È accusato della più lunga serie di omicidi del secondo dopoguerra in Germania e oggi, in apertura del suo processo a Oldenburg, in Bassa Sassonia, ha ammesso le sue colpe: aver ucciso 100 pazienti in terapia intensiva. Niels Hoegel, un ex infermiere di 41 anni, ha somministrato farmaci letali a pazienti tra i 34 e i 96 anni negli ospedali di Oldenburg e Delmenhorst, tra il 2000 e il 2005.
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He has already been convicted of two patient murders #NielsHogel https://t.co/2zVbvkccxO
— The Irish Post (@theirishpost) 30 ottobre 2018
I parenti delle vittime, gli oltre 120 rappresentanti delle parti civili e gli avvocati erano così numerosi che l'udienza non ha potuto svolgersi nel tribunale cittadino, ma è stata trasferita nella sala congressi di Oldenburg. Poco dopo l'inizio del processo, trascorso il minuto di silenzio per le vittime, la sorpresa: a domanda diretta del giudice, l'imputato ha confermato le accuse che gli sono rivolte.
L'ex infermiere ha consapevolmente somministrato farmaci che provocavano complicazioni, tra cui l'arresto cardiaco. Lo ha fatto per provare poi l'emozione di rianimarli, ha raccontato. Per la procura aveva l'obiettivo di essere considerato una sorta di eroe, e mettersi in luce fra i colleghi. «Mi ero immaginato il lavoro di infermiere in modo diverso - ha detto Hoegel -. Mio padre era infermiere e così mia nonna. Loro erano i miei modelli, e per me è stato sempre il lavoro dei sogni. Pensavo che il mio lavoro fosse quello di occuparmi dei pazienti, lavarli. Invece dovevo badare a persone incoscienti che erano appena uscite dalla camera operatoria o erano in coma attaccati a tubicini e apparecchi. La medicina high-tech ha disumanizzato il lavoro», ha cercato di spiegare Hoegel.
Alla domanda se sia stata la noia il movente degli omicidi, il 41enne ha risposto che «la noia era solo una parte del mio problema, accanto all'alcool e all'abuso di medicinali.