Iran, la campionessa di scacchi gioca senza velo. Raisi: «Nessuna pietà per chi protesta». E Tajani convoca l'ambasciatore: situazione grave

La mossa di Sara Khademalsharieh per protestare contro la repressione

Sara Khadem, la campionessa di scacchi che gioca il mondiale senza velo (foto Iran International)
di Francesca Pierantozzi
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Martedì 27 Dicembre 2022, 14:01 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 08:15

Nel 2019, quando Mitra Hejazipour si era presentata a un incontro dei mondiali di scacchi a Mosca senza velo, la federazione nazionale iraniana aveva liquidato la cosa come una non notizia: «È fuori, non rappresenta il suo paese, a rappresentare l'Iran ci sono le nostre campionesse Atousa Pourkashyan e Sara Khademalsharieh». Ieri, ai mondiali di Almaty, in Kazakistan, Atousa, 37 anni, ha giocato sotto la bandiera americana, e Sara, 25, senza hidjab. Sorriso ai fotografi, capelli neri con riga da un lato, lunghi oltre le spalle. Ennesimo gesto di una rivoluzione che non finisce. I giornali on line Khabarvarzeshi e Etemad hanno pubblicato per primi le foto, senza nemmeno citare il risultato della prestazione scacchistica di Sara. Solo il suo capo scoperto.

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IL PERICOLO Lei sa che rischia, come hanno rischiato prima di lei, e come rischiano sempre di più le iraniane, studentesse, artiste, sportive. Sul suo profilo Instagram fino a ieri nessuna rivendicazione, nessuna frase. Parla il suo gesto per lei. Che fa più rumore quanto più la classifica, la carriera e le medaglie, sono tante. Sara ha cominciato a giocare a scacchi a otto anni, a 12 era campionessa del mondo della sua categoria, oggi è al primo posto in Iran, sedicesima nella classifica mondiale femminile, 804esima nel ranking mondiale generale. Per lei, come per tutte le atlete iraniane che gareggiano nelle competizioni internazionali dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, c'è l'obbligo d'indossare il velo. Toglierlo significa dire no. Come hanno fatto in questi cento giorni di rivolta l'arrampicatrice Elnaz Rekabi, la pattinatrice Niloufar Mardani, la tiratrice con l'arco Parida Ghasemi, le diciassettenni giocatrici di pallacanestro della Canco di Teheran.

Sempre piccoli gesti, leggeri ma chiari, come l'onda che si sta alzando in Iran. Sara è stata già sottoposta a divieto di viaggiare all'estero in passato, per aver sostenuto la decisione di Alireza Firouzja scacchista iraniano oggi con cittadinanza francese di non giocare più per l'Iran che vietava e vieta ancora di affrontare giocatori israeliani. Nel 2016, invece, si schierò contro le scacchiste americane che rifiutarono di andare in Iran, che ospitava per la prima volta il torneo internazionale di scacchi: «Se boicottate non ci aiuterete, al contrario» aveva detto Sara. Esserci, metterci la faccia. O la testa.

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CONVOCATA DALLA POLIZIA Due anni fa contestò in pubblico l'uso del velo: fu convocata dalla polizia, interrogata, sospesa temporaneamente dalle competizioni. Anche suo marito, Ardeshir Ahmadi, regista e presentatore iraniano-canadese, autore di documentari sulla musica pop e rap in Iran, è stato arrestato nel dicembre 2014 e ha passato diverse settimane nel carcere di Evin. Ieri il regime si è fatto di nuovo sentire. Non solo con la repressione della polizia, che ogni giorno è la risposta alle manifestazioni, ma anche con le dichiarazioni e le minacce delle autorità. Il presidente Ebrahim Raisi ha dichiarato che «non ci sarà pietà» per gli «ostili» alla repubblica iraniana, definiti «ipocriti, monarchici e anti-rivoluzionari». Raisi ha parlato durante una cerimonia di commemorazione di soldati morti nella guerra contro l'Iraq. «La nazione è pronta ad accogliere quelli che hanno sbagliato ha detto l'ultraconservatore - ma sarà senza pietà con i suoi nemici». Ieri l'agenzia di stampa attivista Human Rights Activists News Agency, ha diffuso il suo ultimo bollettino sulla rivolta in corso dal 16 settembre, da quando la 22enne Mahsa Amini è morta in un commissariato di Teheran, dove era stata condotta perché non portava in modo corretto il suo hidjab: i manifestanti uccisi sono più di 500, di cui almeno 70 minorenni. Anche sessantasei membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi negli scontri. Più di 18mila persone sono state arrestate. Due ragazzi di 23 anni sono stati giustiziati, e almeno altri 11 rischiano la pena di morte. Per questo, ma non solo, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha convocato per oggi il nuovo ambasciatore iraniano designato a Roma. «Non ha ancora preso le credenziali - ha spiegato il ministro - ma la situazione è grave».

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