Le perdite del gas metano, dalle condotte sotterranee di Nord Stream 1 e 2, sono avvenute in una zona in cui sono sepolte delle armi chimiche dismesse. A rilevarlo ieri è stata l'agenzia per l'ambiente finlandese (Syke) che ha spiegato: il bacino danese di Bornholm è storicamente la discarica di quel tipo di armamenti nel Mar Baltico. Ci sono dei rischi? Le autorità finlandesi sono convinte che la distanza di diversi chilometri tra la zona dove venivano sotterrate le armi chimiche e i punti in cui sono avvenute le perdite, probabilmente a causa di un deliberato sabotaggio, sia rassicurante. Sono quattro le zone interessate, due in acque danesi, due in acque svedesi. Ieri sera dai funzionari della Danimarca è stato annunciato che la fuoriuscita di gas nell'atmosfera è cessata (ma questa notizia riguarda solo il Nord Stream 2).
«La pressione nel gasdotto si è stabilizzata».
EFFETTI
Il temuto arrivo in Italia della nube, formata soprattutto da ammasso di metano, che si è vista sul cielo di parte delle regioni scandinave ma anche della Gran Bretagna, non c'è stato.
TRITOLO
Ma c'è un altro fronte su cui resta alta l'attenzione: chi e cosa ha causato il danneggiamento delle condotte sottomarine? Su questo Putin, nel discorso di venerdì, ha accusato le potenze occidentali, ma alle sue parole non ha creduto nessuno. Secondo una ricostruzione del quotidiano britannico The Guardian, sta prendendo forza uno scenario che ipotizza l'utilizzo dei robot che solitamente vengono attivati per la manutenzione, come una sorta di cavallo di Troia per piazzare l'esplosivo. Si parla di 500 chilogrammi di tritolo: un quantitativo enorme che, unito alla constatazione delle caratteristiche di un attacco così sofisticato, fa pensare che dietro all'operazione ci sia la regia di uno stato straniero. E nell'Unione europea si pensa alla Russia e a un nuovo capitolo della battaglia sulle sanzioni e sulle forniture dei gas, che sta correndo parallela a quella sanguinosa e con le armi in Ucraina.
The ruptures on the Nord Stream gas pipelines under the Baltic Sea has led to what is likely the biggest single release of climate-damaging methane ever recorded, the United Nations Environment Programme said https://t.co/Nw2ecb5jSL 1/5 pic.twitter.com/UaNXdFCUbW
— Reuters Science News (@ReutersScience) September 30, 2022
PRAGA
La ministra degli Interni tedesca, Nancy Faeser, ha detto che sarà formato un gruppo investigativo congiunto con Danimarca e Svezia per indagare sulle esplosioni: «Tutte le indicazioni ricondurrebbero ad atti di sabotaggio sui gasdotti Nord Stream». Ora però le preoccupazioni sono concentrate su tutte le infrastrutture, non solo quelle legate alle forniture energetiche, che si trovano nel Mar Baltico, a partire dai cavi che assicurano le connessioni digitali, fondamentali ad esempio per le transizioni finanziarie e le comunicazioni. Spiega il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ieri ha incontrato la prima ministra danese Mette Frederiksen: «Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream è una minaccia per l'Ue. Siamo determinati a proteggere le nostre infrastrutture critiche. I leader affronteranno la questione al prossimo vertice di Praga». La riunione informale dei capi di Stato e di Governo si svolgerà giovedì e venerdì nella capitale della Repubblica Ceca.