Il coronavirus distrugge una famiglia italo-americana: muoiono una 73enne e due degli undici figli, altri quattri sono ricoverati

Il coronavirus distrugge una famiglia italo-americana: muoiono una 73enne e due degli undici figli, altri quattri sono ricoverati
di Federica Macagnone
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Venerdì 20 Marzo 2020, 20:15
Grace Fusco - madre di 11 figli e nonna di 27 nipoti - ogni domenica si sedeva sempre allo stesso banco nella chiesa di St. Robert Bellarmine a Freehold, nel New Jersey, circondata da una dozzina di parenti della sua grande famiglia italo-americana. Le cene della domenica, che per molte altre famiglie avevano l’aspetto di una grande festa, per loro erano la normalità. Se la nonna chiamava, tutti i Fusco accorrevano. Quella grande famiglia si era riunita pochi giorni fa. Uniti nella vita e uniti, adesso, anche da un grande dolore. Grace, 73 anni, è morta mercoledì sera dopo aver contratto il coronavirus, poche ore dopo la morte del figlio e cinque giorni dopo la morte della figlia, entrambi positivi al Covid-19. La sua figlia maggiore, Rita Fusco-Jackson, 55 anni, di Freehold, N. J., è morta venerdì: dopo il decesso la famiglia ha appreso il risultato del tampone. Il figlio, Carmine Fusco, di Bath, è stato stroncato dal virus mercoledì in un ospedale della Pennsylvania: era stato ricoverato in terapia intensiva e respirava con un ventilatore.
 
Altri quattro figli della donna sono risultati positivi al tampone e sono ricoverati in ospedale: tre sono in condizioni critiche. Quasi altri 20 parenti sono in quarantena nelle loro case: pregano in solitudine i loro cari scomparsi, impossibilitati a poter piangere insieme per le loro perdite.
«Chi non è attaccato a un respiratore, è in quarantena - ha detto Roseann Paradiso Fodera, avvocato e parente delle vittime - È una situazione orrenda. Non possiamo nemmeno piangere i nostri parenti come vorremmo. Erano persone giovani e senza alcuna malattia pregressa».
 
Adesso la famiglia sta cercando di capire come tutti siano entrati in contatto con il virus. «Una persona che aveva avuto contatti con il primo uomo morto nel New Jersey per coronavirus, il 10 marzo, aveva partecipato a un recente raduno della famiglia Fusco» ha detto il commissario per la salute dello Stato, Judith M. Persichilli. Il momento del contagio sarebbe legato a una cena di martedì scorso alla quale, come di consueto, avevano partecipato tante persone della famiglia.
 
«Non smetterò mai di dire quanto sia importante assumersi una responsabilità personale ed evitare anche piccole riunioni» ha detto Persichilli . Il dottor James Matera, direttore medico del CentraState Medical Center di Freehold, dove Grace e quattro dei suoi figli sono stati ricoverati, ha parlato dell’unicità di ritrovarsi in cura così tanti membri della stessa famiglia. I dottori stanno valutando la storia medica dei pazienti per cercare indizi sul perché il virus sia progredito così rapidamente, riuscendo a uccidere tre componenti della famiglia Fusco.
 
La famiglia, che sostiene che le vittime fossero in buona salute, stanno sollecitando gli operatori del CentraState a fare l’autopsia sui loro corpi. Adesso le preoccupazioni sono per la comunità che frequenta la chiesta di St. Robert Bellarmine a Freehold dove Rita Fusco-Jackson, mamma di tre figli, cantava nel coro, era una volontaria, organizzava i matrimoni e faceva la catechista. Aveva partecipato a un ritiro per gli studenti che si stavano preparando per il sacramento della cresima il 29 febbraio, ma il suo contatto con i partecipanti pare sia stato minino, secondo quanto si legge sulla pagina Facebook della St. Robert Bellarmine.
 
«Era sempre disposta ad aiutare - ha detto Monsignor Sirianni - Si riunivano sempre per la cena domenicale. Se c’era la nonna, c’erano tutti». Dopo la notizia dei decessi nella famiglia Fusco, la chiesa è stata disinfettata e tutti i membri dello staff parrocchiale sono stati messi in quarantena. Al CentraState, un ospedale di medie dimensioni che opera come non profit, 27 persone sono in attesa del risultato del tampone: sono ricoverati sotto osservazione. Matera ha detto che i tempi di attesa dei risultati sono lunghi, lasciando i pazienti in un’angosciosa attesa e gravando sulle risorse limitate dell’ospedale. I parenti di Rita credono che se il risultato del tampone fosse stato più rapido, questo avrebbe potuto fare la differenza nelle cure. «Non l'hanno trattata come un caso confermato perché è stato tutto ritardato -  ha concluso Paradiso Fodera - Il tempo del risultato del test è importante». 
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