I laboratori per l’imbalsamazione più grandi dell'antico Egitto, la scoperta ​nella necropoli di Saqqara

Team di archeologi ha rinvenuto gigantesche stanze di imbalsamazione di corpi umani e animali sacri nella necropoli di Saqqara a 30 chilometri dal Cairo

I laboratori per l’imbalsamazione più grandi dell'antico Egitto, la scoperta nella necropoli di Saqqara
di Laura Larcan
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Sabato 27 Maggio 2023, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 16:43

Il corpo del defunto steso su un letto in pietra, una tavola da "obitorio" ante-litteram lunga due metri, rivestita di gesso e collegata ad un sistema di canali di scolo: canalette che avrebbero raccolto (va immaginata la scena) quei liquidi misti a sangue e viscere che l’operazione di mummificazione avrebbe prodotto. Chissà che non venga chiamato l’Imbalsamatore di Saqqara, parafrasando il titolo di un famoso film di Matteo Garrone.

Nessuna storia torbida, ma una scoperta archeologica che rischia di fare ancora più luce sul complesso (e per alcuni tratti ancora misterioso) processo di mummificazione degli antichi Egizi.

I riflettori si accendono, dunque, sulla necropoli di Saqqara, sito funerario reale a trenta chilometri a sud del Cairo, considerata dagli studiosi «una delle più grandi necropoli reali d’Egitto che ospita il più antico edificio in pietra della storia, la Piramide a gradoni di Djoser».

Scoperti i laboratori per mummie più grandi dell'antico Egitto

La scoperta

Ebbene, qui, il team della missione archeologica egiziana coordinata da Mustafa Waziri, segretario generale del Consioglio Supremo di Archeologia, ha rinvenuto «I due più grandi e completi laboratori di imbalsamazione egizi mai rinvenuti finora, uno per esseri umani e l’altro per animali». Alla presenza del famoso egittologo Zahi Hawass, il ministero delle Antichità egiziano ha presentato la scoperta, rivelando anche il ritrovamento di «due tombe e di una collezione di manufatti risalenti all’Antico e al Nuovo Regno».

L’interesse principale è tutto sui laboratori di imbalsamazione. Risalgono alla 30/a dinastia e al periodo tolemaico (tra 380 a.C. e 342 a.C.), mentre le due tombe ricadono nell’Antico e nel Nuovo Regno. Il laboratorio dedicato ai corpi umani appare come un edificio «dalla forma rettangolare, suddiviso all’interno in diverse stanze dotate di letti di pietra dove il defunto veniva adagiato per la mummificazione. Ogni letto è lungo due metri e largo 50 centimetri, appare ricoperti di gesso e termina con canali di scolo», raccontano gli archeologi. «All’interno di ogni stanza del laboratorio, la missione ha portato alla luce una collezione di vasi di argilla, tra cui quelli utilizzati per la mummificazione, nonché una collezione di strumenti, e vasi rituali», spiegano.

Sorpresa nella sorpresa, il laboratorio per l’imbalsamazione di «animali sacri». Questa struttura ha svelato «cinque letti in pietra, sempre dalla forma rettangolare, fatto di fango con pavimenti in pietra. Appare costituito da un gruppo di stanze all’interno delle quali è stata trovata una collezione di vasi di argilla e di sepolture per animali insieme a strumenti di bronzo utilizzati nel processo di mummificazione».

LE TOMBE DEI SACERDOTI

Altra storia le due tombe. Una appartiene «a un alto funzionario» della V dinastia (siamo nel 2400 a.C.) chiamato Ne Hesut Ba, che era il capo degli scribi e il sacerdote di Horus e Maat. La seconda è di un sacerdote Qadish chiamato Men Kheber della XVIII dinastia (1400 a.C.). La monumentale tomba dell’Antico Regno, di tipo “mastaba”, ha una facciata dipinta su pietra con i nomi del defunto e di sua moglie, un’architrave con i diversi titoli della coppia e pitture con scene di vita quotidiana, di coltivazione e di caccia. La tomba del Nuovo Regno è scavata nella roccia e ha anch’essa una porta e un architrave decorati con i nomi del defunto e della moglie.

All’interno è stata trovata una nicchia con una statua di alabastro lunga un metro, decorata con un geroglifico blu e raffigurante il proprietario della tomba in abito lungo, parrucca e un fiore di loto in una mano. Nello scavo cominciato nell’agosto scorso sono stati rinvenuti altri simulacri, tra cui una collezione di statue in legno di un uomo di nome Nesu Henu e di sua moglie, della V dinastia, e una bara antropoide dipinta del III Periodo intermedio. Ô stata portata alla luce anche una collezione di statuette funebri, dette “ushabti”.

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