Mascherine in tribunale? Più facile scoprire chi mente: le prove in uno studio

«Anche rispetto a interrogatori in presenza e in videocollegamento non devono sussistere preoccupazioni», continuano gli esperti

Mascherine in tribunale? Più facile scoprire chi mente: le prove in uno studio dell'Università di Portsmouth
3 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Dicembre 2021, 21:04 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 12:19

Scoprire l'affidabilità di testimoni e imputati più facile durante la pandemia Covid-19. È questa la curiosa conclusione di uno studio condotto dall'Università di Portsmouth, nel Sud della Gran Bretagna, che avrebbe rilevato la maggior facilità dei giudici nel vagliare la credibilità dei partecipanti ai processi grazie all'uso delle mascherine nell'aula di tribunale. L'Alta Corte inglese sarebbe quindi aiutata dall'utilizzo dei dispositivi individuali di protezione per riconoscere la sincerità dei testimoni durante le deposizioni.

Le espressioni facciali e altri comportamenti non verbali che potrebbero esser nascosti dietro le mascherine, sono in realtà accentuati delle mascherine.

Queste basilari misure anti-Covid non nuocerebbero quindi al regolare svolgimento del processo, ma anzi potrebbero aiutarlo.

Lo studio

La ricerca è stata condotta da un'equipe di psicologi dell'Università di Portsmouth, di cui hanno fatto parte Aldert Vrij e Maria Hartwig del John Jay College of Criminal Justice di New York. «Mi pare proprio che le conclusioni del nostro studio siano positive e siano delle buone notizie. Le misure di per arginare la pandemia Covid non hanno avuto e non avranno un impatto negativo in questo settore», ha spiegato  il professor Vrij. «Quando i giudici sono in grado di ascoltare nitidamente imputati e testimoni, anche se con mascherina, non c'è alcun pericolo di alterare le fasi del processo», ha proseguito.

Nella loro ricerca, Vrij e Hartwig hanno esaminato centinaia di studi condotti sui casi di falsità pronunciate all'interno di un dibattimento, scoprendo l'importnaza del linguaggio non verbale come la gestualità e le espressioni facciali. Ebbene, mettendo a confronto casi con al centro persone con indosso la mascherina e casi nei quali non era presente alcun dispositivo di protezione individuale, non sono stati rilevati differenze importanti, ma anzi nel primo caso i giudici avrebbero distinto con più facilità le "testimonianze vere"  da quelle mendaci.

Lo studio, in futuro, potrebbe anche aiutare a determinare nuove linee di applicazione le forze dell'ordine in fasi delicate come quella dell'interrogatorio. 

Gli interrogatori in video collegamento

Oggetto degli studi dell'equipe anche le differenze tra interrogatorio in presenza e in videocollegameto. Anche in questo caso il team ha confermato che non devono sussistere preoccupazioni. «Una persona che mente è individuabile in presenza, allo stesso modo anche se si trova in videocollegamento», hanno spiegato.

Lo chef John Croucher condannato a 4 mesi: il suo pasticcio di carne poco cotto causò un morto e 31 intossicati

Necessario approfondire

Gli esperti segnalano comunque la necessità di approfondire questo tipo di studi, data l'importanza dirimente del tema dell'influenza della pandemia nell'amministrazione della giustizia. «Con un solo studio al mondo, il nostro, rimangono sicuramente perplessità e preoccupazioni da approfondire», hanno concluso.

I risultati dello studio sono stati pubblicati in forma integrale sul Journal of Applied Research in Memory and Cognition.

Scozia, uccisa a 16 anni e ritrovata nel parco vicino casa: arrestato il fratello 19enne

© RIPRODUZIONE RISERVATA