Kabul, la grande fuga. Cina e Russia in campo: «Dialogo con i Talebani»

Kabul, la grande fuga. Cina e Russia in campo: «Dialogo con i Talebani»
di Anna Guaita
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Giovedì 26 Agosto 2021, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 14:45

Poche ore dopo la fine del summit del G7, Russia e Cina hanno tenuto un loro appuntamento virtuale sul tema Afghanistan, il primo da quando i Talebani hanno preso possesso di Kabul. Il presidente cinese Xi Jinping e il collega russo Vladimir Putin sembrano oramai perfettamente in sintonia sul ruolo «costruttivo» che i loro Paesi possono avere sulla crisi afghana. Contrariamente ai Paesi del G7, né Cina né Russia hanno espresso allarme per la sorte degli afghani dissidenti intrappolati sotto il dominio talebano, né si sono fatte avanti per offrire ospitalità alle migliaia di afghani in fuga da Kabul in un esodo di dimensioni epiche che oramai ha portato fuori dal Paese quasi 90 mila persone.

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Invece Mosca e Pechino condividono la forte determinazione di collaborare con i militanti islamici e di assicurarsi che il Paese venga presto stabilizzato. Xi ha chiaramente ribadito l'intenzione cinese di «non intervenire e di rispettare la sovranità e l'indipendenza afghana», mentre Putin si è augurato che i due Paesi trovino «terreno comune» per evitare che l'Afghanistan diventi «punto di partenza di traffico di droga e terrorismo». Un rischio, quest'ultimo, quanto mai verosimile se è vero come i comandi militari Usa hanno confidato ai giornalisti, che c'è una minaccia «molto specifica» di possibili attentati suicidi del gruppo ultra-estremista Isis-K all'aeroporto di Kabul, tanto che la minaccia ha creato una inattesa alleanza del momento fra le forze Usa e i Talebani, anch'essi ansiosi di tenere a bada il gruppo nemico.

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Dal canto loro Russia e Cina hanno in comune il fatto di confinare con l'Afganistan e temono tutte e due che la violenza e l'estremismo possano sfociare nei loro Paesi.

Xi in particolare si è detto pronto a collaborare con altri Paesi, Russia inclusa, per «incoraggiare tutte le parti in Afghanistan a formare una struttura politica inclusiva, senza contatti con il terrorismo». Rimane da vedere se questa disponibilità di Russia e Cina si potrà tradurre in un qualche intervento delle Nazioni Unite, in una possibile iniziativa umanitaria internazionale alla quale il presidente Biden ha fatto cenno martedì pomeriggio.

 


LE NAZIONI UNITE
L'Onu manda continui messaggi di allarme sulla crisi che le televisioni non coprono, prese come sono dalla fuga dei disperati in atto all'aeroporto di Kabul. Nel resto del Paese manca il cibo, e «un afghano su tre ha fame». Miracolosamente, il programma alimentare dell'Onu ha continuato a portare aiuto a circa 80 mila persone in provincia e nelle campagne, pur nel mezzo dell'avanzata dei Talebani e del ritiro delle truppe Usa. Gli esperti ammoniscono però che anche l'economia afghana, basata sul contante, è al collasso, mentre le banche rimangono chiuse e gli aiuti internazionali sono congelati. Quello che succede nel resto del paese però rimane un mistero, perché non ci sono più giornalisti indipendenti.

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Corrono voci di violenze, mentre i leader talebani le negano, o comunque le fanno dipendere dal fatto che la «sicurezza è ancora nelle mani di giovani combattenti inesperti».
La paura di quel che il regime potrebbe essere spingerebbe ancor migliaia di persone a cercare la fuga, se non fosse che la strada per l'aeroporto è ora aperta solo ai cittadini stranieri e ai detentori di visto. L'esodo oramai funziona con precisione cronometrica: un aereo ogni 39 minuti decolla dall'aeroporto, e nella giornata di martedì a volar via sono state 19 mila persone, quasi tutte afghane. Rimangono nel Paese circa 1500 americani, ma non a Kabul. I militari Usa hanno già lanciato tre missioni con elicotteri per portarne in salvo circa 200. E Biden si è impegnato a salvarli tutti. Ma l'idea di raggiungere quelli in provincia pare irrealizzabile, a meno che Biden non metta in atto il piano B che ha chiesto al Pentagono di preparargli, se «si rendesse necessario». Il segretario di stato Usa Antony Blinken, inoltre, ha fatto sapere che i Talebani si sono impegnati a lasciar partire gli americani e gli afghani a rischio anche dopo il 31 agosto.
 

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