Covid, i medici del Cile propongono una terapia shock per batterlo: ecco quale

Coldem proposta contro il Covid
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Martedì 15 Giugno 2021, 13:50 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 16:12

Chiudere per tre settimane tutte le attività produttive, salvo quelle considerate essenziali. È la terapia shock proposta dall'organizzazione dei medici del Cile per eliminare il Covid dal Paese. Il sindacato del Collegio Medico del Cile (Colmed), che si è ritirato dal tavolo sociale con il governo di Sebastian Pinera per il disaccordo con il piano di contenimento della pandemia, ha affermato che «come Paese, oggi stiamo attraversando un momento molto critico», con oltre 1,48 milioni di casi confermati e 30.804 morti. Per superarlo, affermano i medici, «dobbiamo eliminare la presenza del Covid-19 nel nostro Paese e prevenirne la ricomparsa. Proteggere la nostra popolazione da rischi imminenti, come l'ingresso di nuove varianti».

I medici invitano le autorità a modificare il percorso deciso, e propongono di combinare una massiccia campagna di vaccinazione con misure intensive di controllo della pandemia e sostegno sociale.

Il Piano denominato “Vivos Nos Necesitamos propone come misura più urgente, o «stadio 0», l'attuazione di un «cortocircuito epidemico». La Colmed chiarisce che non equivale a una quarantena tradizionale, ma  a «una nuova misura che bilancia l'efficacia epidemiologica e la salute mentale delle persone. Essendo limitata nel tempo, riduce al minimo l'impatto socioeconomico immediato; e, accelerando il ritorno alle normali attività, consente di far avanzare la ripresa economica e sociale».

Oltre a chiedere l'attuazione immediata di questa strategia, i medici chiedono la sospensione del controverso Pass Mobilità concesso a coloro che hanno completato il programma di vaccinazione. Propongono inoltre di ridefinire le unità territoriali, abbandonando la strategia delle misure per comuni e sostituendola con una che consideri intere province o regioni. Chiedono poi di sospendere tutte le attività a rischio che comportano riunioni di più di 10 persone in luoghi chiusi. Queste misure dovrebbero essere attivate per una sola volta e per tre settimane in quelle regioni in cui l'incidenza dei casi per 100.000 abitanti è maggiore di 10. Il «cortocircuito epidemico» implica anche la chiusura di ogni attività economica non legata alla produzione e commercializzazione al dettaglio di beni di prima necessità essenziali per le famiglie (cibo, medicinali), al settore sanitario e ai servizi di base come acqua, luce, gas e telecomunicazioni.

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