Guerra in Ucraina, Giorgio Cella: «Ecco quanto potrebbe durare ancora. Ma i prossimi giorni mostreranno le intenzioni della Russia»

Il docente e analista di politica internazionale: neutralità questione annosa, Mosca ora potrebbe concentrarsi sul Donbass

Giorgio Cella: «Prossimi giorni decisivi per le intenzioni della Russia. Ecco quanto potrebbe durare ancora la guerra»
di Ebe Pierini
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Giovedì 31 Marzo 2022, 19:55

Dai colloqui di pace di Istanbul ancora nessuna svolta. Intanto Draghi ha chiamato Putin per sollecitare una tregua. Una soluzione al conflitto sembra ancora lontana. Il professor Giorgio Cella, analista di politica internazionale e autore del libro "Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus' di Kiev a oggi"(Carocci Editore) nonché docente all'Università Cattolica analizza la situazione attuale.

Zelensky potrebbe essere pronto ad accettare lo status di neutralità. Sarà questo il punto di svolta?

La questione della neutralità, in relazione alla NATO, è una annosa questione, che era intuibile finisse tra le questioni ai tavoli del negoziato.

Stiamo parlando in una situazione estremamente fluida, dove risulta difficile - a meno che si voglia scadere nella speculazione e nell'ipotesi pure - capire soprattutto cosa vogliano fare i russi, sia sul terreno, dove le cose non stanno andando come desiderato, sia sul piano negoziale. Non scordiamoci che nella storia la diplomazia ha sempre seguito ed è stata sempre plasmata dall'andamento della guerra. Concludendo, bisognerà vedere anche che tipo di neutralità sarà, chi ne diverrà il garante, e su quale territorio si estenderà tale possibile neutralità. 



Pare che la Russia stia ritirando le truppe che circondano Kiev a seguito delle difficoltà incontrate. Si concentreranno solo sull'Ucraina meridionale, sul Donbass? 

Le operazioni militari dei russi procedono a ritmo rallentato per la forte resistenza militare ucraina, che a Mosca evidentemente non si aspettavano di questa magnitudo. È plausibile pensare che l'asticella delle aspettative e degli obbiettivi russi possa essersi in qualche modo ridimensionata. Ciò potrebbe portare i russi a occuparsi maggiormente dell'area del Donbass e della fascia costiera sud orientale, ma anche lì non è assolutamente chiara l'intenzione russa, i prossimi giorni ci diranno se il progetto di prendere anche il tratto fino a Odessa sia fattibile o se si fermeranno a Mariupol, città che già ha subito un alto grado di distruzione. 

L'Italia è stata indicata tra i Paesi garanti dal presidente Zelensky. Secondo lei perché proprio il nostro Paese?

Le ultime notizie parlano di un gruppo di Paesi europei, compreso il Canada, possibili garanti della sicurezza, sovranità e integrità territoriale ucraina. In realtà il tema delle garanzie di sicurezza risale al lontano 1994 quando all'interno degli accordi di Budapest il concerto delle potenze si accordo' per una serie di garanzie che poi negli anni vennero però totalmente disattese dai firmatari di quegli accordi, in primis dalla Russia naturalmente (annessione della Crimea, instabilità nel Donbass e ora offensiva militare in più parti dell'Ucraina continentale) ma in misura minore anche dalle altre potenze occidentali firmatarie degli accordi di Budapest, che non riuscirono a fermare le varie infrazioni del Memorandum siglato nella capitale magiara.

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Quanto a lungo durerà ancora questa guerra e come se ne uscirà?

Inutile fare esercizi di futurologia. Quello che si può dire è che le dinamiche belliche sebbene si stiano in qualche modo riducendo, se pensiamo a Kiev ad esempio, potrebbero durare ancora settimane se non oltre, ma ciò lo dirà l'analisi delle dinamiche sul campo di battaglia giorno dopo giorno, troppe le variabili in essere. È chiaro che sia per gli ucraini, stremati da una sorprendente resistenza tra l'altro diffusa nelle varie aree del territorio, sia per i russi colpiti da più pesanti perdite e a livello economico colpiti dalle sanzioni occidentali, un orizzonte bellico di lunga durata non sembrerebbe essere una opzione favorevole. 

Come si sta muovendo la diplomazia in generale, quali nuovi attori stanno emergendo?

Abbiamo visto l'emergere di nuove potenze diplomatiche all'opera rispetto al passato, che indicano anche uno scacchiere globale mutato: Cina in primis, nella sua ambivalente azione sia di freno all'espansione e al proseguimento sine dia del conflitto, sia di forte vicinanza a Mosca, che per ora, nonostante qualche crepa, rimane forte. La Turchia di Erdogan si è mossa sinora bene, con i tavoli dei negoziati che, sebbene non siano stati dirimenti, hanno comunque dato linfa al dialogo tra le parti in guerra. Israele anche ha avuto i suoi importanti momenti nel ruolo di pacificatore, di pontiere tra le due parti, forte dei rapporti bilaterali sia con gli ucraini che coi russi, per i legami storici, etnici, religiosi et cetera. Anche la diplomazia vaticana si sta muovendo sul filo del dialogo interreligioso, inter confessionale sarebbe più preciso dire in questo caso, forte dei legami con la Chiesa ortodossa russa e del rapporto personale con il patriarca Kirill, e dei rapporti con Kiev tramite gli storici legami con la chiesa greco cattolica. 




Quale sarà il destino di Putin e di Zelensky nel futuro prossimo?

Come detto sopra, l'analisi geopolitica non contempla la futurologia. Troppo presto per potere fare previsioni in questo senso, se ne potrà parlare con più cognizione di causa una volta che il cessate il fuoco sarà una realtà e quando si cominceranno a intravedere le vere dimensioni delle realtà post - war, sia in Ucraina, che in Russia.

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