«Italiani mafiosi per genetica», bufera sulla vicepresidente dell'Argentina, ma non l'ha mai detto

Cristina Fernandez de Kirchner
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Mercoledì 12 Febbraio 2020, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 20:44

Un'accusa della vicepresidente argentina Cristina Fernández Kirchner sull'origine della «persecuzione» da lei subita durante il governo del presidente italo-argentino Mauricio Macri, e riferita all'esistenza di una «componente mafiosa» fra gli antenati di questo, si è prestata ad equivoci fino ad essere trasformata nella frase su «una genetica mafiosa degli italiani», mai pronunciata dalla Kirchner. Il corto circuito ha fra l'altro suscitato varie reazioni politiche, fra cui quelle del presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, e del presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, che hanno definito «inaccettabili e farneticanti» le insinuazioni, chiedendo le scuse ufficiali della Kirchner.

In realtà, presentando giorni fa la sua autobiografia 'Sinceramentè nella Fiera del Libro di L'Avana, la vicepresidente argentina ha proposto la sua interpretazione della natura della «persecuzione» da lei denunciata durante gli anni di Macri alla Casa Rosada. In America latina, ha detto, «si è utilizzata una 'lawfarè, una persecuzione degli oppositori politici di un governo, a partire dall'apparato giudiziario». E, ha proseguito, «in Argentina si è manifestata con una caratteristica aggiuntiva: una componente mafiosa e mirata contro la mia famiglia ed i miei figli».

Poi l'allusione a Macri, senza mai nominarlo: «Deve essere questa componente mafiosa degli antenati di chi è stato... come ha scritto un noto giornalista (Horacio Verbitsky, ndr.) su 'Pagina 12', quando ha menzionato la 'ndrangheta italiana. Devono essere questi antenati...». Il riferimento all'origine della famiglia dell'ex presidente Macri (in realtà Macrì) e il fatto che suo nonno Giorgio Macri, nato a Polistena, in Calabria, era cugino di 'Zu 'Ntoni Macrì', leader storico della 'ndrangheta calabrese, sono spesso stati evocati in passato in Argentina. Oltre al saggio di Verbitsky, c'è stato anche il volume del giornalista Rocco Carbone 'Mafia Capital - Cambiemos: las logicas ocultas del poder'.

Quando si sono manifestate le prime reazioni della comunità italiana alle parole pronunciate dalla vicepresidente a Cuba, il presidente della Repubblica Alberto Fernández per fugare ogni dubbio ha voluto ricevere l'ambasciatore d'Italia, Giuseppe Manzo, a cui ha riferito i risultati dei suoi incontri con il presidente Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte. Cogliendo tra l'altro l'occasione per sottolineare il contributo della comunità italiana e dei suoi valori allo sviluppo dell'Argentina. Un Paese con un numero enorme di cittadini (ed elettori) di origini italiane che un politico da queste parti non si sognerebbe mai di insultare.

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