Epstein, in un libretto nero la rete di amici e soci d'affari

Epstein, in un libretto nero la rete di amici e soci d'affari
di Anna Guaita
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Martedì 13 Agosto 2019, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 23:41

L'indignazione e i sospetti sul suicidio di Jeffrey Epstein non diminuiscono. Il fatto che il Metropolitan Correctional Center abbia permesso che il miliardario pedofilo rimanesse solo in cella, non controllato con regolarità dai secondini ha spinto lo stesso ministro della Giustizia, William Barr, ieri mattina a dichiarare ufficialmente che si sono verificate «irregolarità», e che esse sono motivo di «preoccupazione». Il ministro ha assicurato che verrà condotta una «indagine completa, e si andrà a fondo». Inutile dire che negli ultimi giorni ogni possibile teoria complottista è esplosa sui social. C'è chi sostiene che si è trattato di un omicidio, chi sostiene che Epstein è stato «volutamente ignorato» dalle guardie per compiacere nomi potenti, e chi sospetta che sia stato proprio lui a pagare i secondini perché lo lasciassero solo e gli concedessero di togliersi la vita invece che rischiare 45 anni di carcere per sfruttamento di minorenni, stupro, molestie, sequestro di persona.

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GARA DI HASHTAG
L'estrema destra sospetta che sia stato Bill Clinton in qualche modo a manovrare dietro le quinte per la morte di Epstein, frange anti-Trump insinuano che invece ci sia lo zampino del presidente. In internet si è scatenata una gara fra gli hashtag #ClintonBodyCount e #TrumpBodyCount, fra gli uni e gli altri. Sia l'ex presidente che l'attuale presidente sono stati molto amici di Epstein, e prima che questi venisse arrestato la prima volta, nel 2007. Teorie più realistiche spiegano che le guardie erano stanche, e che quella notte nell'ala di Epstein ce n'era una sola di servizio per la quinta notte consecutiva. Non c'erano telecamere, e la stessa autopsia per ora non appare conclusiva, tanto che il medico legale ha avvertito che ha bisogno di ulteriori accertamenti. Intanto però l'inchiesta sulla tratta di giovanette non finisce. Il ministro Barr ha promesso ieri di continuare l'inchiesta: «Chiunque sia stato complice dovrà risponderne. Le vittime meritano giustizia e la riceveranno». Ma chi è stato complice? Da anni intorno a Epstein sono girati nomi dell'alta finanza, dello spettacolo, della politica, molti dei quali sono probabilmente entrati in contatto solo superficialmente con Epstein come capita in una società esclusiva com'è quella dei super ricchi di New York, Miami, Parigi, Londra. Gli inquirenti devono andare con i piedi di piombo, perché se alcune delle ragazze sfruttate da Epstein hanno testimoniato e fatto nomi, ci sono anche carte processuali che elencano individui che paiono essere solo partner in business, o conoscenze occasionali.

AFFARI E INVITI
Nel 2015, dopo che Epstein aveva finito la sua prima condanna, la sua vita sociale era rientrata nella solita routine. Molti nomi illustri erano tornati a fare affari con lui, e a accettare suoi inviti. Ma dietro le quinte varie ragazze stavano facendogli causa, e nell'ambito delle indagini era comparso un libretto nero che il maggiordomo Alfredo Rodriguez aveva tenuto. Nel libretto compaiono nomi e indirizzi di individui ai massimi livelli mondiali, alcuni anche deceduti, come il senatore Ted Kennedy e il premio Nobel per la pace Eli Weisel. Vi sono citati Donald Trump e Bill Clinton, Mick Jagger e Courtney Love, Richard Bronson e Tony Blair, Henry Kissinger e Rupert Murdoch. C'è anche l'ex primo ministro israeliano Ehud Barak. Ma proprio il suo nome deve invitare alla prudenza: Barak era entrato in affari con Epstein, nel 2015, ma quando ha saputo dei suoi torbidi affari assicura ha troncato ogni rapporto.
 

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