Guerra nucleare, perché un'altra Chernobyl è improbabile. «In caso di missile il reattore si spegnerebbe»

Alessandro Dodaro: «In caso di missile il reattore si spegnerebbe. Più grave un attacco dall’interno»

Guerra nucleare, perché un'altra Chernobyl è improbabile. «In caso di missile il reattore si spegnerebbe»
di Paolo Travisi
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Venerdì 4 Marzo 2022, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 20:27

Nel primo giorno dell’invasione in Ucraina le forze militari russe hanno preso il controllo della centrale nucleare di Chernobyl, dove l’incidente di 36 anni fa seminò la morte a migliaia chilometri di distanza, a causa della radioattività sparsa dal vento nei cieli d’Europa. Una settimana dopo, l’esercito russo ha occupato la centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa; il fuoco nemico ha provocato un incendio in uno degli edifici della centrale. 

Alessandro Dodaro, lei è a capo del Dipartimento Fusione e Tecnologia per la Sicurezza Nucleare di Enea. L’incidente alla centrale di Zaporizhzhia ha rappresentato un rischio importante di fuga radioattiva?

«Si è trattato di un incendio in un edificio ausiliario, non nella parte nucleare della centrale, per cui non c’è stato un grande rischio, perché non sono strutture collegate».

Quanti reattori ha la centrale?

«Ha sei reattori nucleari, si chiamano VVER e sono raffreddati con acqua pressurizzata, ciò vuol dire che il contenitore del nocciolo è in acciaio per reggere pressioni molto alte; i reattori, tutti funzionanti ed operativi, hanno iniziato a produrre energia dal 1985 al 1996.

Il primo allacciamento alla rete è avvenuto negli anni pre-Chernobyl. Insieme alle altre tre centrali ucraine, per un totale di 15 reattori, produce la metà dell’energia elettrica del paese». 

 

La centrale prima dell’attacco della Russia aveva un presidio militare?

«Di solito le centrali non hanno presidi militari, in ogni caso sono strutture dotate di vigilanza armata e sistemi di sicurezza per scongiurare l’intrusione di poche persone, non certo di un esercito».

Lo scenario peggiore è l’incidente con vasta fuga radioattiva. Cosa potrebbe portare ad un rischio di questo tipo?

«È chiaro che se un missile colpisse il nocciolo di un reattore, ci sarebbe una fuga del materiale radioattivo all’esterno, però il vero problema di una centrale nucleare è quello che accade al suo interno, cioè perdere il controllo del reattore e fargli raggiungere uno stato ipercritico. Se arrivasse un missile il reattore diventerebbe ingovernabile, ma a mio modesto parere si auto-spegnerebbe, anche se nell’esplosione i detriti radioattivi contaminerebbero comunque l’area circostante».

Se un esplosivo o un missile raggiungessero gli edifici della centrale, cosa potrebbe accadere?

«Le strutture verrebbero distrutte, ma il nocciolo dovrebbe reggere l’urto. Certo si potrebbero verificare delle incrinazioni, quindi delle possibili fughe, nessuno dice il contrario, ma le ritengo limitate all’area vicina». 

Questo perché i sistemi di sicurezza sono diversi rispetto alla centrale di Chernobyl? 

«Esatto, si chiamano sistemi ridondanti, possono essere attuati in modo indipendente da una sala di controllo. Il sistema definitivo si chiama Scram, un sistema automatico, in cui un bottone attiva una serie di barre di controllo che sono calate all’interno e spengono il reattore».

E questa operazione può essere eseguita anche se fosse distrutta la sala di controllo?

«Sì, perché i sistemi sono doppi e dovrebbe esserci un secondo bottone per lo Scram».

Ma un attacco folle e deliberato con l’intenzione di provocare l’esplosione di un reattore cosa provocherebbe?

«A Chernobyl c’è stata un’esplosione dall’interno, non c’era il contenitore di acciaio, perché non doveva sopportare la pressione dell’acqua come raffreddante, ma il nocciolo è andato fuori controllo a causa anche di un problema tecnico. Le barre di controllo erano fatte di veleno neutronico e di uranio, purtroppo quest’ultimo è arrivato prima scatenando la reazione e facendo impazzire il nocciolo. Se venisse provocato volontariamente dall’interno un incidente nucleare per far esplodere uno dei reattori, sarebbe un problema grave, ma diverso da Chernobyl, invece più simile a Fukushima».

Ci sarebbe una grave contaminazione ambientale?

«Sì, infatti lì c’è stata una fuga radioattiva anche nell’aria, che poi è ricaduta nel terreno circostante, perché i sistemi di emergenza non hanno funzionato. Con il dolo si può ipotizzare qualsiasi cosa, anche andare a Chernobyl, scavare nel terreno radioattivo e spargerlo con un elicottero su tutta l’Europa». 

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