Israele, si dimette il ministro della difesa Lieberman: «Cessate il fuoco è una resa al terrorismo»

Israele, si dimette il ministro della difesa Lieberman: «Cessate il fuoco è una resa al terrorismo»
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Mercoledì 14 Novembre 2018, 12:31 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 14:29
il ministro israeliano della Difesa Avigdor Lieberman si è dimesso oggi dal suo incarico in aperta opposizione alla scelta del premier Benyamin Netanyahu di andare ad una tregua con Hamas a Gaza. «Quello che è successo ieri, il cessate il fuoco, è stato una resa al terrorismo», ha accusato Lieberman in una conferenza stampa.

«Avremmo dovuto rispondere in ben altra maniera - ha insistito -. Abbiamo dato prova di debolezza e tutto questo si rifletterà anche sugli atri fronti». Hamas da Gaza ha esultato per l'abbandono del ministro: «È un riconoscimento della sua sconfitta per mano della resistenza palestinese», ha affermato il portavoce Sami Abu Zuhri. Lieberman tuttavia non si è solo dimesso ma ha anche chiesto immediate elezioni anticipate, visto che il suo partito 'Israel Beitenu' (Israele casa nostra) uscirà dalla coalizione di governo, lasciando l'attuale maggioranza su cui si regge Netanyahu alla Knesset con 61 voti su 120: uno solo in più del quorum.

Nel momento stesso in cui Lieberman - da più parti considerato un falco ma anche un politico pragmatico dall'ampio serbatoio di voti nell'elettorato di origine russa - ha reso pubblica la sua mossa sono cominciate le grandi manovre per tenere in vita il governo. Netanyahu, a quanto è trapelato in queste ore, non ha nessuna intenzione di mollare. Anzi, secondo il suo ufficio ha già avviato consultazioni con i leader dei partiti della coalizione e con i maggiorenti del Likud, la sua formazione. L'obiettivo è quello di puntellare in qualche modo l'attuale governo fino alla scadenza naturale del mandato nel 2019.

Ma le prime grane sono cominciate immediatamente: il partito nazionalista religioso Focolare ebraico, vicino al movimento dei coloni, ha posto un ultimatum: o il suo leader Naftali Bennett - attuale ministro dell'Economia - va alla Difesa o salta del tutto il governo. Richiesta spinosa, visto che Bennett, insieme a Lieberman, è il ministro che nel Consiglio di difesa di ieri si è opposto in maniera veemente al premier per il cessate il fuoco con Hamas. Ora spetta a Netanyahu - che al momento sembra avere con sé solo i partiti religiosi e che ha rivendicato «la scelta difficile» su Gaza - risolvere il rebus. Ma che Lieberman, secondo molti commentatori, abbia aperto la strada per un voto anticipato si dà per scontato.

Del resto è stato lo stesso ex ministro della Difesa - entrato a sorpresa nel governo nel maggio del 2016 togliendo l'incarico a Moshè Yaalon - a spiegare i motivi del dissenso sempre più ampio con il premier: a cominciare dal «mancato sgombero del villaggio beduino di Khan al Ahmar» in Cisgiordania, avversato da Ue e Onu, al «combustile del Qatar» fatto entrare a Gaza.
Ma i «due punti di svolta» che lo hanno spinto alle dimissioni, ha spiegato, «sono stati il trasferimento ad Hamas di 15 milioni di dollari da parte del Qatar, e questo significa che abbiamo versato soldi ai terroristi, e la tregua di ieri, dopo che loro hanno sparato 500 razzi». E come ieri sera a Sderot - cittadina bersagliata dai razzi di Hamas - la gente è scesa in strada in protesta contro il cessate il fuoco
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