Notre Dame, procuratore: soccorsi partiti al secondo allarme, no evidenze di dolo

Notre Dame, procuratore: soccorsi partiti al secondo allarme, no evidenze di dolo
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Martedì 16 Aprile 2019, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 15:30

«Nulla indica che sia stato un atto volontario», ma è comunque «troppo presto» per ipotizzare la causa dell'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame a Parigi secondo le parole del procuratore Rémi Heitz. Il monumento ha cominciato a bruciare alle 18.50 del 15 aprile, e l'incendio è stato spento nella notte. 

Heitz ha fatto sapere che per ora «la pista dell'incidente è privilegiata». Da oggi saranno sentiti gli operai, una quindicina, che stavano lavorando nel cantiere di restauro, impiegati di cinque ditte che erano al lavoro sulla cattedrale. «C'è stata una prima allerta alle 18.20 ma non è stato rilevato nessun inizio di incendio - ha spiegato il procuratore - una seconda alle 18.43 e lì è stato rilevato il fuoco al livello dell'impalcatura. Intanto era stata evacuata la chiesa, dove era appena cominciata una messa».

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Fatto sta che la Procura ha aperto un'inchiesta. Secondo le prime informazioni, l'incendio sarebbe partito dall'impalcatura che cinge la cattedrale per i lavori di restauro, diffondendosi sulla guglia e sul tetto che sono stati pesantemente compromessi. A formulare l'ipotesi è Pier Paolo Duce, responsabile della sede di Sassari del Cnr-Ibimet (Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche). «È impossibile entrare nel merito dell'accaduto in dettaglio - afferma - ma dai dati disponibili e dalle immagini diffuse dai media la dinamica pare abbastanza chiara».

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Il materiale ligneo, ricorda Duce, «è combustibile. L'altro elemento di propagazione degli incendi è il vento, o meglio l'ossigeno, e a giudicare dalla dinamica della nube che si eleva sopra la cattedrale pare che anche questo agente abbia fatto la sua parte, un pò come quando per alimentare il fuoco si soffia nel camino». Le strutture portanti in muratura di tanti edifici monumentali, come per esempio gli archi a sesto acuto di una cattedrale gotica spesso sorreggono coperture lignee non sempre a vista di dimensioni talvolta enormi.

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«Si tratta di una scelta che infiniti esempi di longevità - aggiunge Andrea Polastri del Cnr-Ivalsa (Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche) di San Michele all'Adige - che purtroppo in caso di incendio, a causa della disponibilità di ossigeno che le fiamme trovano in quota ne accelerano la propagazione». Non solo: «la struttura reticolare delle capriate - conclude Giovanna Bochicchio del Cnr-Ivalsa - fa sì che le travature vengano attaccate dalle fiamme su tutti e quattro i lati, riducendo la sezione residua e aumentando notevolmente il rischio di crolli». 

 

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