Mosca, incendio in laboratorio di tecnologie militari (terzo caso in tre giorni). L'ipotesi: innescato dagli hacker

Mistero sulla dinamica: l’innesco forse è stato attivato per via telematica

Mosca, incendio in laboratorio di tecnologie militari (terzo caso in tre giorni). L'ipotesi: innescato dagli hacker
di Cristiana Mangani
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Venerdì 22 Aprile 2022, 22:33 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 22:30

Tre incendi in pochi giorni. Tutti in strutture particolarmente delicate. E se tre indizi fanno una prova, qualcosa di anomalo sta succedendo in Russia. Ieri le fiamme hanno devastato buona parte del polo industriale di Korolyov, alle porte di Mosca, che ospita numerosi stabilimenti legati alla produzione di energia e componentistica aerospaziale, tra cui TsNIIMash-NII-88, centro scientifico russo dedicato allo sviluppo di razzi e veicoli spaziali, e RKK Energija, società che si occupa di attività correlate al volo spaziale. Le immagini dell’incendio sono state diffuse su diversi canali social ucraini, insieme all’ipotesi che si possa trattare di azioni di sabotaggio anti-russe. Anche perché quello di Korolyov non è un caso isolato.

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Altri due incendi sono scoppiati nelle 24 ore precedenti all’Istituto di ricerca per la difesa aerospaziale a Tver e all’impianto chimico Dmitrievsky a Kineshma.

La stampa russa parla di cortocircuito, di incidenti, di casualità. Ma è anche vero che si tratta di roghi divampati in luoghi di particolare interesse: le fiamme hanno colpito il sistema militare e l’economia del Paese. Il Dmitrievsky Chemical plant è il più grande produttore di acetato di butile e solventi industriali della Russia e dell’Europa orientale, fornitore di prodotti chimici e petrolchimici nel mondo.

Le fiamme hanno inghiottito l’intera area dell’Istituto della difesa, un’area totale di 2.500 metri quadrati. Il tetto è parzialmente crollato, le alte temperature, i vecchi pavimenti dell’edificio e il fumo hanno complicato l’intervento di 240 soccorritori, 69 pezzi di equipaggiamento e un elicottero Mi-8, che ha sganciato 145 tonnellate d’acqua. Mentre l’incendio devastava la struttura, alcune persone sarebbero saltate dalle finestre per salvarsi.

GLI 007
L’intelligence di mezzo mondo si sta chiedendo quali siano le cause di questi “particolari incendi” e si sta facendo strada l’ipotesi che possa trattarsi di sabotaggio. Ma non di un sabotaggio interno. Viene considerato probabile, infatti, che possa essere stato un attacco hacker a scatenare le fiamme, proprio perché si tratta di impianti particolarmente tecnologici. L’Istituto centrale di ricerca delle forze di Difesa aerospaziale di Tver, che è stato il primo ad andare a fuoco, si trova a 180 chilometri da Mosca. È il centro dove sono stati sviluppati i progetti dei sistemi di invisibilità dei velivoli Su-27 e Tu-160 e il sistema missilistico Iskander. Sette persone sono morte e 30 ferite, e il bilancio sembra destinato a salire.

Poche ore prima a oltre 500 chilometri di distanza, a Kineshma, le fiamme hanno investito il Dmitrievsky Chemical plant. Mentre ieri è toccato a Korolyov, dove si trovano molte imprese dell’industria spaziale e missilistica. Sottolinea l’Ukrainian news che è andato a fuoco il «centro per la sicurezza e la protezione civile della popolazione» che si trova che «nella zona industriale di Frunze Street». Il rogo avrebbe distrutto il tetto dell’edificio e altri locali, prima che i vigili del fuoco riuscissero a spegnerlo. La notizia non è circolata nelle pagine dei media locali. Nessuna informazione è stata data. E all’elenco dei disastri si è aggiunto nel pomeriggio la diga di Krasnodar Krai, vicino al villaggio di Fyodorovska, che è crollata - secondo la versione ufficiale - per le forti inondazioni. Anche se dalle immagini riportare da un sito locale si vede il cielo azzurro.
Tutto questo mentre altre strane vicende stanno coinvolgendo oligarchi e manager russi molto conosciuti a Mosca: Sergey Protosenya e Vladislav Avayev si sono uccisi negli ultimi giorni a distanza di 24 ore l’uno dall’altro, dopo aver sterminato le famiglie. Tra i due, per ora, non risulterebbero collegamenti. Mentre nei mesi scorsi altri due suicidi hanno riguardato dirigenti di alto profilo dell’industria del gas russa con legami con Vladimir Putin. Un’industria dalla quale, in maniera assolutamente inaspettata, si è dimesso Vagit Alekperov, numero uno del colosso petrolifero Lukoil.

L’AVVERTIMENTO
Sergey Protosenya e Vladislav Avayev si sono suicidati dopo aver sterminato mogli e figli. La dinamica delle morti è difficile da ricostruire. Sono gli stessi uomini che, il 16 marzo, il presidente Putin ha menzionato - senza mai citarli - in un discorso tv che sembrava un avvertimento: «Non sto giudicando chi ha una villa a Miami o in Costa Azzurra, chi non può fare a meno del foie gras, delle ostriche o delle cosiddette libertà di genere», ma sono persone «pronte anche a vendersi la madre». E ancora: «Il popolo russo li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca». Il riferimento era agli oligarchi russi che avevano in mente di abbandonare il Paese dopo l’imposizione di sanzioni da parte del Regno Unito e dell’Ue. E adesso per cercare di ricostruire i fatti sono in corso le indagini. Il sospetto avanzato dagli investigatori, è che possa esserci dietro “la manina” di qualche componente dei servizi segreti russi in azione per conto terzi.
 

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