Il video-simbolo del Natale 2020 e della ripresa: quel coro che commuove tra speranza e resilienza

Il video-simbolo del Natale e della ripresa: quel coro che commuove tra speranza e resilienza
di Flavio Pompetti
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Dicembre 2020, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 11:52

«Brindiamo a chi è qui oggi, brindiamo a chi abbiamo perso per la strada. C’è un tempo che ricordo quando non conoscevo il dolore, quando credevo nel per sempre, e che tutto sarebbe rimasto uguale». L’attacco della canzone Memories dei Maroon Five tocca sempre una corda profonda in chi l’ascolta perché parla dell’esperienza purtroppo comune della perdita di una persona amata. Ma dopo un anno di lotta contro l’epidemia e con un milione e mezzo di decessi nel mondo, l’edizione da poco registrata dal coro infantile One Voice Children è qualcosa di più di una semplice eulogia per le vittime che ci siamo lasciati alle spalle. 

È un sospiro di speranza. È lo spirito di sopravvivenza che si rinnova insieme alle generazioni. Il popolare coro dello Utah composto da 140 giovani tra i quattro e i diciassette anni, ha dovuto interrompere un anno fa le sessioni bisettimanali di prova che conduceva da due decenni, e trasferire la pratica sui social network.

La stessa tecnica ha permesso loro di registrare la traccia vocale della canzone nelle proprie case, sotto la direzione del maestro Masa Fukuda. I video sono poi stati cuciti insieme con l’aggiunta della musica e dei primi piani che scivolano da un sorriso all’altro sui volti dei messaggeri bambini. 

Il prodotto finale è un video che si sta già imponendo come il brano musicale più popolare del Natale in arrivo. One Voice Children è nato nel 2001, in preparazione della cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali dell’anno successivo a Salt Lake City, nello stato dello Utah. L’esibizione aveva lasciato una tale coda di entusiasmo tra i partecipanti e nel pubblico che li aveva visti in televisione, da convincere il conduttore a proseguire l’esperienza in pianta stabile. Le prove che fino ad allora si erano tenute nella sala da pranzo dell’abitazione di Fukuda si sono spostate in teatro, e poi negli studi di registrazione che hanno lanciato l’etichetta musicale su scala globale. 

Nel 2003 una sparuta rappresentativa del gruppo ha ricevuto ad Osaka in Giappone, dalle mani di Yoko Ono, il premio John Lennon International Music Award, per l’esecuzione di un altro inno natalizio. 

Nei due decenni successivi il coro ha partecipato con successo ad un’edizione di America’s Got Talent, e si è affermato come una presenza ben radicata nella capitale dello stato mormone e sulle platee nazionali e internazionali. Prima del lockdown per il coronavirus, i giovani coreuti si esibivano in media tra le cinquanta e le settanta volte nel corso di un anno, e si sottoponevano ad un rigoroso regime di prove, visto che alcuni di loro provengono da stati limitrofi allo Utah ma lontano dalla sua capitale.

Anche la canzone che il gruppo ha scelto per questa edizione natalizia ha una storia particolare. È stata scritta dai componenti del gruppo Maroon Fives dopo la morte del loro manager di lunga data Jordan Feldstein, scomparso improvvisamente tre anni fa per un embolia cardiaca all’età di 40 anni.

Il vocalista del gruppo Adam Levine la canta da solo nel video originale, a torso nudo e su uno sfondo nero, con la voce che si avvita come una spirale nella memoria e nel dolore, ma che ha nella sua esecuzione il tocco lieve di una ninnananna. 

 


La versione del coro dei bambini al confronto ha un tono quasi festivo, introdotto dagli strumenti ad arco e illustrato dai volti sereni degli artisti. «Tutti soffrono a volte, tutti soffrono prima o poi. Ma tutto andrà bene, alza il bicchiere e brinda» è il loro invito a esorcizzare il dolore che tutti abbiamo provato in questo anno difficile, anzi impossibile. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA