Ucraina, NYT: «Un giorno di guerra costa come 30 in Afghanistan. Sforzi Nato al limite»

Gli Stati Uniti e gli alleati iniziano ad avere difficoltà nel mantenere il ritmo di aiuti militari da fornire a Kiev

Ucraina, NYT: «Un giorno di guerra costa come 30 in Afghanistan. Sforzi Nato al limite»
di Giorgia Crolace
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Lunedì 28 Novembre 2022, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 16:36

Mentre il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, in un’intervista al Financial Times, ribadisce che è pronto a valutare «una via per liberare la Crimea in modo non militare» ma che non potrà esserci una soluzione durevole al conflitto fino a quando la Russia non si ritirerà da tutti i territori occupati, gli Stati Uniti e gli alleati Nato iniziano ad avere difficoltà nel mantenere il ritmo di aiuti militari all’Ucraina dove «un giorno di guerra ne vale trenta di quella in Afghanistan».

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L’indicazione arriva da un’inchiesta del New York Times in cui si analizzano le richieste di Kiev e quello che gli alleati possono garantire. E dopo nove mesi di conflitto, gli sforzi vengono considerati quasi al limite. L’analisi sembrerebbe, pertanto, anche un segnale alla stessa Ucraina. Nel momento in cui Zelensky chiede agli alleati un altro sforzo, mantenere i rifornimenti di armi, missili e munizioni a livelli ottimali sta diventando un’operazione critica.

Come spiega al quotidiano americano Camille Grand, esperta di difesa del think tank European Council ed ex assistente della Nato sugli investimenti di difesa: «Un giorno in Ucraina equivale a un mese o più in Afghanistan».

Joe Biden e il sostegno degli Stati Uniti a Kiev

Il presidente americano Joe Biden, parlando con i giornalisti, ha dichiarato che il sostegno del Congresso Usa nei confronti di Kiev non è venuto meno, specificando che «non è assolutamente il momento di lasciare gli ucraini da soli: durante le elezioni di medio termine si è parlato molto dell'approccio che il nuovo Congresso adotterà nei confronti dell'Ucraina, ma credo che ci sia ancora un adeguato grado di sostegno».

Durante la campagna elettorale, i repubblicani avevano criticato di continuo la politica del «portafoglio aperto» della linea Biden. Il deputato repubblicano Kevin McCarthy, leader dei conservatori alla Camera, aveva dichiarato che per l'Ucraina non sarebbe stato più previsto «un assegno in bianco».

La guerra in Ucraina sta svuotando gli arsenali occidentali

Come spiega il New York Times, entrambe le parti, Ucraina e Russia, bruciano armi e munizioni a un ritmo molto elevato. Senza contare la necessità per l’Ucraina di difendersi dall’attacco dei missili russi e dei droni di fabbricazione iraniana. Come riferisce un funzionario della Nato, la scorsa estate, nella regione del Donbass, gli ucraini hanno sparato da 6.000 a 7.000 colpi di artiglieria al giorno. I russi ne sparavano quotidianamente da 40.000 a 50.000. In confronto, gli Stati Uniti producono solo 15.000 proiettili al mese. I funzionari americani stanno cercando di spingere l’Ucraina ad avere una gestione sempre più efficiente delle armi e dei sistemi in dotazione e a non lanciare, ad esempio, un missile che costa 150.000 dollari contro un drone di 20.000 dollari.

L’Occidente sta cercando dei sistemi alternativi per far fronte alle criticità sulle scorte di armamenti. Si discute inoltre riguardo investimenti della Nato in vecchie fabbriche nella Repubblica Ceca, in Slovacchia e in Bulgaria – spiega il New York Times - per riavviare la produzione di proiettili di calibro sovietico da 152 mm e 122 mm in modo da rifornire le scorte ucraine. Ma gli ostacoli non sono pochi, a partire dalle questioni legali riguardanti le esportazioni che stabiliscono se le armi e le munizioni vendute a un paese possono essere inviate a un altro paese in guerra. Questo è il motivo per cui gli svizzeri, rivendicando la neutralità, hanno rifiutato alla Germania il permesso di esportare in Ucraina le munizioni antiaeree necessarie, prodotte dalla Svizzera e vendute alla Germania.

Non sono però solo gli arsenali occidentali ad avere problemi con i rifornimenti. Anche se i russi hanno ancora una buona disponibilità di colpi di artiglieria, molti sono datati e poco affidabili, e ne usano di meno. Mosca starebbe cercando di aumentare la propria produzione militare, acquistando, allo stesso tempo, missili dalla Corea del Nord e droni dall'Iran.

I rifornimenti di armi e munizioni da parte dell’Unione Europea

Fino ad ora l’Unione Europea, tramite il sistema di finanziamento European Peace Facility (EPF), ha stanziato più di tre miliardi di euro per rimborsare gli Stati membri che hanno aiutato l’Ucraina, soldi che nel novanta per cento sono già stati assegnati. In totale i Paesi Nato hanno fornito aiuti per 40 miliardi di dollari, che è quasi quanto la sola Francia stanzia annualmente per la difesa. Paesi più piccoli hanno quasi esaurito il loro budget. Restano i più grandi, e tra questi c’è anche l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda. Allo stesso tempo gli alleati occidentali non potranno rispondere a tutte le richieste di Kiev. Al momento il problema più grosso riguarda la fornitura di proiettili per artiglieria.

 

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, spiega il New York Times, ha avvertito l'alleanza – inclusa, esplicitamente, la Germania – che le linee guida della Nato che impongono ai membri di mantenere delle scorte non devono essere un pretesto per limitare le esportazioni di armi verso l'Ucraina. Ma è anche vero che Germania e Francia, così come gli Stati Uniti, vogliono ponderare le quantità di armi da fornire all'Ucraina anche allo scopo di prevenire un’escalation del conflitto con la Russia.

Mark F. Cancian, ex stratega delle armi della Casa Bianca, attualmente consigliere senior presso il Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington, ha dichiarato al quotidiano americano che gli ucraini vogliono almeno quattro sistemi che l'Occidente non ha fornito ed è improbabile che lo faccia: missili superficie-superficie a lungo raggio noti come ATACMS che potrebbero colpire la Russia e la Crimea; Aerei da combattimento occidentali; Carri armati occidentali; e una difesa aerea molto più avanzata.

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