Odessa, Putin vuole conquistarla per controllare il Mar Nero (e dettare le condizioni a Kiev)

Odessa, Putin vuole conquistarla per controllare il Mar Nero (e dettare le condizioni a Kiev)
di Mario Landi
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Domenica 3 Aprile 2022, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 18:36

Odessa è la città chiave per Putin. Quella che poteva sembrare solo una teoria iniziare (creare un corridoio tra il Donbass e il Mar Nero), è diventato obiettivo primario per le forza armate russe. Bombardamenti pesantissimi sono in corso nelle ultime ore con l'obiettivo di colpire i punti nevralgici e indebolire la resistenza ucraina. Gli analisti spiegano così perché nella regione di Kiev gli ucraini hanno riconquistato molte posizioni. I russi in realtà hanno cambiato strategia, ripiegando verso la Bielorussia e concentrando i loro attacchi a Mariupol e, appunto, Odessa. Putin ha dato precisi input ai generali che stanno mettendo nel mirino la città: costringerla alla resa per poi sedersi al tavolo della pace con la forza delle parallele conquiste territoriali in Donbass e imporre condizioni durissime a Zelensky. Se è vero che i piani di guerra hanno un orizzonte solo di un altro mese, lo zar potrebbe accontentarsi di conquiste parziali che colpirebbero a morte, però, l'integrità territoriale ucraina.

 

Odessa sotto attacco: bombardati depositi di carburante

L'attacco alla raffineria, Kiev ammette le perdite 

Le forze russe hanno distrutto la più grande raffineria dell'Ucraina a Kremenchuk durante un attacco missilistico di venerdì scorso, 1 aprile. Stamani un raid russo ha centrato un deposito di carburante anche a Odessa, secondo quanto riportato dai media. Il ministero della Difesa russo ha poi confermato di aver «distrutto una raffineria di petrolio e tre impianti di stoccaggio di carburante nelle vicinanze della città di Odessa». L'attacco russo di questa mattina a Odessa ha colpito una «infrastruttura di importanza critica», ha ammessoSerhii Bratchuk, portavoce dell'amministrazione militare della regione, in un intervento alla televisione ucraina.

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La paura dei cittadini

«Non abbiamo sentito il boato, ma il cielo sopra la città era grigio e un'enorme nube nera era ben visibile anche da qui». A raccontare all'Adnkronos il loro risveglio dopo l'attacco russo a un deposito di carburante a Odessa sono gli attivisti di Mediterranea Saving Humans. Il team dell'ong è arrivato nei giorni nella cittadina ucraina per una ricognizione in vista di future missioni umanitarie nel versante sud del Paese.  «Quando ci sono state le esplosioni eravamo in albergo, stamani avremmo dovuto spostarci, ma adesso è impossibile uscire da Odessa», spiegano. E anche avvicinarsi alla zona costiera. I militari proteggono l'area. «Ci hanno detto che non ci sono state vittime. Le esplosioni sono state diverse, almeno sei, che hanno colpito più aree. Chi era più vicino ha raccontato di aver sentito un forte boato e i vetri tremare», dice il team di Mediterranea.  Per diverse ore subito dopo l'attacco erano ben visibili «lunghe colonne di fumo nero». «Puzza di benzina ovunque, un odore intenso e acre, l'aria sempre più irrespirabile». La raffineria colpita dai russi è lontana dal centro. «Ma le fiammate si distinguono nitidamente anche da un chilometro di distanza». Dopo gli attacchi di stamani la vita a Odessa prosegue in «una semi normalità». Mentre il centro cittadino è «militarizzato e ben protetto dai soldati» e si respira un «clima di guerra» con posti di controllo e trincee ricavate con sacchi di sabbia e blocchi di cemento, l'area esterna accoglie la quotidianità degli ucraini. «I supermercati sono aperti, così come un parco dove due chioschetti vendono sigarette e dolci», racconta il team di Mediterranea. «Ci hanno detto che la metà degli abitanti di Odessa è andata via nelle scorse settimane.

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Città è uno snodo

Chi resta, per convinzione o per necessità, è ben consapevole che la città è un punto centrale e che può essere attaccata in ogni momento». «Rispettano regole, controlli e coprifuoco. Chi ha deciso di rimanere sa a cosa va incontro, è consapevole di cosa significhi restare in una città che fa parte di una zona di guerra». Al confine tra Moldavia e Ucraina, a Palanka, gli attivisti di Mediterranea hanno visto lunghe file di auto. «Tante donne sole o con figli, gente pronta a ritornare a Odessa per diversi motivi: c'è chi non vuole lasciare da soli i propri cari, chi ha deciso di aiutare il Paese, chi non ha trovato un alloggio in Moldavia, chi pensa che Odessa non sia Mariupol e che la condizione qui non sia così orribile. Almeno per il momento. I rischi sono conosciuti e accettati dal popolo ucraino, che vuole dare il proprio contributo alla gloria di questo Paese».

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