Guerra e disinformazione: l'eccidio di 22mila polacchi nelle fosse di Katyn nell'aprile 1940, le menzogne della Russia, il silenzio dell'Occidente

Guerra e disinformazione: l'eccidio di 22mila polacchi nelle fosse di Katyn nell'aprile 1940, le menzogne della Russia, il silenzio dell'Occidente
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 8 Aprile 2022, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 19:02

Massacri in Ucraina commessi dall'esercito russo con contro-accuse di disinfomazione che Mosca impugna per sottrarsi alle responsabilità? 

Siamo alla vigilia dell'82° anniversario dell'eccidio delle fosse di Katyn (Katyn') che si celebra il 13 aprile: nella primavera del 1940 la polizia segreta russa trucidò dai 22mila ai 25mila polacchi accusando, quando vennero scoperte quelle smisurate fosse comuni, l'esercito tedesco. Una gigantesca menzogna, uno dei capitoli più clamorosi e vergognosi di "disinformacija" della Storia: un eccidio che sconfina nel genocidio e che ancora oggi non solo in Russia fatica a essere ricordato nelle sue effettive dimensioni, nella sua portata. Il silenzio dell'Occidente è via via divenuto complice degli esecutori. 

L'eccidio di Katyn

L'Unione sovietica tolse di mezzo, in poche settimane e con una meticolosità anche burocratica che riporta alla pianificazione nazista dell'Olocausto, la futura classe dirigente della Polonia che all'epoca contava 35 milioni di abitanti: 25mila di essi vennero fatto fuori con un colpo di pistola alla nuca.

Gran parte di quegli ufficiali prigionieri era laureata. Nelle foreste di Katyn, nei pressi di Smolensk, vennero seppelliti ingegneri, architetti, medici, avvocati, imprenditori, professori, sacerdoti, funzionari statali, industriali, in maggioranza meno che trentenni. La leva militare polacca aveva fatto vestire la divisa da ufficiale a quei "quadri", l'intellighenzia della nazione. Eliminandoli la Russia negava il futuro alla Polonia.

Per poi orchestrare una campagna di bugie a cui l'Occidente (a iniziare da Winston Churchill) farà comodo credere in quegli anni e che resisterà in buona parte fino al 1990, con contraccolpi tuttavia non ancora accettati a Mosca se è vero che due anni fa sono stati in parte rimossi cippi, targhe e lapidi che faticosamente le autorità russe avevano accettato quando sembrava che la verità sull'eccidio si fosse sedimentata.

 

Aveva fatto effetto, nel 2010, la visita di Putin, a Katyn in occasione del 70° anniversario, anche se per il leader russo si era trattato di onorare genericamente le vittime della guerra di quel periodo fra le quali figurano anche i soldati e i civili russi attaccati dall'esercito tedesco. Una "tragedia totalitaria" che tutto tiene e che allontana il piano di sterminio voluto da Stalin e attuato (ordine 794/B) dalla polizia segreta Nkvd (nel dopoguerra diventerà Kgb), guidata da Lavrentij Berija e di un altro uomo della nomenklatura che farà strada, il commissario addetto alla "sovietizzazione" della Polonia occupata, Nikita Cruscev.   

Persino il potente e ben documentato film "Katyn" del regista premio Oscar Andrzej Waijda, candidato agli Oscar nel 2008, non ha goduto, anche in Italia, della distribuzione meritata.

E sempre nel 2010, con quelle coincidenze probabilmente fortuite ma che mettono i brividi, sempre in occasione delle celebrazioni del 70° anniversario dell'eccidio, la morte ha colpito di nuovo a Katyn. L'aereo di Stato della Polonia, un Tupolev di fabbricazione russo, si schiantò a Smolensk "per avverse condizioni meteorologiche": 96 le vittime, fra le quali il presidente polacco Lech Kacynski e alcuni componenti del governo che erano stati invitati alle cerimonie commemorative.

La storia

I 22mila (o 25mila) assassinati nei gulag e quindi seppelliti a Katyn fra il 3 aprile e il 10 maggio 1940 facevano parte del mezzo milione almeno di polacchi catturati e deportati in Russia dal 1939 al 1941 dalle truppe russe: almeno un terzo morirono di fatica denutrizione. Stalin voleva così fiaccare la resistenza di una nazione da spartire con la Germania grazie al patto di non belligeranza Ribbentrop-Molotov voluto da Hitler e dal dittatore russo. Un patto che diventerà ingombrante quando i polacchi, con il governo in esilio a Londra, risultano importanti per rafforzare l'esercito alleato sia in quel periodo di resistenza ai nazisti sia in prospettiva, visto che già Gran Bretagna e Stati Uniti pensavano a come resistere alla pressione sovietica post bellica.

Una dopo l'altra le fosse comuni vennero scoperte nel 1943 dall'esercito tedesco che avanzava da due anni in Russia dopo che Hitler aveva rotto il patto del 1939. L'annuncio di Radio Berlino è del 13 aprile 1943.

Per Joseph Goebbels, il gerarca nazista capo della propaganda, un'occasione insperata di accusare i russi. Per i russi un chiaro esempio di disinformazione: i polacchi erano stati uccisi in gran parte con pistole Walther e proiettili tedeschi. Vero, verissimo, ma in questo caso la colpa era dell'alta qualità tedesca delle pistole rispetto alle armi di produzione russa: prima della guerra la polizia segreta di Mosca si lamentava dei "ferri" Nagant autarchici che si surriscaldavano troppo facilmente. Una disdetta quando si devono ammazzare in fretta tanti prigionieri. Servivano insomma pistole più efficienti da comprare dalla Germania.  Fatto.

Il particolare di quei proiettili tedeschi bagnò le polveri a Goebbels, poi la guerra prese la piega che sappiamo, ma anche durante il processo di Norimberga la Russia sostenne le responsabilità naziste a Katyn quando ormai autopsie e indagini non lasciavano dubbi sulla matrice sovietica dell'eccidio-genocidio. Ma quale era il peso della Polonia nel dopoguerra? Il massacro finì a lungo sacrificato sull'altare della Realpolitik, con documenti ufficiali tenuti segreti da una parte e dall'altra, oppure diffusi allo scopo di essere smentiti. Un altro affronto a quelle vittime. Un'altra macchia sulla coscienza dell'Occidente.

Solo il 13 aprile 1990 l'ammissione del presidente russo Michail Gorbaciov, 47 anni dopo la scoperta dei primi cadaveri. Due anni dopo, tracollata l'Urss, Boris Eltsin consegna al presidente polacco Lech Walesa alcuni documenti desecretati con le firme di Stalin, Berija e Kruscev per la pianificazione dell'eccidio di oltre 25mila polacchi detenuti nei gulag di Kozelsk, Ostashkov e Starobels. Venticinquemila colpi di pistola alla nuca, poi la sepoltura nei boschi di Katyn. Trent'anni dopo, però, non ci sono ancora sentenze a Mosca che attestino quel crimine e molte di quelle comprovate ammissioni russe del periodo presto archiviato della "glasnost" (trasparenza) sono di nuovo in ombra: c'è da pensare all'invasione dell'Ucraina. 

Paolo Ricci Bitti

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