Afghanistan, i talebani preparano la "grande festa" a Kabul. E arrivano gli Haqqani, la tribù più sanguinaria

Afghanistan, i talebani preparano la "grande festa" a Kabul. E arrivano gli Haqqani, la tribù più sanguinaria
di Giuseppe Scarpa
5 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Agosto 2021, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 09:58

I talebani preparano la loro festa a Kabul. I fondamentalisti stanno organizzando la cerimonia di insediamento nella Capitale per celebrare la presa di potere del Paese, lo apprende Il Messaggero da fonti qualificate che spiegano: «Proprio per organizzare questo evento martedì a Kabul (alle 17.00 ora italiana) alla testa di 500 miliziani è entrato in città Sirajuddin Haqqani, uomo forte dei talebani». Nelle stesse ore il mullah Abdul Ghani Baradar, la guida del movimento, con ogni probabilità il futuro Emiro dell'Afghanistan, con un volo della Qatar Air Force decollato da Doha, era atterrato a Kandahar, seconda città del Paese. L'ingresso nella Capitale di Sirajuddin Haqqani è fondamentale. I suoi uomini sono considerati la spina dorsale militare dei talebani. Sirajuddin è il capo della rete Haqqani: figlio del celebre comandante della jihad antisovietica, Jalaluddin Haqqani, Sirajuddin è il numero 2 dei talebani e il leader della potente tribù che porta il nome della sua famiglia.

Afghanistan, spari sulla folla e statue giù: ecco il vero volto dei Talebani

Chi sono gli Haqqani

La rete Haqqani, fondata dal padre, è ritenuta terroristica da Washington, che l'ha sempre considerata una delle fazioni più pericolose per le truppe Usa e Nato durante due decenni. Il gruppo è noto anche per l'utilizzo dei kamikaze, che hanno messo a segno gli attentati tra i più devastanti perpetrati in Afghanistan negli ultimi anni.

Inoltre Sirajuddin Haqqani è stato accusato dell'uccisione di alcuni importanti dirigenti afghani e di aver trattenuto degli occidentali, ostaggi poi liberati dietro pagamento di un riscatto o in cambio di prigionieri. È successo, ad esempio, con il soldato americano Bowe Bergdahl, tornato libero nel 2014 in cambio di cinque detenuti afghani nel carcere di Guantanamo. Conosciuti per la loro indipendenza, la loro abilità a combattere e a realizzare fruttuosi affari, gli Haqqani sarebbero responsabili delle operazioni dei talebani nelle zone montuose dell'Est dell'Afghanistan e avrebbero una forte influenza sulle decisioni prese dai vertici del movimento.

La resistenza

Tuttavia c'è chi combatte il nuovo potere. Nel Panjshir il figlio del leggendario comandante Massoud, Ahmad, rompe gli indugi e annuncia la nascita di un fronte armato contro i nuovi padroni di Kabul. « Abbiamo tante armi, che abbiamo immagazzinato negli anni sapendo che questo giorno poteva arrivare», scrive lo stesso Massoud in un appello pubblicato dal Washington Post. «Abbiamo anche le armi di chi si è unito a noi nelle ultime 72 ore, e i soldati dell'esercito che hanno rifiutato di arrendersi, disgustati dalla decisione dei loro comandanti» di abbandonare città e villaggi davanti all'avanzata talebana.

Nella Valle, «sventolerà la bandiera dell'Alleanza del Nord» quella issata dal padre nel 1996 contro i Talebani. «Gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lasciato il campo di battaglia, ma l'America può ancora essere un grande arsenale per la democrazia come disse Franklin Roosevelt», avverte Massoud, «Le nostre disponibilità militari non dureranno per sempre, finiranno velocemente finché i nostri amici in Occidente non troveranno una strada per equipaggiarci senza ulteriori ritardi», è il suo appello.

Talebani, chi guida gli "studenti coranici" che hanno preso l'Afghanistan? Da Akhundzada a Baradar

Il Panjshir

«Noi afghani dobbiamo dimostrare che questo non è il Vietnam e i talebani non sono affatto i Vietcong», ha tuonato lanciando la chimata a «unirsi alla resistenza». Nel suo scritto, Massoud parla di altri militari «in cammino verso la Valle» e anche di «unità delle Forze speciali che si sono già unite alla lotta». Le notizie di questo esodo militare erano iniziate a spuntare nei giorni scorsi in molti resoconti e soprattutto sui quotidiani indiani: molti ufficiali afghani sono stati infatti addestrati a New Delhi. «C'è ancora speranza, combatteremo», riferiva uno di questi soldati: «Sono nascosto, i talebani mi cercano. Mio fratello è già arrivato in Panjshir, io non sono riuscito ancora». Secondo alcune fonti sarebbero centinaia, addirittura «migliaia» gli afghani che si sono rifugiati nella Valle, e quelli che ci si stanno dirigendo, non riuscendo a lasciare il Paese. Molti altri ancora inseguono la speranza, la leggenda del passato e vanno in Panjshir per combattere. E hanno trovato qualcuno disposto a farlo: «Non importa cosa succeda, con i mujaheddin difenderemo il Panjshir, ultimo bastione della libertà afghana», promette il figlio del comandate Massoud.

 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA