Parigi, muore il clochard italiano dei piccioni: ex commercialista, aveva dedicato la vita agli uccelli

Parigi, muore il clochard italiano dei piccioni: ex commercialista, aveva dedicato la vita agli uccelli
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 16 Gennaio 2022, 19:08

PARIGI Lo chiamavano tutti Monsieur Pigeon, signor Piccione, ma in realtà si chiamava Giuseppe. Giuseppe Belvedere. Bell’uomo, alto prima di piegarsi in due, («dovrei curarmi la schiena, ma chi vuole curare un barbone, anche se ha la tessera sanitaria?»), l’accento italiano, ricordo della Calabria natale, su un francese forbito, quarant’anni da commercialista prima di finire in una casa popolare e poi per strada, a dormire in una camionetta. Al Beaubourg, il quartiere nel cuore di Parigi dove sorge il centre Pompidou, lo conoscevano tutti, il barbone italiano: impossibile non vederlo, circondato dai piccioni, i “suoi” piccioni, li nutriva, li curava, andava a cercarli quando si nascondevano perché feriti, o moribondi.

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Lo fotografavano, molti gli volevano bene, tanti altri lo detestavano, lui e quegli uccelli «sporchi», «portatori di malattie». E poi provocava. Ma quando si era visto un barbone che parlava meglio di quei commercianti che disturbava? «In Calabria c’è stata la civiltà greca, cari signori, la civiltà non si ha per decreto, e nemmeno solo perché si ha la bomba atomica». 
I piccioni per lui erano un simbolo: di libertà, che tanto andava cercando da aver lasciato tutto, famiglia, i tre figli, la casa, ma anche di tolleranza: «I piccioni disturbano, gli uomini fanno le guerre per eliminare chi li disturba». «Quando stanno male si vanno a nascondere», aveva raccontato in un documentario che gli era stato dedicato. E così ha fatto lui: quando ha sentito che non ce la faceva più è andato a nascondersi nel suo camioncino bianco pieno di scritte, eternamente parcheggiato davanti al City Market della rue Beaubourg. 
In questi ultimi giorni ai piccioni dava da mangiare aprendo il portellone della camionetta, senza scendere, poi da venerdì nessuno l’aveva più visto.

Sui social, dove Giuseppe aveva numerosi gruppi di amici, hanno cominciato a girare gli allarmi: il furgone è chiuso. E alla fine lo hanno trovato lì, morto nel suo letto, il materasso dove dormiva da più di dieci anni, al lume di una candela, circondato, naturalmente, dai piccioni. La notizia della morte di Giuseppe ha fatto il giro di Parigi come un passaparola, fino ad arrivare sui siti d’informazione. 

La sua storia sui giornali


Il quotidiano “Le Parisien” gli ha dedicato un articolo, come aveva fatto qualche tempo fa Mediapart. Nel 2019 era stato protagonista di un documentario proiettato nei cinema, “Monsieur Pigeon” del regista e sceneggiatore brasiliano Antonio Porta. Della sua discesa fino alla strada, Giuseppe non amava parlare più di tanto: era stata una specie di scelta, di vocazione. Anche se «mai – raccontava – avrei pensato che il comune di Parigi mi avrebbe messo alla porta, dopo 40 anni di lavoro e di tasse pagate». Era stato espulso nel 2010 da una casa popolare perché «non la occupava in modo dignitoso, da buon padre di famiglia». Il problema erano stati, anche lì, i piccioni. Per lui era un atto rivoluzionario. Questo aveva spiegato ai figli, una volta anche davanti a una telecamera, che erano venuti a trovarlo dalla Calabria: «Cos’altro volete che faccia?».

La vita precedente


Giuseppe, 76 anni, aveva vissuto una prima vita da commercialista: «Allora la pensavi in modo molto diverso, papà», gli diceva il figlio Fabiano. Poi aveva scelto di dedicarsi a questi uccelli «che non hanno nessun diritto». Di quella vita precedente era rimasta alla fine solo una vecchia Mercedes, che alcuni residenti del quartiere avevano a poco poco demolito, fino a renderla “un relitto” come diceva Giuseppe. E gliel’avevamo portata via col carro attrezzi. C’era chi buttava veleno sotto la sua camionetta, sperando di fare strage di quei piccioni. Qualcuno una volta gli aveva gettato un sacco di topi. Senza contare le aggressioni, che avevano finito per rompergli tutti i denti. Il commissariato di Paris Centre ha aperto un’inchiesta, anche se ieri le prime informazioni sembravano già lasciare pochi dubbi: «Tutto indica che si è trattato di una morte naturale». 

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