Ucraina, la guerra si sta allargando in Medio Oriente? Gli attacchi in Iran e Siria, il ruolo di Usa e Israele

L'Iran sta fornendo armi a Mosca per aiutarla nell’invasione dell’Ucraina

L'Iran sta fornendo armi a Mosca per aiutarla nell invasione dell Ucraina
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 13:38

Il conflitto tra Kiev e Mosca si allarga anche in Medio Oriente? Nella notte tra il 28 e il 29 gennaio una serie di attacchi aerei ha colpito strutture e impianti militari in Iran, in particolare a Isfahan, Teheran, Hamadan e Karaj. Nel primo caso, si tratterebbe di una fabbrica di droni Shahed-136, quelli che la Russia usa in Ucraina.

Il ministero degli Esteri iraniano ha richiesto spiegazioni in risposta ai commenti di Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, sugli attacchi di droni contro la struttura del ministero della Difesa a Esfahan (Isfahan) sabato notte. In un tweet in cui Podolyak menzionava alcuni sviluppi telegrafici dell'invasione russa, ha detto: «Notte esplosiva in Iran. Produzione di droni e missili, raffinerie di petrolio».


Il Risiko bellico, però, coinvolge anche Israele, intenzionata a voler mantenere i rapporti con il Cremlino. La Siria osserva, mentre gli Stati Uniti restano cauti sui vari coinvogimenti.


L'avvertimento

Podolyak ha poi commentato: «L'Ucraina vi ha avvertito», riferendosi ai ripetuti appelli a Teheran affinché smetta di fornire armi a Mosca. Il consigliere di Zelensky, ancora: «La logica della guerra è inesorabile e omicida. Fattura rigorosamente gli autori e i complici», aggiungendo: «Panico nella Federazione Russa: mobilitazione senza fine, difesa missilistica a Mosca, trincee a 1.000 chilometri di distanza, preparazione di rifugi antiaerei».

L'agenzia di stampa Nour, affiliata al Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano (Snsc), ha affermato in precedenza che «se il governo ucraino non rinuncia ufficialmente al tweet del consigliere di Zelensky, che implicava la complicità di Kiev nella mossa contro l'Iran, ciò avrà gravi conseguenze per loro». Teheran mette in dubbio il coinvolgimento di Kiev nell'attacco nonostante i rapporti che puntano il dito contro Israele. Il Wall Street Journal ha dichiarato domenica, in un rapporto esclusivo, che Israele ha effettuato l'attacco con i droni al centro militare per la ricerca e lo sviluppo.


Il precedente

Un attacco aereo ha colpito, durante la notte del 29 gennaio, un convoglio di autocarri probabilmente collegati alle milizie sciite guidate dai Pasdaran. I mezzi viaggiavano lungo il confine tra Siria e Iraq, nei pressi del villaggio siriano di Al Bukamal, nel governatorato di Deir Ezzor, a due passi dal territorio iracheno – tanto che da Al Qaim, città speculare in Iraq - alcuni testimoni hanno raccontato di credere che il bombardamento stesse avvenendo nella loro cittadina. Per il momento non c’è un autore ufficiale del raid, e forse mai ci sarà. Tuttavia quella zona è stata varie volte bersagliata da velivoli israeliani e americani. Washington, che in altre occasioni ha comunicato certi tipi di azioni, ha fatto sapere di non essere coinvolto.

Gli autocarri spesso sono carichi di armi che i Pasdaran forniscono ai loro proxy regionali usando lo schermo del territorio siriano. Quell’area è particolarmente delicata, perché è lungo il cosiddetto «Corridoio dell’Eufrate» in cui si rintanavano i baghdadisti dello Stato islamico, ma anche perché è usata per facilitare traffici dall’Iraq alla Siria.

Dal 2013 gli israeliani compiono regolarmente bombardamenti contro questi trasferimenti di armi, perché ritengono (a ragione) che prima o poi saranno usate contro lo Stato ebraico – visto che a essere rifornite dagli iraniani sono forze anti-semite e anti-occidentali come i libanesi di Hezbollah.

 

 


Il coinvolgimento della Russia

Il raid delle scorsi notti arrivano però in un momento delicato. Ventiquattro ore prima alcune strutture militari iraniane, tra cui sicuramente una nella provincia di Isfahan, erano finite sotto un bombardamento con droni non identificati, potenzialmente provenienti anch’essi da Israele. Anche in questo caso, gli Stati Uniti si sono sganciati dalle responsabilità, con alcuni funzionari che hanno dichiarato che dietro a quell’operazione c’è il Mossad. Con una nota: l’attacco, dicono al New York Times gli americani, non è collegato alle vicende russe, piuttosto a preoccupazioni di sicurezza di Gerusalemme.

 

Questo ragionamento riguardo alla Russia è collegato alle forniture di armi – soprattutto droni, ma potenzialmente anche missili – che gli iraniani stanno fornendo a Mosca per aiutarla nell’invasione dell’Ucraina. Israele si è già innervosito per questi collegamenti. Che quello iraniano sia uno dei vari fronti della guerra di Vladimir Putin è possibile, anche se non ufficiale. Israele non può fornire armi a Kiev come fa il resto dell’Occidente, perché ha interesse a mantenere con il Cremlino un rapporto collaborativo: i russi controllano i cieli siriani, occupati dalle operazioni di sicurezza nazionale iraniana come quelle di Al Bukamal per esempio. Indispettire Mosca, che ha spesso chiuso un occhio sugli attacchi contro gli iraniani e i proxy in Siria (nonostante siano loro alleati), sarebbe contro gli interessi israeliani.

Tuttavia, è possibile che per essere della partita, il governo Netanyahu ordini certi tipi di attacchi. È un modo per proteggere un doppio interesse, quello proprio e quello dell’allineamento Usa, Ue, Nato. D’altronde, la copertura della guerra russa fornisce un ottimo alibi. Questo genere di attacchi potrebbe non essere troppo apprezzato da alcuni alleati israeliani, per esempio gli europei, se non fosse collegabile alla partita contro Putin. Soprattutto in un momento in cui Israele è sotto particolare attenzione per il ritorno violento della questione palestinese. Non è un caso che dagli Emirati Arabi Uniti si sia alzato un richiamo da parte di Anwar Gargash, super consigliere del presidente Mohammed bin Zayed, che suggerisce di valutare bene gli effetti di azioni come quelle in Iran, perché potrebbero creare destabilizzazione e complicare il rimodellamento di equilibri in corso. Ricordiamo che Emirati e Iran hanno trovato forme di dialogo pragmatico per superare le tensioni storiche.

 




 

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