Libia, le richieste di Tripoli: «Fermeremo i migranti ma l'Italia ci aiuti»

Libia, le richieste di Tripoli: «Fermeremo i migranti ma l'Italia ci aiuti»
di Cristiana Mangani
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Martedì 4 Febbraio 2020, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 10:53
ROMA Una visita durata l'intera giornata di ieri. Il ministro dell'Interno del governo di Tripoli, Fathi Bashagha, ha incontrato i ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio. A loro ha rinnovato la richiesta di una maggiore chiarezza politica riguardo al sostegno da dare al Governo presieduto da Fayez al Serraj. Uno schieramento più netto che voglia dire anche garantire altri aiuti e una maggiore collaborazione alle frontiere del Sud, dove premono i migranti in arrivo dal Ciad e dalla Nigeria. La visita è arrivata nel giorno in cui il tanto discusso Memorandum Italia-Libia si è rinnovato per tre anni e, forse, non è un caso che proprio ieri la Guardia costiera libica si sia fatta rivedere in azione. A una richiesta di aiuto lanciata da Alarm Phone, sarebbero intervenute le motovedette di Tripoli, che in questi mesi non avevano risposto. Quasi a voler sottolineare il rispetto degli accordi.

LE MODIFICHE
Accordi che il nostro paese è intenzionato a garantire ma anche a modificare proprio nella parte che riguarda i diritti umani e le condizioni di vita nei centri libici. Un tema che sta particolarmente a cuore al Viminale e alla Farnesina, e sul quale Palazzo Chigi starebbe lavorando con una iniziativa che vedrà il contributo dell'Ue e dell'Onu e che dovrebbe tentare proprio di migliorare la situazione in quei lager dove i trattamenti sono tutto meno che umani.
L'incontro di Bashagha con Lamorgese è durato per più di due ore, e si è svolto alla presenza di una ventina di persone: le varie delegazioni dei due paesi, a cominciare dall'intelligence, presente con l'Aise, per finire alla polizia e ad altri esperti del settore. Minaccia terroristica, immigrazione, conflitto sul terreno, sono solo una parte dei temi trattati, ma la questione cara a Tripoli è stata soprattutto politica. Bashagha ha molto insistito affinché l'Italia mantenesse una posizione chiara nei confronti del paese africano. Ha chiesto rassicurazioni e aiuti materiali per gestire una situazione molto difficile dopo mesi di guerra, con le autorità libiche che si trovano ad affrontare 300 mila sfollati e la chiusura di 5 campi per immigrati che si trovavano sulla linea del fuoco, che ora hanno problemi di ricollocamento.

Di Maio ha confermato «il sostegno del Governo italiano a Serraj e ha assicurato il massimo impegno per una soluzione politica della crisi libica, a partire dalla piena attuazione degli esiti della Conferenza di Berlino». Il titolare della Farnesina ha annunciato inoltre che l'Italia presenterà presto «una serie di emendamenti al fine di migliorare i contenuti del memorandum bilaterale in materia migratoria del 2017, con particolare riguardo al rispetto dei diritti di migranti e richiedenti asilo». Anche la ministra Lamorgese ha ribadito la disponibilità a proseguire la collaborazione, sottolineando l'importanza di non allentare le maglie dei controlli sulle partenze dei barconi, che nell'ultimo mese hanno visto un'impennata.

I PATTUGLIAMENTI
I libici, dal canto loro, sollecitano aiuti per allestire i campi in disuso, per potenziare il pattugliamento marittimo e le attrezzature (radar, droni non armabili) per controllare le sterminate frontiere meridionali, dove però non è chiaro le tribù da che parte stiano. Tutti punti compresi nel Memorandum, che è difficile portare avanti in tempo di guerra. Le trattative comunque proseguiranno, sperando in un cessate il fuoco reale e c'è anche l'intenzione di riattivare il Comitato tecnico misto italo-libico per rendere più fluida la comunicazione tra le due parti.
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