Bimba ha una sospetta sepsi: ospedale la rimanda a casa e la piccola muore 2 giorni dopo

Bimba ha una sospetta sepsi: l'ospedale la esclude, ma la piccola muore due giorni dopo
di Federica Macagnone
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Martedì 29 Gennaio 2019, 21:06 - Ultimo aggiornamento: 21:44
La figlia di 15 mesi con la febbre altissima, la corsa all'ospedale, la spasmodica attesa del responso dei medici e un tarlo nella testa: e se fosse sepsi? Samantha McNeice, 31enne di Whiston, in Gran Bretagna, e suo marito Phil Crandle il loro dubbio l'avevano anche esternato più volte agli infermieri che stavano visitando la piccola Evie, ma la risposta era stata chiara e netta: non c'era nulla di cui preoccuparsi, al massimo poteva trattarsi di un'infezione urinaria, per cui la bimba poteva tornare tranquillamente a casa. Due giorni dopo, il 16 aprile dell'anno scorso, Evie morì: per l'appunto, di sepsi.

Ora sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta e i magistrati di Liverpool sono decisi a vederci chiaro per capire quale corto circuito abbia potuto portare a una morte che avrebbe potuto essere evitata.
Samantha, che a nove mesi dalla tragedia non riesce a darsi pace, rivive in continuazione, come in un incubo, quelle ore concitate e si rimprovera di non aver insistito maggiormente, di non aver preteso controlli più approfonditi su sua figlia. "Le nostre vite - ha detto nell'aula del tribunale di Liverpool - erano strutturate intorno a Evie: lei era il centro del nostro universo. Quando l'abbiamo portata in ospedale ho chiesto ripetutamente di controllare che non si trattasse di sepsi. Ero terrorizzata da questa ipotesi, ma alla fine ho accettato stupidamente che un medico mi dicesse"potrebbe essere, ma molto probabilmente è un'infezione urinaria". Abbiamo riposto tutta la nostra fiducia nello staff medico e abbiamo pensato che non avrebbero mai permesso che la nostra bellissima bambina morisse: invece avevamo ragione noi. E oggi mi sento completamente distrutta, sento di non aver insistito abbastanza, di aver fallito: mi sento in colpa con Evie".

Samantha e Phil erano arrivati all'ospedale di Whiston con la figlia intorno alle 11.30 del 14 aprile: la piccola, di solito molto giocosa, aveva vomitato, era in uno stato letargico, aveva le labbra blu, mani e piedi freddi e una temperatura di quasi 40 gradi. Nonostante avesse vari sintomi tipici della sepsi, gli infermieri di turno in quel momento non furono in grado di riconoscerli perché non avevano seguito i corsi professionali sull'argomento. La bimba fu rimandata a casa alle 16.30, ma due ore dopo i genitori la riportarono in ospedale: stavolta a visitarla fu la dottoressa Jennifer Hale, che non notò nulla di preoccupante nonostante i risultati dei test. Passarono 15 ore prima che a Evie venissero somministrati farmaci adeguati alla sua condizione: ma ormai era troppo tardi: la bimba morì il 16 aprile al reparto di terapia intensiva dell'ospedale Alder Hey Children, dove era stata trasferita nel frattempo.

"Io e Phil, invece - dice Samantha - sulla sepsi eravamo molto informati: se potessi tornare indietro  sapendo quello che poi sarebbe successo avrei urlato come un'ossessa fino a quando mia figlia non fosse stata controllata adeguatamente. Invece non l'ho fatto, e questo mi riempie di rimpianti e sensi di colpa". Sensi di colpa che Samantha non è giusto che abbia: le vere responsabilità della tragedia sono altrove e il tribunale di Liverpool vuole accertarle. Per i medici e gli infermieri coinvolti non sarà facile giustificare la morte di Evie. 
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