Il premier Morawiecki: «Una Polonia indipendente come pilastro della sicurezza occidentale»

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki
di Mateusz Morawiecki*
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Venerdì 11 Novembre 2022, 10:19

L'11 novembre 1918, la Polonia riconquistò l'indipendenza. 123 anni prima, la Prima Repubblica aveva cessato di esistere in seguito a un accordo fra tre potenze: Russia, Prussia e Austria. Per 123 anni, la Polonia non fu sulle carte geografiche, ma esistette nel cuore dei polacchi. Per 123 anni, i polacchi cercarono in vari modi di costruire la loro autonomia in cattività, combatterono per la libertà in numerose rivolte, ma fu solo la Prima Guerra Mondiale a creare le condizioni geopolitiche per la ricostruzione di uno Stato indipendente e sovrano.

La storia della caduta e della rinascita della Polonia dopo 123 anni è una conoscenza elementare per ogni polacco. Purtroppo, è una questione piuttosto sconosciuta in Occidente. Eppure, stiamo parlando della distruzione di uno dei più grandi Paesi del continente. La Confederazione polacco-lituana, come veniva chiamato il Paese, fu attaccata e liquidata dai suoi vicini. Non solo la nazione polacca, ma anche i popoli lituano e ucraino furono fatti prigionieri.

La Prima Repubblica fu il primo progetto repubblicano sviluppato in Europa. Mentre l'esperienza occidentale della modernità si basava sullo sviluppo di uno Stato forte e centralizzato, la Polonia voleva essere un Paese più decentrato, con una maggiore libertà per i suoi cittadini. Questo progetto non era privo di difetti e, alla fine, cedette nello scontro contro la forza bruta degli spartitori. La sua ambizione di creare uno spazio per la coesistenza di molte nazioni e culture rimane attuale. Questo percorso alternativo di modernità, infatti, potrebbe essere un'ispirazione per l'UE di oggi.

LA FESTA DELL'INDIPENDENZA
In Polonia, l'11 novembre si festeggia la riconquista dell'indipendenza. Il 10 novembre 1918, giunse a Varsavia Józef Piłsudski, l'uomo che diede il maggior contributo alla liberazione del Paese. Il giorno seguente, la Prima guerra mondiale si concluse. Ma, per la Polonia, fu solo l'inizio della lotta. Nei due anni successivi, il Paese appena costituito dovette affrontare minacce provenienti sia da est sia da ovest. Né la Russia rivoluzionaria né la Germania accettarono l'indipendenza della Polonia. Già nel 1920, l'Armata Rossa era alle porte di Varsavia. Contemporaneamente, la propaganda tedesca scriveva che la Polonia era solo uno Stato temporaneo. Il destino della Seconda Repubblica sembrava scontato. Eppure, accadde il contrario. L'esercito di Piłsudski respinse l'invasione bolscevica e salvò non solo la Polonia, ma l'intera Europa.

La storia della lotta polacca per l'indipendenza è molto simile alla lotta che l'Ucraina sta conducendo oggi contro la Russia.

Anche la propaganda di Putin sta cercando di dimostrare che l'Ucraina, come Stato indipendente, non ha ragion d'essere e che la stessa nazione ucraina non esiste de facto. A febbraio, quando la Russia ha invaso l'Ucraina, nessuno dava a quest'ultima alcuna possibilità di vittoria. Il suo destino sembrava scontato. Eppure, anche in questo caso, è successo il contrario. Il destino della Polonia e dell'Ucraina dimostra che la storia non è una trappola da cui non si può sfuggire e che anche la più grande superpotenza deve fare i conti con la forza di una nazione che anela la propria libertà. La nostra storia ha più volte smentito i sostenitori del darwinismo storico.

C'è chi considera il posto della Polonia sulla mappa del mondo come una maledizione. Invece che di una maledizione, però, preferirei parlare di una benedizione. La consapevolezza delle minacce ha coltivato nei polacchi uno specifico senso geopolitico - una cautela che ci rende più capaci di captare le sfide e le minacce imminenti. Non è un caso che la Polonia sia stata la prima ad intuire la recrudescenza dell'imperialismo russo. Nel corso dei secoli, abbiamo imparato ad essere vigili.

Questa attenzione ci fa anche considerare l'indipendenza come un compito continuo da raggiungere. È per questo che, nel prossimo futuro, spenderemo il 3% del PIL per la sicurezza. È per questo che abbiamo costruito Baltic Pipe, un gasdotto che rivaleggerà con Nord Stream e con gli interessi russi. È per questo che stiamo investendo nella costruzione di centrali nucleari. La questione dell'indipendenza si decide oggi su molti fronti, e la protezione delle frontiere è solo uno di questi. Ci preoccupiamo dell'indipendenza polacca non solo per un senso di responsabilità nei confronti delle future generazioni di polacchi. Come leader del fianco orientale della NATO, proteggiamo l'intera alleanza. Come cento anni fa, anche oggi l'Occidente può contare sulla Polonia.

*Primo Ministro della Repubblica di Polonia

(Testo pubblicato contemporaneamente sulla rivista mensile polacca "Wszystko Co Najważniejsze" nell'ambito del progetto realizzato con l'Istituto della Memoria Nazionale, Instytut Pamięci Narodowej e con la Fondazione Nazionale Polacca)

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