROTOLI DI BANCONOTE
Peccato che l'inchiesta abbia rivelato la sottoscrizione di un solo prestito. I rotoli di banconote trovati in casa: «facevo da banchiere ai senza tetto che frequentavano la chiesa». Una spiegazione anche per le società: «servivano ad aiutare degli amici o parenti del Kuwait che volevano investire in Francia».
Il fatto è che da quanto Georges non si occupa più della sacrestia né dell'obolo di Saint Germain des Près, i fedeli sono diventati improvvisamente più generosi: 80 mila euro in più di donazioni soltanto il primo anno dopo il suo licenziamento.
Ed è quella la somma che i preti, guidati dal parroco, padre Antoine de Folleville, hanno chiesto come danni: 75 mila come risarcimento degli ammanchi e 5mila di danni morali. In compenso hanno rinunciato a indagare sugli anni precedenti. Georges da parte sua ha detto di aver ritrovato lavoro. Non più in chiesa, ma in un distributore di benzina: è soddisfatto, guadagna 1260 euro al mese e sua moglie percepisce il sussidio di disoccupazione. Contento anche della sua mansione: sta alla cassa.