Ucraina, Il Papa (ieri malato) ha sollevato un nuovo caso: «Kiev si sente forte per Europa e Usa»

Ucraina, Il Papa (ieri malato) ha sollevato un nuovo caso: «Kiev si sente forte per Europa e Usa»
di Franca Giansoldati
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Sabato 27 Maggio 2023, 10:29

LA DIPLOMAZIA

CITTÀ DEL VATICANO Se Papa Francesco ieri ha dovuto cancellare tutte le udienze in programma per starsene a riposo a Santa Marta per via di due linee di febbre causate dall'affaticamento accumulato giovedì, il suo staff diplomatico, invece, ha avuto il suo bel daffare alle prese con il dossier spinosissimo sull'Ucraina e la Russia. La prossima missione umanitaria del cardinale Matteo Zuppi - designato quale unico interlocutore sia con Putin che con Zelensky con lo scopo di «creare un clima» di fiducia reciproca - ha rischiato di ingarbugliarsi a causa di un'intervista. Le riflessioni sulla guerra di Papa Bergoglio alla tv americana Telemundo sono suonate un po' indigeste alle orecchie degli ucraini. E così proprio quando da Mosca arrivava una valutazione sostanzialmente "positiva" all'iniziativa vaticana, a Kiev quelle frasi facevano sobbalzare più di un funzionario: «Loro non sognano tanto le mediazioni, perché il blocco ucraino è davvero forte. Tutta l'Europa, gli Stati Uniti. Hanno una forza propria molto grande». Francesco, in quel passaggio, faceva riferimento al commento del presidente Zelensky che, dopo l'incontro in Vaticano, aveva chiarito di non avere bisogno di mediatori. A Telemundo Francesco ha anche rivelato che Zelensky gli ha chiesto «un grosso favore: prendermi cura dei ragazzi che sono stati portati in Russia. Era addolorato e ha chiesto la mia collaborazione per farli tornare in Ucraina».

I PIANI

Nell'intervista, inoltre, non è stata presa dal Papa alcuna posizione sulla restituzione dei territori occupati dai russi, cosa su cui l'Ucraina insiste come condizione preliminare per una pace giusta. A Francesco è stato chiesto due volte se la Russia dovesse restituirli. La prima volta ha dribblato la domanda, ma quando gli è stato domandato di nuovo, ha risposto che si tratta di «una questione politica. La pace si otterrà quando potranno parlarsi, faccia a faccia, o attraverso intermediari». Zelensky il 13 maggio ha illustrato al Vaticano il piano sul ripristino dell'integrità territoriale, il ritiro delle truppe russe e la cessazione delle ostilità, nonché il ripristino dei confini statali secondo quanto stabilito dal diritto internazionale.

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I TENTATIVI DIFFICILI

Sin dall'inizio della guerra Francesco ha cercato in ogni modo di ritagliarsi un ruolo da facilitatore, cercando però di mantenere una sorta di equidistanza tra Russia e Ucraina, cosa che ha finito per causare l'irritazione di Kiev.

Come quando era andato a far visita all'ambasciatore russo due giorni dopo il conflitto, oppure quando aveva invitato due donne, una ucraina e l'altra russa a reggere assieme la croce alla Via Crucis del Colosseo. Successivamente, però, ha calibrato meglio i suoi interventi e, nel frattempo, ha lavorato dietro le quinte per il rilascio dei prigionieri da ambo le parti. Si dice che sia stato dopo la visita a Santa Marta dell'autorevolissimo Capo della chiesa greco cattolica ucraina, monsignor Shevchuck, nel dicembre scorso. Il Papa ha iniziato a condannare con forza le azioni della Russia, paragonandole ad alcuni dei peggiori crimini contro l'Ucraina durante l'era sovietica. Lo spazio nel quale Zuppi dovrà muoversi è davvero ristretto.

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Mosca continua a ripetere di essere pronta: «Prendiamo atto del sincero desiderio della Santa Sede di promuovere il processo di pace. Ricordiamo a questo proposito che, a differenza della Russia, che fin dall'inizio è pronta per un dialogo onesto e aperto sulla soluzione in Ucraina, il regime di Kiev rifiuta ancora categoricamente la possibilità stessa di negoziati con Mosca e si affida alla guerra». Il Papa ieri ha avuto una giornata di riposo, ma da oggi riprende a tirare le fila della complicata partita. Il cardinale Parolin, a proposito della sua salute, ha smorzato ogni tipo di timore spiegando che lo stato febbrile è il risultato di un eccesso di lavoro. Il giorno prima Francesco aveva avuto cinque pesanti udienze, una dopo l'altra, con ritmi davvero eccessivi per una persona di 86 anni, seguite da un raduno di ragazzi il pomeriggio. «Li ha voluti salutare tutti uno ad uno. Ad un certo punto la resistenza viene meno». Lunedì sarà in Vaticano il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale il Papa consegnerà il Premio Paolo VI.

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