Strage a Nizza, il killer sbarcato in Italia il 20 settembre poteva essere fermato per 3 mesi «Ma non c’erano alert su di lui»

Strage a Nizza, il killer sbarcato in Italia il 20 settembre poteva essere fermato per 3 mesi «Ma non c erano alert su di lui»
di Valentina Errante
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 01:19 - Ultimo aggiornamento: 11:30

 Ventisei sbarchi. Il 20 settembre a Lampedusa arrivano 253 migranti, è tra loro che si confonde  Brahim Aoussaoui, tunisino di 21 anni, il killer di Nizza di 21 anni che per la prima volta varca le porte dell’Europa. Non ha con sé documenti, ma dichiara di essere partito dalla Tunisia, il Paese del Nord Africa con il quale l’Italia ha un accordo per i rimpatri. Aoussaoui resta in quarantena per 15 giorni su una nave della Croce Rossa. Sono le settimane delle polemiche, con il numero degli arrivi alle stelle e i centri della Sicilia che esplodono. Le rivolte e le fughe dall’isolamento per contenere i contagi. Così il 9 ottobre, con altri migranti, Aoussaoui sbarca a Bari dopo essere stato identificato a bordo. La prassi prevederebbe il trasferimento in un Cpr e il rimpatrio. In teoria dovrebbe rimanere in “custodia” per tre mesi, in attesa di essere rispedito in Tunisia. Ma non accade.

Brahim Aoussaoui nella foto segnaletica scattata durante il suo trasferimento da Lampedusa a Bari

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Si trova invece con un foglio di via in tasca, ossia un invito a tornare autonomamente a casa entro sette giorni.

E invece Aoussaoui risale l’Italia e, come tanti, attraversa il confine con la Francia, a Ventimiglia o a Modane. E qui c’è un’altra falla: il mancato controllo alle frontiere. Su questi due aspetti il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il capo della polizia Franco Gabrielli verranno sentiti dal Copasir. Una questione che, dopo quella del mancato trattenimento, rischia di creare forti tensioni con la Francia. A Nizza Aoussaoui è un fantasma. Per quindici giorni in Francia non fa nessuna domanda di asilo, non risulta neppure schedato dalle associazioni che si occupano dei migranti. 

 


IL MANCATO RIMPATRIO
L’ingresso illecito «nel territorio nazionale» del killer di Nizza, come risulta dall’archivio della Questura di Bari, non è giustificato da una fuga o da una persecuzione. Ma a settembre dalla Tunisia sono arrivate 9.978 persone. Troppe per essere trattenute e rimpatriate tutte. Anche i centri per il rimpatrio sono al collasso. Per l’Italia il profilo Aossaoui non rientra tra quelli delle persone da allontanare con urgenza, né da trattenere. Come prevederebbe la legge. Non ha altri decreti di espulsione non rispettati, non ha precedenti penali nel nostro Paese e, ovviamente, non c’è un alert internazionale su quel nome. Sui voli bisettimanali che partono da Roma per Tunisi, 40 passeggeri ogni imbarco, quel ragazzo di 21 anni non salirà mai. Né verrà trattenuto a Bari per tre mesi. I tempi strettissimi ci dicono che non vengono chieste neppure informazioni sul suo conto a Tunisi. Aoussaoui viene liquidato con un foglio di via, ossia un invito a lasciare il paese per conto proprio. E invece il killer punta a Nord. 

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Sul fatto che Aoussaoui sia arrivato illegalmente in Francia non ci sono dubbi. Gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire gli ultimi 20 giorni del killer e verificare quando sia avvenuto il suo passaggio da Ventimiglia o da Modane. E se abbia raggiunto Nizza grazie ai “passeur”, i trasportatori di uomini che dei viaggi “clandestini” hanno fatto un business. Qualunque sia stato il mezzo, la circostanza riapre antiche e cicliche polemiche con la Francia, che da sempre accusa l’Italia di non evitare, anzi in alcuni periodi di favorire, la fuga dei migranti dai confini nazionali e il trasferimento oltralpe. I numeri dei respingimenti sono noti. Sono migliaia le persone che tentano tutti i giorni di superare la frontiera. Nel solo mese di ottobre dello scorso anno, i migranti bloccati dalla gendarmeria e respinti verso l’Italia erano di 1855. L’accusa alla polizia francese di avere oltrepassato il confine per “depositare” degli indesiderati ha anche creato un caso diplomatico e portato all’apertura di un fascicolo giudiziario. E adesso la strage di Nizza riproporrà drammaticamente il tema.
 

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