«Free the leopards», liberate i leopardi. A Berlino migliaia di persone hanno manifestato chiedendo al cancelliere Scholz di consentire l'invio dei potenti carri armati Leopard 2 al'Ucraina per difendersi dall'aggressione russa.
Nel vertice di Ramstein dell'altro giorno Stati Uniti e molti paesi europei hanno fatto pressioni sulla Germania perché rimuovesse il veto sui Leopard.
Il rifiuto tedesco
Ma allora perché Scholz si rifiuta di rimuovere il veto? Prima di tutto, teme la reazione dell'opinione pubblica tedesca, divisa sulla guerra in Ucraina. Chi ha manifestato con i cartelli «free the leopards» rappresenta solo una parte dei cittadini tedeschi, in generale, anche per ragioni storiche, molto timorosi di un coinvolgimento in questa guerra. Inoltre, i legami economici tra Berlino e Mosca, ad esempio per le forniture di gas, sono noti. C'è chi sostiene che Scholz sia anche preoccupato di vedere finire i Leopard nelle mani dei russi, in caso di sconfitte sul campo dell'esercito ucraino. Ma il vero nodo è un altro, dicono molti analisti. La Germania non ha lesinato aiuti all'Ucraina, anche con l'invio di armi, ma non vuole avere un ruolo di guida della coalizione anti russa. Il sì ai Leopard nei fatti glielo assegnerebbe, non a caso Berlino ha chiesto agli americani di inviare a loro volta i carri armati Abrams, che secondo Washington però non avrebbero caratteristiche utili agli ucraini in questo conflitto.
I timori
Scholz teme, nella sostanza, una escalation con la forniture dei Leopard, anche alla luce delle minacce più volte arrivate da Mosca. Ma appare difficile, con i russi che stanno guadagnando posizioni a Bakhmut, che alla fine Berlino non sia costretta a cedere o, quanto meno, a tollerare che altri stati consegnino i Leopard a Kiev. In Polonia l'addestramento dei soldati ucraini per imparare a utilizzare questi mezzi è già cominciato.
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