Navalny, Berlino accusa: «Avvelenato con il Novichok, prove inequivocabili». Merkel: «Mosca chiarisca»

Navalny, la Germania: «Prove inconfutabili su avvelenamento»
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Mercoledì 2 Settembre 2020, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 06:56

Berlino ha «prove inequivocabili» dell'avvelenamento di Alexei Navalny, colpito in Russia con un agente nervino del gruppo Novichok, la stessa sostanza usata contro Serghei Skripal e sua figlia a Salisbury nel 2018. E la reazione di Angela Merkel è durissima: su Mosca «gravano domande pesanti, a cui solo la Russia può e deve rispondere. Il mondo aspetta le risposte», ha sillabato la cancelliera in uno statement dedicato proprio all'oppositore russo ricoverato in coma nella capitale tedesca, dopo aver riunito mezzo Consiglio dei ministri.

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A Mosca all'inizio tergiversano: non ne sanno nulla, la replica. Il rublo crolla, e il Cremlino si dice «disposto a collaborare». Ma poi arriva una dichiarazione sibillina, che rivolta la questione: in Russia, prima del trasferimento, le analisi su Navalny non presentavano tracce di veleno. Quello che si consuma in queste ore tra Merkel e Putin è molto più del solito braccio di ferro con il leader che la ricevette coi cani al Cremlino e che fa hackerare il Bundestag. Lo scontro diplomatico con lo zar tocca con oggi soglie mai viste prima, nei quattro governi di frau Angela. E non si sono fatte attendere le condanne dell'Occidente, dagli Usa all'Ue: con la Casa Bianca che ha affermato «di essere profondamente turbata dal riprovevole avvelenamento» e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha l'ha definito «un atto spregevole e codardo», sottolineando che avviene «ancora una volta» e chiedendo che i responsabili siano «assicurati alla giustizia». Reazioni alle quali si sono aggiunte quelle di Londra, Parigi, e del segretario generale della Nato Stoltenberg. A Berlino, sul caso Navalny la cancelliera sembra aver perso l'enorme pazienza che contraddistingue il suo stile politico. Alla luce del «referto chiaro» del centro di tossicologia dell'esercito tedesco che si occupa di proteggere civili e militari da attacchi chimici, la Merkel ha convocato sei ministri (il vicecancelliere, i delegati di Esteri, Difesa, Interni, Giustizia e Cancelleria); ha informato il suo gruppo parlamentare e ha telefonato al presidente della Repubblica. L'epilogo di questa frenetica attività è stato l'annuncio di consultazioni con i partner Ue e Nato, per «una reazione adeguata comune, alla luce di quella che sarà la risposta di Mosca». Mentre il ministro degli Esteri Heiko Maas ha convocato l'ambasciatore russo per chiedere un'inchiesta che faccia piena chiarezza sul crimine. 

Anche le parole della cancelleira sono molto nette: «Lo Charité ha dato incarico a specialisti di tossicologia dell'esercito tedesco per delle analisi. Adesso c'è un referto chiaro: Alexey Navalny è stato vittima di un agguato con un agente chimico nervino del Novichok. Questo veleno è stato rilevato senza dubbi. E quindi è sicuro che sia stato vittima di un crimine. Avrebbe dovuto essere ridotto al silenzio. Io condanno a nome di tutto il governo con la massima forza l'accaduto», ha detto solenne, con un pò di fiato corto. C'è un passaggio anche per sottolineare la gravità della situazione: «Si tratta di un tentato omicidio attraverso avvelenamento ai danni di uno dei principali oppositori politici della Russia. Per questo è importante che io parli». E questo crimine «colpisce i valori fondanti per cui combattono» l'Ue e l'Alleanza Atlantica, ha aggiunto senza mezzi termini. Prima di lei, un altrettanto inconsueto statement congiunto del ministro degli Esteri Heiko Maas e della ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, che hanno invitato Putin a dare «subito il suo contributo a migliorare i rapporti con i vicini». Dallo Charité, nelle stesse ore, hanno fatto sapere che le condizioni di salute del paziente «restano serie» e che si dovrà contare «su un lungo decorso della malattia», senza per ora poter escludere «conseguenze di lungo periodo». I sintomi della inibizione della colinesterasi indotti dal veleno sono però in «progressivo regresso». Navalny è arrivato a Berlino, dove è stato accolto per ragioni umanitarie e su auspicio della famiglia, il 22 agosto scorso, e da allora è in terapia intensiva: resterà in coma farmacologico per almeno altre due settimane, hanno fatto sapere i medici.


 

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