Juncker: «Alcuni ministri italiani sono bugiardi». Poi a Conte: «Crescita, fate di più»

Juncker: «Alcuni ministri italiani sono bugiardi». Poi a Conte: «Fate di più»
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Martedì 2 Aprile 2019, 19:44 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 07:08

L'economia italiana «continua a regredire», dice Jean Claude Juncker. La crescita sarà sotto zero, insiste Angel Gurrìa. Il presidente della commissione Ue e il segretario dell'Ocse portano a Palazzo Chigi e al Quirinale le loro «preoccupazioni» per lo stato dell'economia italiana. Juncker auspica «sforzi supplementari» per «mantenere in vita» la crescita. E attacca i ministri italiani: sono «bugiardi». Il rallentamento era «previsto» e il governo ha già preso le contromisure, assicura il premier Giuseppe Conte. «Siamo convintissimi delle nostre scelte», afferma Matteo Salvini. 

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Ma il clima nel governo è assai teso, a una settimana dall'atteso varo del Def che dovrebbe certificare una crescita in netto calo rispetto all'1% previsto. Il Pil tendenziale sarà allo 0,1% ma sul dato programmatico, che sarà stimato più alto di qualche decimale per effetto del decreto crescita, già si litiga, in particolare tra M5s e il ministro Tria. In una dinamica che il Quirinale segue con qualche preoccupazione. Viene vissuto dai parlamentari di maggioranza quasi come un assedio, quello degli istituti internazionali. Gurrìa, dopo aver incontrato Conte, dice di non essere riuscito a far cambiare idea al premier: per l'Ocse la crescita italiana sarà sotto lo zero, per l'Italia più alta. Juncker è ben più duro e, se concede una sponda sul supplemento di riflessione chiesto da Roma sulla Tav, sulla necessità di agire per evitare la stagnazione (o peggio) è ben più netto.

Lo dice a Conte e anche in conferenza stampa. Poi in un'intervista radiofonica si spinge oltre: «Alcuni ministri italiani sono bugiardi quando non rivelano i fondi europei dati all'Italia», attacca il presidente uscente, cui i gialloverdi non hanno risparmiato affondi. Conte però tiene il punto: la frenata, dice, era «prevista» in relazione al «rallentamento globale». E aggiunge che sui conti pubblici «l'impalcatura non cambia». Dice bene il premier, secondo Salvini, in veste moderata. In settimana, forse giovedì, «confidiamo di approvare» - spiega Conte - il decreto crescita, in cui dovrebbero finire le norme per i risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie. Se si sommano quelle misure allo sblocca cantieri (ma il testo non è chiuso: M5s e Lega ancora litigano), ai 15 miliardi di investimenti previsti, alle deleghe sulla semplificazione e agli effetti previsti da quota 100 e reddito di cittadinanza, la crescita sarà superiore a quella stimata dagli osservatori, assicura il premier, che in mattinata riunisce Tria, Moavero, Fraccaro e Giorgetti sull'export.

Ma il percorso che porterà, attraverso il decreto crescita, al varo del Def, è tutt'altro che lineare.
La tensione è altissima tra M5s e Giovanni Tria. La vicenda della consigliera del ministro, Claudia Bugno, che il M5s chiede di allontanare dallo staff del ministero, è solo - raccontano - la punta di un iceberg. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella starebbe seguendo con preoccupazione quello che emerge in questi giorni. I partiti di maggioranza sono consapevoli che il capo dello Stato non vedrebbe di buon occhio la sostituzione del ministro dell'Economia. Rischia di essere destabilizzante per l'intero governo, concordano dalla Lega. E Salvini sostiene che l'ipotesi non esiste. Ma nel clima confuso della campagna elettorale, il timore del Colle è che si perda di vista il quadro complessivo. Il governo sta facendo quanto deve, assicura Conte. Ma al ritorno dalla sua visita in Qatar il premier si troverà a fronteggiare nuove grane. Lo scontro tra M5s e Tria emerge infatti anche nel pre-consiglio dei ministri, con i tecnici dei ministeri M5s che bloccano la bozza di decreto crescita presentata da via XX settembre perché non contiene alcune norme chieste da Luigi Di Maio. Per non parlare delle riunioni preparatorie del Def: i Cinque stelle vorrebbero il pil programmatico più in alto di quanto stimato dai tecnici di Tria. E così l'asticella oscilla tra uno striminzito 0,3% e un ben più ampio 0,6 o 0,7%. Anche la Lega vuole fissare l'asticella più su, ma per ora si tiene prudente, nell'attesa di capire come evolve lo scontro M5s-Tria. La miccia è pronta a riesplodere giovedì al senato col voto delle mozioni sull'oro di Bankitalia: M5s caldeggia il parere positivo del governo, il Mef frena.

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