Kiev salvata dalla trattativa segreta tra Putin e Zelensky? I possibili sviluppi militari e diplomatici della guerra

Kiev salvata dalla trattativa segreta tra Putin e Zelensky? I possibili sviluppi militari e diplomatici della guerra
di Gianandrea Gaiani
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Domenica 3 Aprile 2022, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Esaminare le prospettive militari del conflitto in corso in Ucraina da cinque settimane impone di considerare gli elementi noti ma anche di valutare la possibilità che ve ne siano alcuni ignoti o mantenuti segreti. Occorre inoltre prendere in considerazione le priorità dei protagonisti, i belligeranti russi e ucraini ma anche gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, cioè dei maggiori azionisti della Nato che stanno alzando il livello di tensione con Mosca puntando a inviare a Kiev armi sempre più impegnative e pesanti. Un contesto che si inserisce nello sviluppo delle trattative in Turchia tra delegazioni russa e ucraina di cui, facile sospettarlo, molti elementi sono rimasti riservati.

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Le opzioni in campo



Il rapido ripiegamento delle truppe russe dai fronti di Kiev e Chernihiv sembra indicare nelle ultime ore qualcosa di più di un semplice accorciamento del fronte dovuto a un avvicendamento dei reparti russi che dalla prima linea raggiungono le retrovie per rifornirsi e riposarsi. Se verranno confermate le notizie diffuse da Londra circa il ritiro delle truppe aviotrasportate russe dall'aeroporto di Gostomel, espugnato nelle prime ore di guerra il 24 febbraio, ci saranno elementi sufficienti per valutare quali possibili sviluppi militari o diplomatici si celino dietro una simile iniziativa. Difficile credere che le truppe russe lasceranno completamente l'area ripiegando a nord sul territorio bielorusso ma è indubbio che la pressione su Kiev si sia rapidamente affievolita e che gli ucraini abbiano potuto guadagnare terreno offrendo così una ghiotta opportunità al presidente ucraino.

 

Zelensky e Putin

Zelensky può sostenere che i russi si ritirano dai fronti «dove sono stati battuti» per concentrare le forze nel Donbass ma al di là dei toni propagandistici non si può non sospettare che il progressivo arretramento delle posizioni russe intorno alla capitale costituisca un regalo di Putin al suo omologo ucraino che potrebbe nascondere celare contropartite politiche o militari al momento difficili da definire.

Sul piano politico potrebbero riguardare l'accettazione di alcune condizioni poste da Mosca nelle trattative mentre sul piano militare gli ucraini potrebbero aver accettato di ritirare con onore le proprie truppe da alcuni settori in cui i russi hanno forze preponderanti.

Un'ipotesi che per ora resta tale ma che non può essere esclusa, da un lato perché è più che normale che in simili circostanze i belligeranti mantengano una parte delle trattative strettamente riservata anche tenendo conto che non tutti i protagonisti di questa guerra sembrano puntare a concluderla al più presto, come Stati Uniti e Gran Bretagna che sembrano puntare su una progressiva escalation.

Del resto fin dal primo arretramento delle forze russe che avevano raggiunto i sobborghi di Kiev è apparso chiaro che l'intera avanzata militare a est e a ovest della capitale non aveva l'obiettivo di conquistare o tanto meno distruggere la capitale ucraina ma solo di minacciarla per assorbire ingenti forze militari nemiche a sua difesa e per poter poi negoziare da una posizione di forza.

Nonostante la guerra, i lutti e le distruzioni, meglio non dimenticare che la Russia ha sempre continuato a rifornire di gas anche l'Ucraina e a garantire i servizi essenziali a Kiev, inclusa la distribuzione di energia elettrica e riscaldamento, che avrebbe potuto facilmente bloccare.

 



L'opzione più in voga in Occidente, nonché la più pubblicizzata in Ucraina, valuta invece che i russi si ritirino dalla regione di Kiev per raggruppare forze fresche tese a completare la conquista del Donbass, dove decine di migliaia di soldati ucraini resistono nelle postazioni della provincia di Donetsk da cui avrebbero dovuto lanciare l'assalto finale alle forze filo-russe. Oggi questa provincia è stata conquistata per ormai il 60 per cento dai militari russi e delle repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk.

Sul piano militare le condizioni per un'offensiva finale in questo settore ci sono tutte: gli ucraini sono ormai imbottigliati con pochi mezzi e forse anche poche munizioni. Da tempo continuano a perdere lentamente terreno e non hanno molte speranze di ricevere rinforzi o rifornimenti.

Inoltre i russi in questo settore hanno già avvicendato i reparti che hanno combattuto nel primo mese di guerra e stanno sminando ampie aree delle due province, stanno ricevendo rinforzi e altri giungeranno quando sarà caduta Mariupol: a quel punto la sacca in cui si trova il grosso dell'esercito ucraino, tra Slavyansk e Kramatorsk, potrà essere attaccata in forze anche da sud.

In trincea

Ciò nonostante non è detto che i russi puntino a snidare i nemici una trincea dopo l'altra. Gli ucraini infatti hanno postazioni ben consolidate e una battaglia metro per metro provocherebbe moltissime vittime tra attaccanti e difensori. Come a Mariupol, i russi potrebbero procedere lentamente attendendo la resa del nemico per esaurimento dei rifornimenti oppure la sorte di questa battaglia potrebbe venire decisa a tavolino, nell'ambito di trattative che consentano il ritiro oltre il Dnepr dei militari ucraini risparmiando così molte vite.

Dopo il fallito tentativo di fornire agli ucraini una trentina di caccia Mig 29 polacchi, stroncato dalle riserve poste dal Pentagono che paventava il rischio di un confronto militare con i russi, l'amministrazione Biden prova di nuovo a spingere sull'escalation della crisi in concomitanza con il procedere delle trattative tra russi e ucraini. La decisione di fornire altri 300 milioni di dollari di armi a Kiev che includono questa volta anche i droni suicidi e carri armati, sembra puntare a provocare nuovamente la Federazione Russa.

Se le armi fornite finora, migliaia di missili antiaerei e anticarro, avevano dimensioni tali da risultare facilmente trasportabili senza dare nell'occhio, il programma statunitense per reperire dagli alleati carri di tipo sovietico già ben noti ai militari ucraini rischia di portare la Nato, e soprattutto i suoi partner europei, a un passo dalla belligeranza. La possibilità per gli Usa di reperire carri armati di questo tipo in Europa dipende infatti dalla disponibilità degli eserciti Nato di Ungheria, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Repubblica Ceca di cedere a Kiev i carri armati T-72 ereditati dall'epoca in cui queste nazioni facevano parte del Patto di Varsavia e presenti ancora in oltre un migliaio di esemplari tra carri in servizio e in riserva. Facile immaginare che una simile operazione porterebbe automaticamente all'incremento dei bombardamenti missilistici russi sulle basi in Ucraina Occidentale dove armi e mezzi affluirebbero dalla Polonia.

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