Kosovo, tensione resta alta, nuove barricate serbe. Stasera Vucic pronto a chiedere lo stop dei blocchi stradali

Pristina: «L'escalation ricorderebbe il modus operandi che le autorità serbe utilizzarono per avviare conflitti armati negli anni Novanta»

Kosovo, il ministro degli Esteri chiede aiuto a Bruxelles, Europa e Usa: «Trovare immediatamente soluzione politica»
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Mercoledì 28 Dicembre 2022, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 08:45

Kosovo Sale ancora la tensione in Kosovo con i serbi che hanno eretto nuovi blocchi stradali. Le barricate sono cominciate tre settimane fa, quando appunto militanti serbi hanno eretto blocchi nel nord del Kosovo, a maggioranza serba, impedendo accesso e uscita nelle strade ai valichi di confine con la Serbia. Le barricate sono state erette per protestare contro l'arresto di Dejan Pantic, un ex ufficiale di polizia serbo del Kosovo sospettato di essere coinvolto in attacchi contro agenti della polizia albanese. È ritenuto ingiustificato dai serbi anche l'invio al nord di ingenti forze della polizia speciale kosovara. La situazione sta paralizzando il sistema dei trasporti e delle comunicazioni in tutta la regione interessata dalla protesta, con Pristina che minaccia l'intervento delle forze di sicurezza per rimuovere i blocchi. Ora i serbi sfidano le richieste internazionali di rimuovere i blocchi e hanno anche posizionato le proprie truppe vicino al confine. Oggi c'è stata una presa di posizione congiunta di Europa e Stati Uniti.

«L'Unione europea e gli Usa sono preoccupati per la persistente situazione di tensione nel nord del Kosovo e chiedono a tutti di esercitare la massima moderazione, e di agire immediatamente per una de-escalation senza condizioni, astenendosi da provocazioni, minacce o intimidazioni». Lo riporta una nota del servizio di azione esterna della Ue. «Stiamo lavorando con il presidente Vučić e il primo ministro Kurti per trovare una soluzione politica al fine di disinnescare le tensioni e concordare la via da seguire nell'interesse della stabilità, della sicurezza e del benessere di tutte le comunità locali», si legge nella nota.

Dopo la nota europea e americana Belgrado dichiara di aver ricevuto forti garanzie da Usa e Ue che saranno accolte le richieste dei serbi del Kosovo per porre fine alle proteste con blocchi stradali e barricate nel nord. Lo ha detto oggi Petar Petkovic, capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo. Parlando in una conferenza stampa a Belgrado, Petkovic ha aggiunto che in serata il presidente serbo Aleksandar Vucic si recherà al confine fra Serbia e Kosovo (Belgrado parla di linea amministrativa, non riconoscendo la sovranità statale e l'indipendenza dei Pristina, ndr) per parlare con i rappresentanti serbi e indurli a rimuovere le barricate. Vucic, ha affermato Petkovic, ha già rivolto un invito ai serbi a porre fine alle proteste, e loro hanno detto di credere solo a lui (a Vucic) e alle sue garanzie.

I serbi, che protestano dal 10 dicembre scorso,

Petkovic ha al tempo stesso commentato positivamente la concessione degli arresti domiciliari a Dejan Pantic, l'ex agente serbo della polizia kosovara detenuto in Kosovo dal 10 dicembre con accuse di assalto alle sedi della commissione elettorale nel nord del Kosovo, di attacco a funzionari di polizia e di collusione con il terrorismo. E ha espresso soddisfazione per le assicurazioni date dalla Kfor, la Forza Nato in Kosovo, per le quali gli effettivi della Forza di sicurezza del Kosovo possono recarsi al nord solo con la previa autorizzazione della forza Nato.

Il primo ministro del Kosovo Albin Kurti lo scorso 15 dicembre ha annunciato a Praga la presentazione della domanda ufficiale di adesione all'Unione europea. 

Kosovo, perché sale la tensione?

Le nuove barricate consistono in camion carichi posizionati durante la notte a Mitrovica, città del Kosovo del nord divisa tra serbi e albanesi, che rappresentano la maggioranza dell'intero Kosovo. Come riporta l'agenzia AP è la prima volta dall'inizio della recente crisi che i serbi hanno bloccato le strade di una delle città principali. Finora le barricate erano state poste sulle strade che portano al confine tra Kosovo e Serbia. Il Kosovo ha chiesto alle forze di pace guidate dalla NATO di rimuovere le barriere e ha lasciato intendere che saranno le forze di Pristina a farlo se la KFOR non reagirà. Circa 4.000 forze di pace guidate dalla NATO sono già presenti in Kosovo dalla guerra del 1999 (anche militari italiani), che si è conclusa con la perdita del controllo del territorio da parte di Belgrado. Un eventuale intervento armato serbo in Kosovo potrebbe provocare una reazione delle forze NATO e quindi una pericolosa escalation nei Balcani.

Ecco, dunque, perché si parla di escalation e tensione che sta salendo.

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato di aver ordinato il massimo stato di allerta dell'esercito per «proteggere il nostro popolo (in Kosovo) e preservare la Serbia»Ha affermato che Pristina si sta preparando ad "attaccare" i serbi del Kosovo nel nord del Paese e a rimuovere con la forza alcuni dei blocchi stradali che i serbi hanno iniziato a erigere per protestare contro l'arresto di un ex ufficiale di polizia serbo del Kosovo.

«Per quanto riguarda il Kosovo, stiamo lavorando intensamente da mesi con una presenza sempre più forte dell'Italia e dei nostri militari a confine con la Serbia che sono portatori di pace e credo che i risultati si siano visti, ho ricevuto apprezzamenti. Oggi mi pare che la situazione sia meno tesa. L'Italia continua a inviare messaggi verso Serbia e Kosovo di non adottare iniziative unilaterali». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine dell'incontro con l'ambasciatore iraniano designato Mohammad Reza Sabouri alla Farnesina. «Ho sentito più volte il presidente serbo Vucic e il primo ministro kosovaro Kurti invitandoli a non compiere gesti unilaterali. Per noi, la stabilità della regione è fondamentale e continueremo a lavorare per questo, i nostri ambasciatori sono all'opera, rappresenta priorità e ce la metteremo tutta», ha aggiunto Tajani. «Vogliamo giocare un ruolo di portatori di pace in quell'area».

Kosovo, la richiesta di aiuto all'Europa

Il Ministero degli Esteri del Kosovo ha inviato una lettera ai Paesi membri dell'Ue perché adottino misure contro la Serbia e per chiedere che Bruxelles collabori alla risoluzione pacifica delle tensioni innescate nella zona settentrionale del Paese. Il documento, riferisce il sito di notizie Dukagjini, chiede alla comunità internazionale di spingere la Serbia a tornare al dialogo ed elenca in ordine cronologico gli ultimi incidenti susseguitisi nella zona settentrionale. «Nel migliore dei casi, la Serbia sta tentando deliberatamente di destabilizzare il Kosovo per evitare che avanzi il dialogo, specialmente nel contesto del nuovo piano proposto dall'Ue (appoggiato da Francia e Germania) per normalizzare le relazioni», dettaglia la lettera, secondo Dukagjini e Kosovo Online.

Il documento sostiene che l'escalation degli attacchi ricorderebbe il modus operandi che le autorità serbe utilizzarono per avviare conflitti armati negli anni Novanta. La lettera ricapitolerebbe anche le dispute che si sono succedute dallo scorso 10 dicembre, dalla costruzione di barricate da parte della comunità serba di Mitrovica, città nel nord del Kosovo, fino agli attacchi ai giornalisti dei media kosovari.

«Condanniamo energicamente le aggressioni ai giornalisti da parte di estremisti nel nord del Kosovo. Nelle ultime tre settimane i giornalisti sono stati attaccati ripetutamente da gruppi criminali che tentano di destabilizzare il Kosovo», ha detto via social la vice prima ministra e ministra degli Esteri kosovara, Donika Gervalla-Schwarz. «La comunità internazionale deve intervenire con urgenza su Belgrado e proteggere i media liberi. Questa storia deve finire. Ora», ha aggiunto.

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