A Mosca la guerra non esiste più: la città si diverte tra feste, cinema e champagne. «Non vogliamo sentirne parlare»

A Mosca la guerra non esiste più: la città si diverte tra festival, feste e champagne. «Non vogliamo più sentirne parlare»
di Mario Landi
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Sabato 30 Luglio 2022, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 18:55

Con l'arrivo dell'estate anche Mosca prova a chiudere un occhio sulla guerra in Ucraina. Difficile, specialmente per gli anti-Putin, far finta che a pochi chilometri dalle proprie case non stia succedendo niente. Ma c'è una buona parte di moscoviti che complice la lunghezza del conflitto - che ormai ha superato il quinto mese - non vuole saperne più e vuole godersi i mesi di vacanza. Un reportage del Guardian fa luce sulla vita di tutti i giorni nella capitale russa: al Gorky Park, il più frequentato dai moscoviti, i russi passeggiano e si divertono come se nulla fosse.

Cinema e bar sono affollati, le coppie ballano e scattano foto lungo il fiume Moscova. «Sì, stiamo facendo una festa - ha raccontato al Guardian Anna Mitrokhina, una delle ballerine su una piattaforma da ballo all'aperto - Siamo fuori dalla politica, vogliamo ballare, sentirci e divertirci.

Non posso più preoccuparmi e questo mi aiuta a dimenticare». 

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La guerra dimenticata a Mosca

Così, piano piano, la parola «guerra» è diventata un tabù. Complici ovviamente le leggi restrittive imposte dal Cremlino che tra l'altro ha sempre usato la definizione «operazione militare speciale». La guerra è diventata come una routine, sempre più sullo sfondo. 

«Nessuno vuole più sentire parlare della guerra, dell'operazione militare speciale, mi dicono di smettere di parlarne e di tornare ad argomenti normali come bellezza e fitness - ha raccontato una blogger da oltre 100mila follower su Instagram - Ogni volta che la menzionavo ricevevo tanto odio nei miei messaggi. È nocivo per me e per i miei affari. Ho smesso di menzionarla. Semplicemente per molte persone non esiste».

 «L'incapacità di influenzare ciò che sta accadendo fa sì che le persone pensino meno alle questioni politiche globali e si concentrino maggiormente sugli argomenti quotidiani, sulla vita quotidiana» dicono gli analisti al Guardian. 

 

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