Nucleare, la Svezia accelera: «Costruiremo nuove centrali». Cosa significa per l'Europa e l'Italia

In molti stati europei l'energia nucleare è stata messa al bando, ma con la crisi c'è chi sta riconsiderando le proprie scelte energetiche

Nucleare, la Svezia accellera: costruiremo subito nuove centrali cosa significa per l'Europa e l'Italia
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 13:54 - Ultimo aggiornamento: 13:55

Costruire nuove centrali nucleari per far fronte all'aumento della domanda di elettricità. La dichiarazione della lader della Democrazia Cristiana svedese Ebba Busch, recentemente salita al governo di Svezia cade come un fulmine a ciel sereno nell'Europa stretta nella morsa dalla crisi energetica. Un continente dove molti stati (tra cui l'Italia) hanno scelto di rinunciare all'energia nucleare e dove oggi i prezzi impazziti dell'energia hanno riportato questa scelta al centro del dibattito pubblico.  

Il nuovo governo svedese con l'appoggio della destra 

Dopo il voto dell'11 settembre da pochi giorni in Svezia si è insediato un nuovo governo di destra guidato dal primo ministro Ulf Kristersson che sostituirà quello socialdemocratico di Magdalena Andersson e governerà con l'appoggio esterno di un partito di estrema destra i Democratici di Svezia.

 

In Svezia il 40% dell'energia prodotta con il nucleare 

Negli ultimi anni la Svezia ha chiuso sei dei suoi 12 reattori, e si stima che i rimanenti 6 producano in tutto il 40% dell'energia utilizzata, ma a partire dal 1980 è iniziata una politica di de-nuclearizzazione con la chiusura di molti impianti. Nel 1979 dopo un incidente nucleare a Three Mile Island un referendum aveva approvato l'eliminazione graduale dell'energia nucleare entro il 2010.

Dopo l'incidente di Chernobyl nel 1986 la decisione è stata rimarcata con forza e nel 1992 problemi con i vecchi reattori hanno portato a costosi lavori di ristrutturazione delle vecchie centrali (di cui alcune sono tornate operative e altre sono state dismesse). 

La decisione di riconsiderare la propria politica energetica è una svolta nella storia svedese. Il precedente governo socialdemocratico (al potere da 8 anni) era contrario al nucleare anche se negli ultimi mesi stava riconsiderando questa posizione e aveva riconosciuto che questo tipo di energia sarebbe stata cruciale per il prossimo futuro. Il gruppo energetico svedese Vattenfall ha dichiarato quindi che a giugno stava esaminando la possibilità di costruire almeno due piccoli reattori nucleari modulari (SMR).

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Più nucleare in Europa? 

Con la crisi energetica e l'aumento dei costi del gas la questione dell'energia nucleare è tornata al centro del dibattito. Attualmente l'Europa è spaccata a metà: 13 paesi hanno impianti nucleari attivi (Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia) e 14 paesi no (Italia, Danimarca, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia,  Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Austria, Polonia, Portogallo).

Tra questi lo stato con il maggior numero di centrali nucleari è la Francia con 56 impianti che producono il 69% dell'energia (dati IAEA 2019). Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso anche un'espansione di questa fonte energetica annunciando la creazione di altri 14 reattori di ultima generazione. Al contrario altri stati come Germania, Spagna e Belgio pur avendo impianti attivi hanno annunciato la phase-out ovvero che non ne costruiranno di nuovi.

Tuttavia le cose stanno cambiando. Il caro energia, la crisi con la Russia e le esigenze di rispettare i termini di riduzione della Co2 contro il cambiamento climatico sembrano spingere i governi a riconsiderare le proprie scelte. I sostenitori del nucleare lo considerano infatti un'alternativa "pulita" ai combustibili fossili (come carbone e gas). La Commissione Europea a Febbraio ha inserito l'energia nucleare tra le attività "transitorie necessarie" per raggiungere la climate neutrality (con requisiti specifici riguardo le emissioni degli impianti e la gestione delle scorie). 

Nucleare in Italia, potrebbe tornare? 

In Italia il nucleare è stato "bocciato" dai cittadini con un referendum nel 1987. Le 4 centrali presenti nel nostro territorio sono state dismesse. Nel 2011 in un nuovo referendum il 94 per cento dei votanti si è espresso ancora una volta contro il ritorno al nucleare. Tuttavia, nelle recenti elezioni alcuni partiti (come Azione e Italia Viva) hanno presentato nei propri programmi espliciti punti che sostenevano la reintroduzione dell'energia nucleare come strategica per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili in attesa dei tempi lunghi della transizione alle fonti di energia rinnovabili.

Secondo l’ultimo report della International Energy Agency (IEA), dovremmo raddoppiare la produzione di energia da nucleare entro il 2050 per arrivare agli obiettivi di emissioni che ci siamo posti e contemporaneamente assicurare la sicurezza ed indipendenza energetiche necessarie alle Nazioni. 

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