Assange, il fondatore di Wikileaks adesso trema: sì della Corte di Londra all'estradizione in Usa

Il governo americano si è impegnato a fargli scontare la pena in Australia

Assange adesso trema: sì della Corte di Londra all'estradizione in Usa
di Anna Guaita
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Sabato 11 Dicembre 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 11:29

Julian Assange potrebbe essere presto trasferito negli Usa per rispondere dell'accusa di spionaggio per aver diffuso documenti top-secret. Una corte d'appello britannica ha aperto la strada all'estradizione con una sentenza che ribalta quella di primo grado che l'aveva bloccata nel timore che Assange tentasse il suicidio se obbligato ad affrontare la legge americana.

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LE PROMESSE

La Corte d'Appello ha accolto le promesse del governo americano, che si è impegnato a rispettare alcuni punti cruciali per il benessere del 50enne australiano, e cioè che le sue comunicazioni con gli avvocati non saranno limitate o monitorate, che non sarà rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, che avrà accesso alle necessarie cure mediche e che avrà il permesso di tornare nella natia Australia per scontare lì la sua pena se condannato. I sostenitori di Assange, in particolar modo la sua compagna e madre dei suoi due bambini, Stella Moris, hanno espresso totale scetticismo sulle promesse americane, e hanno invitato a continuare a combattere per Assange, il cui caso presumibilmente verrà portato davanti alla Corte Suprema britannica.

 

Anche organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International hanno avuto reazioni sgomente: «Se estradato negli Stati Uniti - ha detto Nils Muinieks, direttore per l'Europa di Amnesty International - Assange non solo rischia un processo per accuse sulla base dell'Espionage Act ma anche gravi violazioni dei diritti umani».

Indubbiamente Muinieks ricorda come venne trattato a suo tempo il caporale che fu complice di Assange nella pubblicazione di mezzo milione di documenti della guerra in Iraq e Afganistan, Bradley Manning, che venne in effetti rinchiuso in un carcere di massima sicurezza e condannato a 35 anni di carcere. Tuttavia per Bradley le cose sono migliorate, dopo che fu trasferito in un carcere normale, dove poté avere accesso alla terapia ormonale sostitutiva per diventare donna. Dopo la transizione, diventata Chelsea, l'ex caporale ebbe la sua pena ridotta a sette anni dal presidente Obama, che la liberò nel 2017. Certo è anche vero, come denunciano i sostenitori di Assange, che negli anni della presidenza Trump, la Cia aveva addirittura studiato la possibilità di entrare nell'ambasciata dell'Ecuador, dove l'australiano aveva trovato asilo, per rapirlo e trasferirlo negli Usa a forza, o addirittura ucciderlo. E nessuno può garantire che l'impegno preso dall'Amministrazione Biden con la giustizia britannica circa il trattamento umano e trasparente di Assange non potrebbe un giorno essere dimenticato se Trump o uno dei suoi fedelissimi dovesse essere eletto presidente nel 2024. Trump aveva espresso un particolare odio per Assange, fatto strano considerato che Wikileaks si era alleata con gli hacker russi nelle interferenze elettorali del 2016 che contribuirono alla sconfitta di Hillary Clinton e al successo proprio della candidatura di Trump.

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I documenti

Assange tuttavia non è stato incriminato per le interferenze con il diritto di voto degli americani, riconosciute nel Rapporto Mueller, ma per la diffusione di centinaia di migliaia di documenti sulle due guerre cominciate da George Bush nel 2001 e nel 2003, quella contro l'Afghanistan e l'Iraq. La documentazione consegnata da Manning ad Assange nel 2010 portò alla luce gravissimi crimini di guerra, e in particolare bombardamenti di civili camuffati poi da bombardamenti legittimi, e anche casi di tortura e feroce maltrattamento di prigionieri. Il governo americano accusa Assange di aver violato le leggi sullo spionaggio, e nega categoricamente che l'australiano abbia lavorato da giornalista, come affermano i suoi sostenitori, perché nel rivelare i fatti non ha protetto le fonti, esponendo così innocenti informatori alle vendette del tiranno Saddam Hussein in Iraq e dei talebani in Afghanistan.

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