Isole Salomone e Cina, il patto che preoccupa gli Stati Uniti e ridisegna gli equilibri nel Pacifico

Salomon, ex protettorato britannico, nel 2019 ha interrotto i rapporti diplomatici con Taiwan

Xi Jinping, presidente cinese
di Stefania Piras
5 Minuti di Lettura
Domenica 24 Aprile 2022, 13:23 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 14:09

Mille, microscopiche e in mezzo all'oceano, eppure importantissime. Strategiche perché in grado di ospitare la prima base militare cinese nel Pacifico. Le isole Salomone sono entrate al centro di una contesa tra pesi massimi: Stati Uniti e Cina. Si candidano a diventare la Gibuti del Pacifico perché sono entrate nei desiderata di Xi Jinping. Segno che la Cina si sta muovendo nel Pacifico a caccia di aree dove può espandere la sua influenza e proprio nei giorni scorsi Pechino e le isole Salomone, arcipelago vicino all'Australia, hanno siglato un patto di sicurezza dai contorni poco «trasparenti», accusano gli Stati Uniti, che autorizza il dispiegamento di polizia e navi cinesi. Una mossa che preoccupa non solo Washington ma anche Parigi (per i vicini territori francesi della Nuova Caledonia) e Canberra. E che ha preso in contropiede la delegazione Usa formata da Kurt Campbell, il massimo funzionario della Casa Bianca per l'Asia, e Daniel Kritenbrink, l'assistente segretario di stato per gli affari dell'Asia orientale e del Pacifico. La delegazione ha incontrato il primo ministro Manasseh Sogavare a Honiara, la capitale. Prima di questo appuntamento, gli statunitensi hanno fatto tappa in altri territori chiave del Pacifico, tra cui Hawaii, Fiji, Papua Nuova Guinea. I dirigenti americani hanno cercato di ricucire, promettendo di riaprire presto un'ambasciata e altri interventi di cooperazione. Ma hanno anche ammonito che gli Stati Uniti «risponderanno di conseguenza» se saranno fatti passi per stabilire una base o una presenza militare permanente. Sarebbe la prima base militare cinese nel Pacifico. 

Ma perché sono così importanti queste isole? Siamo nel sud del Pacifico, le Isole Salomone sono una nazione di 700.000 persone, e circa mille isole, che ha ottenuto l'indipendenza nel 1978. Prima erano sotto un protettorato britannico. Si trovano a meno di 1.300 miglia dall'Australia ma anche su rotte di navigazione strategiche tra gli Stati Uniti e l'Asia. Qui non c'è l'ombrello della Nato ma un'alleanza molto simile e di recentissima stipula: Aukus. Si tratta di un patto tra Usa, Gran Bretagna e Australia per contenere la Cina in questa specifica regione. 

Le relazioni tra gli Stati Uniti e quelle che oggi sono le Isole Salomone iniziarono alla fine del XIX° secolo, quando le navi statunitensi iniziarono a fermarsi lì. Durante la Seconda Guerra Mondiale sono state teatro di intense battaglie tra le forze statunitensi e giapponesi, in particolare sull'isola di Guadalcanal. 

Kurt Campbell è arrivato tardi: durante la sua visita avrebbe dovuto mettere in guardia Sogavare contro l'accordo, i cui dettagli non sono stati rivelati pubblicamente, ma questo era già stato anticipato giorni prima della sua visita quando Pechino e Honiara hanno annunciato di averlo già firmato. Secondo una bozza trapelata online a marzo, l'accordo permette alla Cina di inviare polizia e forze armate alle Isole Salomone «per aiutare a mantenere l'ordine sociale» (viste le proteste dei mesi scorsi) e alle navi da guerra cinesi di fare scalo lì. Alla luce di questo accordo, dunque, si capisce perché gli Stati Uniti intendano presidiare di più le isole e hanno detto che prevedono di riaprire la loro ambasciata per la prima volta dal 1993.

Taiwan denuncia: incursione di jet militari cinesi nella nostra area di difesa. Pechino: dagli Stati Uniti un «segnale sbagliato»

Una base no per ora ma un'ambasciata "avanzata" sì - La Cina ha un grande edificio dell'ambasciata a Honiara, con un grande spazio che può ospitare attività di polizia, intelligence, e personale militare. Sogavare ha affermato che «la Cina non creerà una base». Ma non basta una frase a rassicurare e a calmare i nervi tesi degli Stati Uniti. Anne-Marie Brady, un'esperta di Cina all'Università di Canterbury in Nuova Zelanda, dice che l'accordo che hanno firmato insieme Cina e Isole Salomon ha un obiettivo molto preciso: «contrastare la strategia di contenimento degli Stati Uniti nell'Indo-Pacifico». «Ma minaccia anche direttamente la sicurezza e l'autonomia degli stati insulari del Pacifico, così come l'Australia e la Nuova Zelanda», ha aggiunto. Scrive inoltre che nell'arcipelago la Cina ha assegnato il contratto a un'impresa statale cinese per costruire uno stadio sportivo da 74 milioni di dollari, un elefante bianco perché le Salomone possano ospitare i Giochi del Pacifico del 2023. 

I vicini di casa delle Salomon - Il presidente degli Stati Federati di Micronesia David W. Panuelo ha implorato Sogavare di considerare le «profonde e gravi implicazioni di sicurezza» dell'accordo con la Cina.

 

Perché flirtano con la Cina - Le Isole Salomone si sono avvicinate alla Cina sotto l'attuale presidente Sogavare che ha dato una grande gioia a Pechino nel 2019, quando ha interrotto i legami diplomatici (di lunga data) con Taiwan. Secondo Sogavare, il patto di sicurezza con Pechino è necessario in parte perché la polizia cinese possa proteggere le infrastrutture finanziate dalla Cina. 

Proteste anti cinesi - Nelle isole Salomone, l'anno scorso, tra novembre e dicembre, sono scoppiate rivolte contro il governo, accusato di corruzione e di aver svenduto il paese a interessi stranieri. Durante le proteste i manifestanti hanno cercato di bruciare la residenza privata del primo ministro Manasseh Sogavare, e di assaltare il parlamento ma la polizia è intervenuta con i lacrimogeni e li ha dispersi. Ci sono stati quattro morti. Dettaglio non trascurabile: le proteste sono state molto intense nei quartieri dove vive e si espande la comunità cinese. L'Australia rispose inviando forze di pace in base al suo accordo di sicurezza con le Salomon. 

Usa-Cina, telefonata e tensioni su Russia e Taiwan: «Rischio di destabilizzazione nei rapporti»

© RIPRODUZIONE RISERVATA