Guerra, l'ambasciatore ucraino Melnyk: «L'inverno non ferma Putin, Mosca vuole sterminarci. L’Italia deve aiutarci ancora»

«La soluzione militare non è affatto l’unica. Ma Mosca deve ritirare tutte le truppe e formazioni armate dal territorio ucraino. Questa è la strada più breve per la fine delle ostilità»

Guerra, l'ambasciatore ucraino Melnyk: «L'inverno non ferma Putin, Mosca vuole sterminarci. L’Italia deve aiutarci ancora»
di Marco Ventura
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Sabato 19 Novembre 2022, 22:06 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 10:38

La guerra è cominciata a febbraio, in pieno inverno, e non si fermerà». L’ambasciatore di Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, prevede un altro inverno di passione. E di controffensiva.

Il negoziato è possibile?
«La possibilità c’è. Perché diventi realtà, il presidente Zelensky al G20 ha proposto 10 punti per la pace e l’avvio dei negoziati. La soluzione militare non è affatto l’unica. Ma Mosca deve ritirare tutte le truppe e formazioni armate dal territorio ucraino. Questa è la strada più breve per la fine delle ostilità».
 

A quali condizioni l’Ucraina siederà al tavolo della pace?
«A parte il ritiro di tutte le truppe russe, la nostra formula prevede la cessazione del terrore mondiale, nucleare e energetico, la liberazione di prigionieri e detenuti, il ristabilimento della sicurezza alimentare e il ritorno alla giustizia e legalità, anche creando il Tribunale Speciale per i crimini commessi».

Qual è il rischio maggiore: il bombardamento delle infrastrutture o centinaia di migliaia di nuovi riservisti russi?
«È come scegliere tra essere uccisi o morire congelati. Entrambe sono minacce significative, considerando anche la preparazione di una nuova ondata di mobilitazione in Russia e tenendo conto degli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine, contro la popolazione civile, ennesima dimostrazione del vero obiettivo di Mosca: sterminare il popolo ucraino».
 

L’inverno fermerà la guerra?
«La guerra è stata avviata in inverno. Non c’è ragione per cui i russi smettano di attaccare e noi di difenderci. L’Ucraina difenderà sempre la sua integrità territoriale e i suoi cittadini. I nostri eroi danno la vita, per questo lottiamo su tutti i fronti: diplomatico, culturale, informativo ed economico. Non abbiamo il diritto di tradire noi stessi: proteggiamo la nostra casa e l’infanzia dei nostri figli».
 

Le armi dell’Occidente sono sufficienti? Cosa vi aspettate dall’Italia?
«Le armi trasferite dai partner occidentali sono un aiuto inestimabile per la nostra difesa e, di conseguenza, per i civili. Tutti vedono come la Russia abbia preso intenzionalmente di mira la popolazione, cercando di rendere intollerabili e disumane le condizioni di vita della gente comune. Questo è un altro argomento a favore del trasferimento di sistemi di difesa aerea e antimissile in Ucraina, visto che i partner occidentali non sono pronti a interdire i nostri cieli».
 

La brutalità dell’invasione è chiara, ma che dire del video dei prigionieri russi uccisi?
«Che il video sia apparso alla Tv russa rientra nella guerra ibrida contro l’Ucraina, è un tentativo di sopprimere le prove delle atrocità russe.

Kiev condanna ogni trattamento disumano o esecuzione di prigionieri. Se c’è il sospetto che singoli militari ucraini abbiano violato le regole viene condotta un’indagine e i colpevoli sono portati davanti alla giustizia. La Russia non ha consentito missioni internazionali, mentre l’Ucraina collabora sempre con gli esperti indipendenti».

 


Le deportazioni hanno riguardato anche i bambini?
«Abbiamo informazioni su oltre 11 mila bambini ucraini deportati in Russia. Grazie al Ministero della reintegrazione, ai volontari e alle Ong, siamo riusciti farne tornare in Ucraina 103. Ma tanti ancora aspettano. Contiamo sull’impegno dei Paesi terzi e stiamo coordinando le azioni coi partner. Proponiamo un dialogo diretto tra Croce Rossa e parte russa per il rientro dei minori. E vanno identificate le strutture Onu che partecipino al processo».
 

Rispetto al governo Draghi, come giudicate il supporto del nuovo esecutivo italiano?
«Il governo Meloni mantiene una linea chiara e immutabile a sostegno dell’Ucraina. Auspichiamo che ciò trovi conferma sia nell’approvazione del prossimo pacchetto di aiuti entro la fine dell’anno, sia nell’adozione di una nuova legge all’inizio del 2023 che creerà la base giuridica per la prosecuzione degli aiuti. Gli ultimi due mesi di attacchi alla nostra infrastruttura energetica richiedono decisioni rapide e unitarie. Abbiamo comunicato al governo Meloni urgenze e criticità e siamo in attesa delle decisioni».
 

In che modo l’Italia potrà contribuire alla ricostruzione?
«Ci sono infiniti percorsi e ogni giorno sempre più strutture da ricostruire. Vediamo l’Italia tra i protagonisti della ricostruzione: potrebbe occuparsi di determinati settori come i beni culturali o l’industria leggera, o di specifiche regioni sulla base di gemellaggi presenti e futuri. Da mesi lavoriamo allo sviluppo di piani per la ricostruzione rapida e completa, anche in vista dell’adesione all’Ue. Il 13 dicembre si terrà a Parigi un’altra conferenza sulla ripresa dopo la guerra. Roma non può rimanere fuori da questi sforzi».

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