Libia, cosa prevede l'accordo di Berlino: sette punti e 55 articoli

Libia, cosa prevede l'accordo di Berlino: sette punti e 55 articoli
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Domenica 19 Gennaio 2020, 20:37

Consolidare la tregua con un cessate il fuoco stabile e duraturo, monitorato da comitati tecnici e sostenuto dall'embargo sulle armi. Per poi aprire un vero e proprio negoziato politico che porti la Libia a nuove elezioni ed un nuovo governo «unico, unificato, inclusivo ed effettivo». In quasi sei pagine, articolate in sette titoli e 55 punti, le conclusioni della Conferenza di Berlino disegnano un percorso, sotto l'egida dell'Onu, per accompagnare la Libia fuori dalla crisi, garantendo un «forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale e l'unità nazionale».

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Senza ingerenze, è il senso della dichiarazione che precisa come «soltanto un processo politico guidato dai libici e dei libici può porre fine al conflitto e portare a una pace duratura». Un documento corposo che affronta anche i nodi economici e strutturali del Paese, nonché il capitolo diritti umani e quel follow up necessario perché il percorso prosegua. Ecco, in sintesi, i passaggi principali delle conclusioni.

CESSATE IL FUOCO - Tutte le parti devono cessare le ostilità dismettendo le armi pesanti, l'artiglieria, i mezzi aerei e «tutti i movimenti militari o quelli in supporto nell'intero territorio libico». Viene affidato all'Onu il compito di agevolare i negoziati per la tregua, monitorare e verificare la tenuta attraverso l'immediata creazione di «comitati tecnici». 

 



EMBARGO SULLE ARMI - Rispetto assoluto dell'embargo sulle armi previsto dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu. E un appello a tutti gli attori affinché si astengano da «attività che aggravino il conflitto o non siano conformi con l'embargo sulle armi o il cessate il fuoco, incluso il finanziamento di capacità militari o il reclutamento di mercenari». Chiesta l'applicazione delle sanzioni Onu contro coloro che «violino l'embargo sulle armi o il cessate il fuoco».

RITORNO AL PROCESSO POLITICO - È il secondo step da mettere in campo dopo la tregua. Si chiede «la creazione di un Consiglio presidenziale funzionante e di un singolo, unitario, inclusivo ed effettivo Governo nazionale libico approvato dal Parlamento».

RIFORMA DEL SETTORE DELLA SICUREZZA - «Ripristinare il monopolio dello Stato sull'uso legittimo della forza» e sostegno «alla creazione di forze nazionali libiche di sicurezza, di polizia e militari sotto il controllo centrale della autorità civile».

RIFORME ECONOMICHE E FINANZIARIE - Proposta la creazione di una Commissione di esperti per rilanciare il Paese e ribadire che solo la Noc è la compagnia energetica libica legittimata. Si chiede che tutte le parti continuino «a garantire la sicurezza delle infrastrutture petrolifere, rigettando ogni azione mirata a danneggiarle».

RISPETTO DEI DIRITTI UMANI - Si «sollecita a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, a proteggere i civili e le infrastrutture civili». Prevedendo anche la graduale chiusura «dei centri di detenzione».

FOLLOW UP - Si riafferma il ruolo dell'Onu ed un impegno della missione Unsmil nel processo mentre è prevista la creazione di un Comitato internazionale di raccordo per seguire il processo.

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