Iran, velo e polizia morale: cosa sta succedendo? Segnali di apertura contraddittori, continuano le proteste

«Nessun funzionario della Repubblica islamica dell’Iran ha detto che la Gasht-e Ershad è stata chiusa», ha precisato la tv di Stato

Iran, velo e polizia morale: cosa sta succedendo? Segnali di apertura contraddittori, continuano le proteste
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Lunedì 5 Dicembre 2022, 19:03 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 08:08

In Iran continuano proteste, dopo il bluff del governo sull’abolizione della polizia morale. In attesa di una conferma delle parole pronunciate dal Procuratore nella mattinata di domenica, che avevano fatto pensare a un cambiamento e a una svolta liberale, i manifestanti tornano in piazza. Il Procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri aveva annunciato: «La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura ed è stata abolita da chi l’ha creata». Dall’esecutivo, però, non sono arrivate comunicazioni ufficiali. Così i gruppi di protesta, che avevano già in programma tre giorni di scioperi dal 5 al 7 dicembre, scenderanno in strada, come stanno facendo da quasi tre mesi per ribellarsi alla repressione.

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Un grido esploso con sempre più forza dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita proprio mentre era in custodia della polizia morale, in seguito all’arresto perché non indossava correttamente l’hijab. «Non ci sono conferme sul fatto che il lavoro delle unità di pattugliamento, ufficialmente incaricate di garantire la “sicurezza morale” nella società, sia effettivamente terminato», ha scritto al-Jazeera dopo l’annuncio del Procuratore. «Nessun funzionario della Repubblica islamica dell’Iran ha detto che la Gasht-e Ershad è stata chiusa», ha poi precisato la tv di Stato.

 


Oggi negozi e mercati sono rimasti chiusi in diverse città: da Teheran a Sanandaj, ma anche a Isfahan, Bushehr, Shiraz, Kerman, Ardebil, Mahabad, Orumiyeh, Kermanshah.

Gli scioperi hanno coinvolto anche autotrasportatori e alcuni lavoratori degli impianti petrolchimici di Mahshahr e delle acciaierie di Isfahan. Negli atenei sono invece andati in scena dimostrazioni e atti di boicottaggio delle lezioni.

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